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Il cortile principale di Palazzo Ghazaleh

Palazzo Ghazaleh ad Aleppo

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Palazzo Ghazaleh (Beit Ġazaleh; in arabo: غزالة) è una delle più importanti e meglio conservate dimore aleppine di epoca ottomana. Prende il suo nome dalla Famiglia Ghazaleh[1] che ha posseduto la casa per circa due secoli.[2] Nel 1914 divenne una scuola pubblica[3] ed è stata recentemente restaurata per ospitare il Museo della Memoria della città di Aleppo. Palazzo Ghazaleh è situato nel quartiere storico di Jdeide.[4]

Storia: l'origine di Palazzo Ghazaleh

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Maison Ghazaleh, fenêtre ouvragée

Il palazzo si trova ai limiti occidentali di un grande quartiere, abitato da una popolazione multietnica e multi confessionale, che si è sviluppato a Nord della Città Vecchia di Aleppo fin dall'epoca Mamelucca. Questo settore divenne il Quartiere Cristiano di Jdeide, cresciuto organicamente intorno alle sue numerose chiese, dove vivevano i notabili delle comunità cristiane della città e in particolare gli Armeni, specializzati nel commercio con l'India e la Persia.

Palazzo Ghazaleh fu costruito davanti a due vasti Waqf musulmani — creati nel 1583-90 e nel 1653 — con i quali forma il centro monumentale di un vivace quartiere dove risiedono sia musulmani sia cristiani. Unico per la qualità delle decorazioni e per le sue dimensioni imponenti, Palazzo Ghazaleh testimonia della ricchezza e del potere raggiunto dalla comunità cristiana aleppina nel 17esimo secolo. I suoi famosi pannelli lignei, dipinti da artisti locali, non comportano raffigurazioni umane e presentano numerose iscrizioni con passaggi di Salmi biblici, poemi mistici[5] e massime popolari. La molteplicità dei riferimenti culturali sottolinea l'eclettismo e la ricca cultura araba propri delle élites urbane di Aleppo.

Studi recenti e progetti di restauro

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I sei cortili di Palazzo Ghazaleh (RC Heritage)

Dal 2007 al 2011, la Direzione siriana delle Antichità e dei Musei ha compiuto importanti lavori di restauro nell'ambito della trasformazione di Palazzo Ghazaleh in Museo della Memoria della Città di Aleppo. I restauri hanno anche comportato il rinnovo di parte dei pannelli decorativi, parzialmente ridipinti da artigiani damasceni.

Nello stesso tempo alcuni discendenti della Famiglia Ghazaleh hanno finanziato uno studio scientifico del Palazzo iniziato nel 2010, che comprende un'analisi storica del quartiere e della casa, un'analisi stilistica degli elementi decorativi e un dettagliato rilievo architettonico.[6] Questa ricerca ha permesso di stabilire una cronologia precisa dell'evoluzione del Palazzo dalla sua costruzione ad oggi.

Fonti e letture complementari

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  • Sauvaget Jean 1941, Alep. essai sur le développement d'une grande ville syrienne, des origines au milieu du XIXe siècle. Paris, Librairie orientaliste Paul Geuthner, texte et album.
  • David Jean-Claude 1982, Le waqf d'Ipchir Pacha à Alep (1063/1653), étude d'urbanisme historique. IFPO Damas, collection PIFD.
  • Collectif 1989, L’habitat traditionnel dans les pays musulmans autour de la Méditerranée, I. L’héritage architectural : formes et fonctions, IFAO, Le Caire.
  • Al-Homsi Fayez. Old Aleppo, 127-128, Damascus: Ministry of Culture and National Heritage Publishing, 1983.
  • Julia Gonnella (1996) Ein christlich-orientalisches Wohnhaus des 17. Jahrhunderts aus Aleppo (Syrien). Das 'Aleppo-Zimmer' im Museum für Islamische Kunst, Staatliche Museen zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz. Mainz: P. von Zabern, pp.76.
  • Palais et demeures d'Orient - XVIe-XIXe siècle, David Jean-Claude, Degeorge Gérard, Actes Sud / Imprimerie Nationale, 09/2009; Alep, David Jean-Claude, Degeorge Gérard, Flammarion, 2002
  • Archivi fotografici: Aga Khan Trust for Culture and the Aga Khan Documentation Center at MIT, Bayt Ghazala ; MIT Libraries, Ghazale House ; Aga Khan Visual Archive, Ghazala House ; Fotografie da Brandhorst & Bremer, 2001.

Note e Riferimenti

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  1. ^ Diverse traslitterazioni del nome sono utilizzate dai vari rami genealogici della famiglia: Gazalé, Gazaleh, Gazale, Ghazaleh.
  2. ^ Le parti più antiche della casa hanno più di 350 anni.
  3. ^ Fu prima sede di una Scuola tedesca e poi di una Scuola armena (Haigazian Varjaran).
  4. ^ Esistono diverse traslitterazioni: il quartiere è citato come Al-Jdaydeh, Al-Jdeideh, Al-Judayde, Al-Jdeidé, Al-Judayda (dall'Arabo جديدة.)
  5. ^ I loro autori erano sia Cristiani sia Musulmani
  6. ^ Levantine Heritage: Beit Ghazaleh Project Summary http://levantineheritage.com/pdf/Beit_Ghazaleh_project_summary.pdf

Galleria

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