link a sandbox.

­Il film è stato interpretato dalla critica secondo diverse chiavi di lettura, incluse quella teologica. Secondo Mary Ann Beavis, ad esempio, il film sarebbe considerabile "un morality play - un dramma allegorico in cui le virtù personificate, i vizi e altre astrazioni sono personaggi. [...] temi e valori biblici informano un film apparentemente secolare come Fargo in modi più sottili, ma forse più profondi, di quanto appaiono nei film del genere epico biblico".[1] I criminali Showalter, Grimsrud e Lundegaard personificherebbero almeno sei dei sette peccati capitali. Al contrario, la protagonista Margie Gunderson, rappresenterebbe la maggior parte delle sette virtù morali: "le virtù dell'amore, della gentilezza e della generosità si giocano nell'intima relazione di Marge con il coniuge e nell'attesa amorevole della coppia per la nascita del figlio".[2] Nello specifico, Margie rappresenta la Legge (Torah), tema centrale della Bibbia ebraica. Nella teologia della Torah, la legge non è soltanto un insieme di regole, ma un vero e proprio stile di vita prescritto da Dio. L’uomo deve seguirlo o ne deriverà un disastro, per il singolo e per la comunità.[3] Marge applica ‘la legge di Dio, basata sulla Bibbia. Marge non è solo un competente capo della polizia, ma ha un'acuta mente forense. La sua analisi della scena del crimine del triplice omicidio è rapida e incisiva, è una detective di talento e un'interrogatrice efficace e perspicace. Insegue e arresta il criminale violento Grimsrud senza mostrare spavalderia e utilizzo il minimo di violenza’.[4] Legato alla Torah è il tema della saggezza divina, che si può identificare proprio in Margie. Nell’Antico Testamenta, infatti, la saggezza divina viene personificata nella figura di una donna, primogenita di Dio, predicatrice e insegnante di saggezza: "la tradizione della saggezza riconosce anche che ci sono ingiustizie nell'esistenza umana che vanno oltre l'intelletto umano. […] Come Giobbe, Margie ammette che le sorgenti del male sono in definitiva misteriose e inspiegabili dalla ragione umana e dalla decenza quotidiana".[5]

J. Madison Davis legge invece Fargo in relazione al cinema dei fratelli Coen in generale. Come spesso accade negli altri film dei due registi-sceneggiatori, i protagonisti di Fargo'' sono "adorabili idioti che si ritrovano coinvolti in varie imprese criminali. Come la maggior parte degli eroi noir, essi non hanno modo di sfuggire al loro destino, ma la loro ingiustificata fede nella propria intelligenza erode le implicazioni tragiche solitamente al centro delle narrazioni noir. Il pubblico può permettersi di ridere di questi personaggi, evitando forse così di pensare come tutti noi siamo soggetti a simili debolezze e sfortune".[6] Secondo Davis, il caso di Fargo mostra inoltre come l’umorismo dei Coen sarebbe sia particolarmente adatto al genere dei caper movies, tradizionalmente incentrato su figure di personaggi socialmente marginali che cercano il proprio riscatto sociale attraverso l'esecuzione di elaborati piani di rapina.[6]

Note modifica

  1. ^ M. Beavis, “Fargo: A Biblical Morality Play, in Sociology Journal of Religion and Film, Vol. 4, N. 3, 2016, p.2.
  2. ^ M. Beavis, op. cit., p.3.
  3. ^ M. Beavis, op. cit., p.4.
  4. ^ M. Beavis, op. cit., p. 5.
  5. ^ M. Beavis, op. cit., p.7.
  6. ^ a b J. Madison Davis, "The Idiotically Criminal Universe of the Brothers Coen Author(s)", in World Literature Today, Vol. 89, N. 1, 2015, pp. 14-16.