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Il castello di Cozzo è uno dei monumenti di interesse del comune di Cozzo (in dialetto lomellino Cos) in provincia di Pavia. É uno dei tanti castelli presenti in Lomellina. Dal 1465 è di proprietà della famiglia Gallarati (dal 1729 Gallarati Scotti).

Le prime fortificazioni a Cozzo risalgono probabilmente all'epoca tardoantica o altomedievale. Probabilmente si sviluppò come struttura fortificata come il castello di Lomello. [1]

Nel XI secolo il territorio di Cozzo venne affidato ad Aimone di Vercelli e a questo periodo, o al XII secolo si data la prima costruzione del castello.

Nel 1214 i milanesi espugnarono il castello estendendo il dominio sulla Lomellina. Cozzo passò sotto il controllo dei conti di Langosco, vassalli dell'impero, che cedettero il castello ai Confalonieri, che lo vendettero ai Caccia di Novara.

Nel 1465, Tomaso Caccia di Novara vendette a Pietro Gallarati (fidato consigliere di Francesco Sforza e poi di suo figlio Galeazzo Maria Sforza) i diritti sul feudo e diverse proprietà del territorio di Cozzo per 15 mila fiorini. Oltre al castello vennero venduti anche gli edifici di servizio, campi coltivati, vigne, orti, prati, pascoli, boschi, stagni e terreni liscati (con la tendenza a impaludarsi).

Con certezza sappiamo che il castello nel 1499 accolse il re di Francia Luigi XII nel corso delle Guerre d'Italia. La moglie di Pietro Gallarati, Maria Roero, grazie ai contatti del fratello (ambasciatore presso la corte francese) riuscì a salvare la famiglia Gallarati riuscendo a mantenere i titoli e facendo nominare il marito senatore di Luigi XII. Alla morte di Pietro Gallarati, il re garantì i privilegi del feudo di Cozzo agli eredi con una lettera.

Descrizione

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La struttura del castello

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Pietro Gallarati in collaborazione con l'ingegnere ducale di Bianca Maria Visconti, Benedetto Ferrini ricostruì il castello adattandolo secondo le mode dell'epoca.

Il castello è un edificio a pianta quadrata che si sviluppa in altezza. La merlatura a coda di rondine indica l'appartenenza allo schieramento dei ghibellini. Nell'angolo sud-est sorge una torre angolare caratterizzata da una decorazione a dente di sega tipica dell'età viscontea.

All'ingresso vi è lo stemma della famiglia Gallarati diviso in quattro parti: in alto a sinistra e in basso a destra vi è rappresentata l'aquila incoronata su smalto d'oro, in alto a destra e in basso a sinistra vi sono due tralci di vite che si intersecano su smalto azzurro.

Il castello è circondato da un fossato che venne scavato nel 1475 con l'autorizzazione del duca Galeazzo Maria Sforza. Attraverso un ponte si accede al ricetto, un piccolo cortile interno dotato di un pozzo, dove la popolazione del contado poteva trovare rifugio in caso di minaccia. [1] All'interno del ricetto si trovavano i granai, i fienili, la cantina, il pozzo, l'officina del fabbro, il tornio.

Al castello si collegava un'ampia corte, chiusa da mura ma esterna al fossato, intorno a cui si disponevano le stalle (una per i bovini, una per i cavalli e una per le bestie da soma). Dalla corte c'era un collegamento diretto con i campi coltivati, frutteti e la vigna.

Le decorazioni del castello

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Il castello presenta diverse decorazioni nelle pareti dell'ingresso e del porticato interno. Sono dipinti una serie di affreschi monocromi con stemmi, fregi vegetali e grottesche. Nelle volte sono raffigurati dei graticci di vite ricchi di grappoli. La vite con il grappolo appartiene allo stemma della famiglia Gallarati fin dalle origini. Questo perché erano conosciuti come maestri vignaioli dalla loro area di provenienza (Gallarate).

Una delle decorazioni più importanti del castello è l'affresco che ritrae l'incontro avvenuto nel 1499 tra il re di Francia Luigi XII e la famiglia Gallarati. Questo affresco mostra a sinistra il sovrano francese Luigi XII, con la propria delegazione in cui sono riconoscibili i cardinali Giorgio D'Amboise, Giuliano della Rovere e Cesare Borgia accompagnati dagli alabardieri; sulla destra, Maria Roero, moglie di Pietro Gallarati, accoglie il re precedendo il marito con un seguito di dame e cavalieri. Lo sfondo dell'affresco è costituito da tralci di vite e grappoli. [1]

Originariamente, l'affresco dell'incontro con Luigi XII era collocato sulle pareti del corridoio esterno. Nel corso del restauro avvenuto nel 1947, Tommaso Gallarati Scotti, ha deciso di trasportare l'affresco all'interno della sala principale del castello. [1]

  1. ^ a b c d Di Bari R., Castelli in Lomellina, Milano, Rotary Club, 1988.