Lo stile visivo del film noir

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Alcuni critici percepiscono il segno distintivo del noir classico come uno stile visivo distintivo. Altri, osservando che esiste effettivamente una notevole varietà stilistica nella storia del noir, sottolineano invece la trama e il tipo di carattere, umore. Nessuna indagine sulle caratteristiche identificative del noir classico (e ancora di più del neo-noir) può quindi essere considerata definitiva. Possiamo tuttavia distinguere evidenti tratti distintivi di questo stile.

In genere lo stile visivo dei film noir enfatizza i temi e l’umore pessimistici delle loro storie. Molti dispositivi vengono utilizzati in questi film, ad esempio:

  • un uso di particolari inquadrature come inquadrature grandangolari, ad angolo olandese, inquadrature speculari, stilizzate (frequente è la composizione dell’inquadratura basandosi sulle linee verticali), sbilanciate o distorte. Tutti dispositivi che possono suggerire il tipico senso di disorientamento o intrappolamento ad esempio.
  • nell’illuminazione fondamentale è la tecnica del chiaroscuro. Possono trovasi inoltre illuminazioni laterali per riflettere l’ambivalenza dei personaggi o un’illuminazione dal basso che produce ombre proiettate verso l'alto, associate all’innaturale e all’inquietante.
  • forte presenza delle ombre delle tende veneziane o delle balaustre gettate su un attore, un muro o sull’intero set.
  • una grande presenza di narrazione fuori campo, a volte usata come dispositivo di strutturazione. Tipico è anche l’utilizzo della voce fuori campo.
  • la presenza di elementi onirici/surreali. Ad esempio, Secondo J. David Slocum, "i protagonisti assumono l'identità letterale di uomini morti in quasi il quindici per cento di tutto il noir" [1]. Secondo Borde e Chaumeton, due tra i più importanti critici del noir, autori della fondamentale opera Panorama du film noir américain (1941-1953), il noir incarna essenzialmente un cinema allucinato, ambiguo e onirico [2]. Tuttavia ci sono anche critici includono nel noir anche film particolarmente realistici. Schrader, altro critico fondamentale per il noir, parla ad esempio del ‘periodo realista del dopoguerra’ nella sua periodizzazione de noir[3].
  • Nell'immaginario popolare (e, abbastanza spesso, critico), nel noir è sempre notte e piove sempre[4]. Una tendenza sostanziale all'interno del noir degli ultimi giorni - soprannominato "film soleil" dal critico DK Holm - va esattamente nella direzione opposta, con storie di inganno, seduzione e corruzione che sfruttano brucianti ambienti luminosi e soleggiati, stereotipicamente il deserto o l'acqua aperta. I momenti climax di un numero considerevole di film noir si svolgono in ambienti visivamente complessi, spesso industriali, come raffinerie, fabbriche, cantieri ferroviari, centrali elettriche (centrale è la presenza della città, dato anche il carattere sociale delle narrazioni noir. I film della grande époque noir riflettevano le tensioni culturali derivanti dalla seconda guerra mondiale, ma anche l’interesse psicologico americano, come evidente negli aspetti di realismo sociale di alcuni noir). Come nota B. K. Grant: “L'iconografia del film noir include pozzanghere, acqua piovana, specchi, finestre e luci al neon lampeggianti, che riflettono l'oscurità delle anime nella giungla di asfalto. Come osserva Paul Schrader, la fotografia di location di molti noir sembrerebbe antitetica alla stilizzazione del noir, ma ‘i migliori tecnici noir hanno semplicemente trasformato il mondo in un palcoscenico, dirigendo l'illuminazione innaturale ed espressionistica su ambienti realistici’”[5]. L’ambientazione è spesso anche caratterizzata in direzione della malinconia e del perturbante freudiano[6].

Il richiamo all'Espressionismo e al realismo poetico francese

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Il noir si presenta fin dalla sua nascita come un genere molto originale. All’epoca dominavano i western, i musical, mentre questo, anche intorno agli anni 60, ricorderà gli anni del bianco e nero, come spiegato da McDonnel e Mayer[7]. In particolare prendeva molto dall’espressionismo e dal realismo poetico francese. Foster Hirsch, in The Dark Side of the Screen, scrive: ‘nel film Noir, l'espressionismo era uno stile angolare, allucinatorio, violentemente emotivo, che cercava immagini di caos e disperazione, e che sembrava celebrare lo stile dell'artista instabile’[8]. L’espressionismo prevedeva tecniche associate al film noir come ‘una fotocamera particolarmente mobile, spesso utilizzata per trasmettere un'aria di soggettività; una pletora di colpi stranamente angolati; enfasi sull'illuminazione chiaroscurale con spigoli di luce; e un uso atmosferico di labirinti oscuri, fari dei veicoli e una patina di nebbia o foschia’[9]. Come indicano Mayer e McDonnel possiamo notarlo nelle inquadrature che mettevano in scena il pessimismo che circondano i personaggi: il loro narcisismo, duplicità, senso di intrappolamento[7]. Anche il montaggio, spesso non lineare, è un elemento molto usato per raggiungere questi significati nei film noir, come sottolineano Stewart e Biesen in Psychology in American Film Noir and Hitchcock's Gothic Thrillers[10].

Sono tutti elementi fondamentali, che diventano parte integrante della narrazione e non solo un ornamento. Alcuni studiosi comunque criticano semplicistiche parentele tra noir e espressionismo.

Il legame con la Hollywood dell'epoca

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C’è evidente contrasto tra il noir e la tradizione domestica di Hollywood dell’epoca: questa per esempio predilige un mix equilibrato di illuminazione e un focus superficiale, contro l’illuminazione sbilanciata con focus profondo del noir[11]. La visione pessimistica e la stilizzazione espressionista noir costituivano una notevole divergenza dal tradizionale ottimismo e dall’abbondanza di Hollywood come nota Grant in The Case of Film Noir[5]. Ma come osservano Mayer e McDonnel si possono trovare anche delle influenze. Sicuramente una certa continuità di stile visivo con l’horror degli anni '30 ed aspetti dello stile house. Inoltre godevano di grande stima nell ambiente opere hollywodiane come Quarto potere, una “‘sorta di "libro di testo’ creativo per molti registi e direttori della fotografia grazie al suo uso innovativo di angoli insoliti, inquadrature idiosincratiche, illuminazione ad alto contrasto, brillante messa in scena, movimento della telecamera elaborato, durata prolungata delle riprese, effetti ottici ingegnosi e montaggio associativo”.[12].

  1. ^ J. David Slocum, Violence and American Cinema, Routledge, 200, p. 160.
  2. ^ Leonardo Gandini,Il film noir american, Torino, Lindau, 2019, p.14.
  3. ^ Leonardo Gandin, op. cit., p. 16.
  4. ^ Mark Bould, Film Noir: From Berlin to Sin City, Wallflower Press, 2005, p. 18.
  5. ^ a b Barry Keith Grant, Film Genre: From Iconography to Ideology, Wallflower Press, 2007.
  6. ^ Sue Turnbull, Kim Toft Hansen, Jeffery D. Long, European Television Crime Drama and Beyond, Palgrave Macmillan, 2018, p.74.
  7. ^ a b Geoff Mayer, Brian McDonnell, Encyclopedia of Film Noir, Greenwood, 2007, p.70.
  8. ^ Foster Hirsh, The Dark Side of the Screen, Da Capo Press, 2008, p.54.
  9. ^ McDonnel, Mayer, op. cit. p.72.
  10. ^ Garrett Stewart, Sheri Chinen Biesen, Psychology in American Film Noir and Hitchcock's Gothic Thrillers, Americana: The Journal of American Popular Culture, Vol.13, Issue 1, 2014.
  11. ^ McDonnel, Mayer, op. cit., pp. 73-74
  12. ^ McDonnel, Mayer, op. cit., p. 73