Utente:Svecc/Sandbox

Nella valle del torrente Bondione, troviamo uno spazio pianeggiante e ricco di vegetazione come ginepri, rododendri, abeti e faggi.

È un punto di partenza per raggiungere parecchie vette e luoghi orobici come per esempio: il Monte Sasna, il Passo della Manina, il 3 Confini, il Pomnolo e molti altri.


COME RAGGIUNGERLE modifica

Raggiunta la parte alta del paese (1.270mt), si sale in una strada dapprima asfaltata e successivamente sassosa verso un grande pianoro che apre la Valle delle Piane dove scorre il torrente bondione. Sulla destra scendono vallette scoscese e sulla sommità si nota la Cappella della Madonna Pellegrina al Passo della manina. Più oltre, si incontrano alcune baite e nei pressi si trova l'ingresso della vecchia miniera "Livello Lupi", chiusa negli anni '70. A sinistra oltre il fiume, si vedono le stalle del "Tuf" e poco oltre, dopo aver attraversato il fiume, si può raggiungere Il ristoro degli Alpini. I monti Pomnolo e Cimone sovrastano la vallata. Camminando sulla riva destra del fiume e spostandosi oltre l'ingresso delle miniere sino sotto baite del Crostaro, si possono scorgere gli antichi resti di quello che, secondo la tradizione popolare, fu il primo insediamento in zona denominato "Campulì". Ancora più in là, in località "Früsnü" al termine della Piana, il fiume forma una cascata con piccoli laghetti. Sono sconsigliate da visitare durante l'inverno a causa delle possibili valanghe e slavine che possono staccarsi dagli svariati canali presenti sulle montagne circostanti.


Con bella vista sul gruppo del Diavolo di Tenda e i massicci del’ Giganti Coca e Redorta saliamo l'ampio prato per poi rimontare con una serie di svolte il ripido versante boschivo, che si apre successivamente nel pascolo piegando a sinistra alla Baita Asta Bassa (1.427 m) per poi continuare alle sue spalle con un traverso che ci riporta nel bosco.

Dopo un tratto più ripido passiamo ad un dolce costolone cespugliato (spartiacque tra i bacini della Valletera e del Canale dell'Asta).

Lungo la salita alcune radure ci consentono di occhieggiare al sottostante borgo di Lizzola, letteralmente sospeso sopra il gradino morfologico che origina le cascate del Torrente Bondione.

Immerso tra ontani, sorbi e aceri di monte, il sentiero sale deciso lungo la displuviale offrendo visioni contrastanti: da una parte i bucolici paesaggi della Val Bondione e dall'altra quelli fortemente rimaneggiati della Val Grande, lungo cui si dispiegano le strutture della locale stazione sciistica.

Piegando gradualmente a sinistra lasciamo il crinale per raggiungere quello che a quote maggiori divide la Val Seriana dalla Val di Scalve, quasi in corrispondenza del Passo della Manina (1.798 m).

Qui si incrocia il "Sentiero delle Orobie" (segnavia 304-401), lungo cui verso destra si giunge in breve alla Chiesetta della Manina (1.821 m), posta su un panoramico poggio naturale.

Oltre che sulle già note vette del ‘Tetto delle Orobie’ (Redorta, Coca, Diavolo di Malgina,…) e del vicino gruppo del Vigna Soliva, la vista ora spazia sui massicci calcarei del Pizzo Camino e della vicina Presolana, che con i loro frastagliati profili contornano il bacino scalvino.

Il piccolo edificio religioso, dedicato alla Madonna Pellegrina (con due croci e due altari, rivolti rispettivamente a Lizzola-Valbondione e Vilminore di Scalve), sorge sopra l'omonimo complesso minerario, che fu attivo sino all'inizio degli Anni Settanta del Novecento e che pare abbia le sue origini addirittura in epoca romana.

L'estrazione dei minerali ferrosi, della siderite, avveniva sia lungo il versante seriano che lungo quello scalvino della montagna, rispettivamente denominati Flesio e Blesio, attraverso un vasto e articolato sistema di cunicoli, gallerie e pozzi che oggi è in parte riutilizzato a fini turistici. Dell'antica attività che per secoli fu un'importante risorsa per le popolazioni locali rimangono tutt'oggi sul terreno numerose tracce, di cui il villaggio minerario posto poco sotto il valico, sul lato scalvino, è una delle più evidenti.

Dalla chiesetta della Manina proseguiamo lungo la linea di cresta che, separando i bacini di Val Bondione e delle terre d'Oltrepovo, culmina verso Nord-Est con la vetta del Pizzo Tre Confini.

Per facile sentiero non segnalato giungiamo in corrispondenza di una profonda spaccatura, originatasi probabilmente dal crollo delle gallerie minerarie, che superiamo scendendo brevemente a destra per poi recuperare lo spartiacque in corrispondenza di un colletto.

Durante tutto il percorso di salita e discesa, possiamo godere dello spettacolo di estese fioriture di rododendri, anemoni narcissini, pulsatilla alpina.

Dopo una breve digressione sul lato seriano, tra cespugli di rododendro in piena fioritura e ontano verde, riprendiamo la dolce displuviale nei pressi di una pozza per l'abbeverata per poi proseguire godendo di belle vedute sulla Val di Scalve e sulla cresta orobica sino a raggiungere le croci dell'anticima (m 2.205) e della cima di Monte Sasna (2.229).