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Museo Novecento (loggiato)

Il Museo Novecento di Firenze è un'esposizione di opere artistiche dedicate all'arte italiana del XX secolo, ospitata nell'antico Spedale delle Leopoldine in Piazza Santa Maria Novella. Il museo fa parte dei Musei Civici Fiorentini.

Storia modifica

Il luogo nel quale il museo sorge è l'ormai ex ospedale di San Paolo, in seguito conosciuto come Spedale delle Leopoldine a causa della soppressione dell’esercizio ospedaliero da parte del Granduca Pietro Leopoldo nel 1780. Lo spedale, da luogo di riposo e convalescenza per i malati che uscivano dagli ospedali fiorentini quale era diventato, diverrà ben presto sede delle scuole Leopoldine, volute fortemente dal Granduca per estendere l’istruzione anche alle giovani donne fiorentine [1].

Restauro modifica

 
Lunetta in terracotta invetriata con l'incontro fra San Francesco e San Domenico di Andrea della Robbia, 1489

Lo spedale, nato nel 1208, ha subito varie opere di restauro, che vanno dai lavori più antichi rivolti principalmente al loggiato, ai lavori moderni, volti a risanare l’intera struttura, mettendola in sicurezza e riqualificandola grazie all’introduzione di due musei.

 
Opera di misericordia di Andrea della Robbia, Loggia dell'ospedale di San Paolo,

Dopo qualche anno di inattività sull’edificio, nel 1495, viene posizionata una lunetta in terracotta con l’Abbraccio tra San Domenico e S. Francesco di Andrea della Robbia, sotto il portico. Ad indicare l'incontro tra i portavoce di quelle due scuole di pensiero che vigevano al tempo, l’ordine francescano e quello domenicano. Nel 1451, con la nomina di un nuovo Spedalingo, Benino Benini, l’ospedale subisce un’opera di ampliamento. I lavori, come testimoniato due mezze tondi collocati alle estremità della facciata del loggiato, iniziano proprio nel 1451 e concludono nel 1495. Sempre nello stesso anno il loggiato diventerà l’ingresso principale dello spedale. Risalgono invece al 1451- 1459 i lavori di Michelozzo al loggiato: contraddistinto da dieci arcate che poggiano su nove colonne e due pilastri; erroneamente il lavoro di restauro al loggiato è attribuito a Brunelleschi, vista la peculiare somiglianza con la Loggia dell’Ospedale degli Innocenti, dal quale Michelozzo trarrà proprio spunto. Tra il 1489 e il 1496, invece, la loggia viene adornata da nove tondi realizzati sempre da Andrea della Robbia raffiguranti figure di Santi francescani e Opere di Misericordia. Dopo la prima guerra mondiale l’edificio cadrà in declino con il decreto dalla regione Toscana di chiudere le Scuole Leopoldine. Il complesso, oggi di proprietà dell’Amministrazione Comunale, ha subito un processo di riqualifica e di restauro grazie al lavoro dell'Accademia di belle arti di Firenze e dell'ente Banca CR Firenze, che hanno permesso di valorizzare l’edificio mediante l'introduzione, nel 2006, del Museo nazionale Alinari della fotografia, al civico 14 del palazzo, curato dai Fratelli Alinari e, in seguito, nel 2014, proprio del Museo Novecento, al civico 10 di Piazza Santa Maria Novella.

Dati modifica

Secondo quanto emerge da un bilancio dei Musei di Firenze, l'affluenza triennale, dal giugno 2014, mese d'apertura, al dicembre 2016, ultimo censimento annuale, è pari a 121.609 persone [2] Di queste, solo nel 2016, secondo il bilancio del Mus.e, 29.923 visitatori e 8.135 persone partecipanti agli eventi, il 31% in più rispetto al 2015. [3] Il museo, che è stato inaugurato il 24 guigno 2014 [4], in occasione di San Giovanni Battista, patrono di Firenze, si estende su una superficie di 800mq [5] e ha un'altezza di 2 piani, che lo rendono in grado di ospitare 15 spazi espositivi, che vanno dalle controtendenze alla Biennale di Venezia del 1988, fino all'idea di Firenze nel Cinema. [6]

Le opere modifica

Il Museo Novecento, da quando ha iniziato il suo operato, ha ospitato:

  • 36 conferenze
  • 23 proiezioni
  • 15 concerti
  • 13 performance e Eventi
  • 3 mostre
  • 3 giornate di studio
  • 3 percorsi speciali
  • 1 workshop. [3]

Le opere ospitate all'interno del museo sono 200, appartenenti alle collezioni civiche, alle quali vanno sommate le 100 opere offerte dagli artisti, collezionisti e da enti che hanno sostenuto la nascita di questo museo. La nascita del museo è, inoltre, fortemente influenzata dalle parole che Carlo Ludovico Ragghianti, allora professore all'Università di Pisa e direttore di un quotidiano di divulgazione artistica e culturale, di nome SeleArte, professò in seguito all'alluvione di Firenze, nel 1966, attraverso le quali esortava il mondo dell'arte e della cultura ad aiutare la città in un processo di recupero del patrimonio artistico. In questo appello Ragghianti invitava alla creazione di un Museo Internazionale di Arte Contemporanea, non presente in una città dall’alto spessore culturale come Firenze. Le opere raccolte dopo questo appello saranno destinate alla mostra Gli artisti per Firenze del 1967 e, una volta sorto il Museo Novecento, verrà aperta una sezione dedicata proprio al progetto Ragghianti, per ospitare le opere donate [7]. Tra i molti nomi di artisti presenti nelle sale espositive del museo spiccano tra tutti:

La curatrice del museo è Valentina Gensini, mentre, per la parte relativa all'architettura, è grazie al contributo di Avatar Architetture che questo progetto è stato reso possibile [9].

Percorso modifica

Le 15 sale espositive si diramano in un vero e proprio percorso all’interno della storia italiana, dagli anni novanta ai primi del novecento, in una successione di dipinti, sculture, installazioni, collezioni e fotografie, per aprire un varco nella società italiana e in quella fiorentina, con particolari riferimenti alla moda, di cui Pitti ne rappresenta l’emblema, e alla musica, con un richiamo al Maggio Musicale Fiorentino. La prima sala è dedicata a tre artisti fiorentini, Antonio Catelani, Daniela De Lorenzo e Carlo Guaita, che, in un periodo come quello della Biennale di Venezia del 1988, decidono di fare ritorno alla scultura, una scultura rigorosa, geometrica ed essenziale. Le forme risultano ben delineate, semplici, senza artifici, l’arte è riportata a pura essenzialità. La seconda e terza sala sono interamente dedicate alla ‘’’new age’’’ fiorentina, manifesti artistici, presentazione delle più importanti correnti artistiche dell’avanguardia fiorentina, come la ‘’’Galleria Schema’’’, libri, musiche, video ed installazioni, per lasciare che la modernità si intrecci con il loggiato di questo edificio storico.

 
Museo del novecento, chiostro

Il volume della musica si farà sempre più intenso spostandosi alla quarta sala, dove è proprio la musica il soggetto dominante. Sperimentazioni musicali all'avanguardia, conciliazione di immagini e suoni, ricerca di ritmi sempre nuovi, erano anche questo gli anni sessanta e settanta fiorentini. Qui è la modernità a mettersi in gioco, grazie alla creazione di quattro isole di ascolto nelle quali sono presenti una selezione di brani sperimentali e di ricerca di questi anni. Dalla musica ci spostiamo alla pubblicità, grazie alla presenza di illustrazioni di manifesti pubblicitari dell’epoca, e all’architettura radicale, grazie ai progetti dei maggiori esponenti di questa architettura in Italia, ovvero Superstudio, Archizoom Associati, Ufo, Zziggurat e 9999. Dopo l’architettura è la volta del cinema, con un percorso attraverso quello che è stato il cinema sperimentale, radicale, utilizzato da molti artisti toscani per sfuggire alla staticità dell’opera artistica, chiusa e immobile. Dopo il periodo dell'avanguardia, le sale sei e sette sono dedicate, l'una al progetto di Ragghianti e alle rispettive opere ottenute mediante la mostra Gli artisti per Firenze del 1967 e mediante varie donazioni, si ricordino quelle di Corrado Cagli, Mirko Basaldella, Bruno Saetti e Aldo Salvadori, l'altra alla collezzione del pittore Alberto Magnelli, 15 dipinti lasciati al museo come omaggio alla sua città natale, Firenze. Dopodiché sarà proprio questa città il soggetto delle seguenti due sale, con l'omaggio a Pitti, da sempre fiore all'occhiello della città nel campo della moda, mediante un percorso fotografico volto a ripercorrere la storia di questo evento sin dalle origini. Non solo immagini, ma anche video, documentari, per mostrare una delle tappe fondamentali che la moda ha attraversato nel corso del Novecento. Un secondo omaggio è rivolto invece al Maggio Musicale Fiorentino grazie ai disegni e ai figurini di costumi, realizzati dall'artista Giorgio de Chirico. Le ultime sale sono invece dedicate alle collezioni e alle opere donate da artisti o personaggi di grande rilievo, Alberto della Ragione, Aldo Palazzeschi, i due artisti Filippo de Pisis e Ottone Rosai, ed ancora Ardengo Soffici e Oscar Ghiglia (pittore).

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Marco Bini, Daniele Massaria e Sabrina Panetteri, L'Ospedale di S. Paolo a Firenze, tra storia e rilievo, Firenze, Alinea, 2002.

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Collegamenti esterni modifica