Vert-Vert

poemetto francese

Vert-Vert, titolo completo Vert-Vert ou les Voyages du perroquet de la Visitation de Nevers, è un poemetto in lingua francese composto da Jean-Baptiste Gresset nel 1734, incentrato su un pappagallo verde di Nevers, che dà il nome all'opera.

Vert-Vert
Titolo originaleVert-Vert ou les Voyages du perroquet de la Visitation de Nevers
AutoreJean-Baptiste-Louis Gresset
1ª ed. originale1734
Generepoesia
Sottogenerepoemetto
Lingua originalefrancese

Il Vert-Vert, strutturato su quattro canti in decasillabi, fu presentato nella sua prima edizione del 1734 come un "poema eroicomico". Nonostante la trama piuttosto semplice e una certa monotonia ritmica, l'opera riscosse successo ed è ancora oggi molto popolare in Francia.

Trama modifica

Questo poemetto narra la divertente storia di un verde pappagallo cresciuto in un convento femminile di Nevers. Le suore gli danno il nome di Vert-Vert (ovvero "Verde-Verde") in ragione del suo colore ed esso si guadagna la loro stima perché ascoltando le preghiere impara a esprimersi in un linguaggio realmente cristiano. Dopo qualche tempo si dispone di trasferire Vert-Vert in un convento dello stesso ordine religioso a Nantes e l'incarico viene affidato a un barcaiolo della Loira. Nel tragitto, però, a contatto con l'uomo il pennuto assimila un lessico volgare, col quale spaventerà le suore di Nantes una volta giunto a destinazione. Le religiose della città bretone finiscono per rispedire a Nevers il pappagallo, che in seguito morirà per un'indigestione.

Fortuna dell'opera modifica

Giacomo Leopardi mostra di conoscere il poemetto nella Proposta di premi fatta dall'Accademia dei Sillografi, una delle sue Operette Morali: "E se il pappagallo di Nevers, con tutto che fosse una bestiolina, sapeva rispondere e favellare a proposito, quanto maggiormente è da credere che possa fare questi medesimi effetti una macchina immaginata dalla mente dell’uomo e construtta dalle sue mani; la quale già non debbe essere così linguacciuta come il pappagallo di Nevers ed altri simili che si veggono e odono tutto giorno, né come la testa fatta da Alberto magno, non le convenendo infastidire l’amico a muoverlo".

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