Esistono varie forme d’espressione, molti modi in cui si comunica con il mondo e io, quasi inconsapevolmente, ho scelto il mio. Da quando avevo circa cinque anni, scrivere per me è stato sempre estremamente naturale e allo stesso tempo indispensabile. Proprio come respirare.

Mi è capitato spesso, fin da piccola, di sentirmi poco capita, qualche volta anche completamente fraintesa: insomma, alle volte mi sono sentita come un pesce fuor d’acqua, come chi parla un idioma straniero. Perché? Perché sulle cose non voglio correre via, ma voglio soffermarmi, su tutte, con attenzione. Più passa il tempo, più capisco che è bello avere una visione ampia del mondo, voler conoscere e voler imparare, parlare con la gente: è proprio vero che tutti hanno una storia da raccontare.

Sono curiosa del mondo, delle meccaniche che lo muovono, così come di tutte quelle storie che si dipanano lungo – che so? – le autostrade, i percorsi metropolitani, che sorgono e si sviluppano nei piccoli centri o, più semplicemente, nel nostro intimo, dove nessuno può vedere.


Sono diversi gli argomenti da cui mi sono sentita attratta e su cui ho cercato, anche, di scrivere, calandomi nelle varie realtà che giudicavo di volta in volta interessanti, o curiose, o degne di approfondimento; oppure restando in disparte, senza avere la presunzione di dare voce a chi non sa o non può esprimersi, magari perché quanto ha dentro non ha ancora raggiunto un adeguato livello di trasparenza e anche lui ancora lo ignora. Credo che non ci sia un modo ideale di "raccontare", ma che esistano piuttosto molti modi "personali". Infiniti modi personali: io ho voluto creare il mio. Ho voluto soltanto dire ciò che penso e scrivere la vita come io la vedo.

Forse per chiunque scriva, c’è un lettore ideale. Qualcuno che si immagina possa partecipare a quanto si è scritto e magari riviverlo e commuoversi e completarlo dentro di sé. E riguardo al soggetto di questo mio libro, voglio aggiungere che a volte non è facile capire qual è il percorso da seguire, quello che il destino ha scelto per noi. I personaggi che si fanno largo tra le macchie del mio inchiostro interagiscono con la realtà che li circonda: a volte la subiscono, altre volte l’aggrediscono, oppure scendono a patti con essa. La vita – l’importante, come si dice, è vivere... – è proprio questo sovrapporsi di strade possibili. A Mirko Deroi, al mio protagonista, ne tocca una difficile, ma anche catartica, purificante. La sua storia lo rinnova: Mirko non può sapere in anticipo se il suo coraggio e la sua voglia di resistere saranno premiati, ma non ha altra scelta. Poi giunge quasi a toccare la morte con la punta delle dita e il dolore lo trasforma.