Villa il Cerretino

edificio storico di Impruneta, Italia

La Villa il Cerretino si trova in Via di Colline nel Comune di Impruneta.

Villa Il Cerretino

Storia e descrizione modifica

Le origini della Villa Il Cerretino (già il Cerreto) risalgono al tredicesimo secolo quando venne costruita sui resti di un antico fortilizio sul crinale prospiciente il Castello di Montauto (secolo X) al confine tra l’antico popolo di S. Maria a Montauto e quello di S. Lorenzo a Colline. Tuttora oggi mantiene la struttura a casa-torre tipica di quel periodo. Giacomino di Guccio la cedette a Poggio Bracciolini nel 1453. Questi, letterato e famoso umanista di Terranova si fece strada nella cancelleria papale fino a raggiungere, circa nel 1410, la carica di secretarius domesticus, ossia segretario personale, dell'antipapa Giovanni XXIII, eletto al Concilio di Pisa. Fu poi segretario anche dei successori Eugenio IV e Niccolò V, fino al 1453; acquistò la Villa al suo rientro a Firenze presso i Medici dove dedicò gli ultimi suoi anni alla scrittura della storia di questa città e dove morì il 30 ottobre 1459. Dopo la sua morte, il figlio Filippo Bracciolini la cedette nel 1498 a Lorenzo Ciaini di Montauto, allora proprietario del Castello e dei possedimenti circostanti. I Ciaini erano una famiglia originaria di questi luoghi che aveva accumulato grandi ricchezze nel commercio. Essi dettero prova di magnificenza e di amore per le arti edificando a Firenze un sontuoso palazzo in Via de’ Servi, valendosi dell’opera di Giuliano figlio di Baccio d'Agnolo uno dei più valenti architetti del tempo. Lo splendore di questa famiglia fu però di breve durata, perché nel 1572 fu coinvolta in un fallimento perdendo tutte le fortune accumulate insieme al palazzo di Via de’ Servi ed Il Castello di Montauto.

La Villa Il Cerretino passò poi a Giovanni di Francesco Dini e nei primi anni del secolo successivo passò a Gio. Maria Lori o Dori. Nel 1559 fu acquistata dalla famiglia Nacci o Di Naccio. Pervenne poi, nel 1570, a Tommaso di Domenico Pitti che la ingrandì e le detto l’aspetto attuale. Sua Figlia Benedetta di Tommaso Pitti la portò in dote a Giulio dello Scappella, che la vendette a Francesco Papi nel 1607 che a sua volta la vendé a Girolamo Casini nel 1614. Nel 1625 passò poi a Paolo Grazzi, nel 1635 a Pasquino Franchi, nel 1652 ad Alessandro Lapi; poi tornò ai Franchi che la rivenderono nel 1654 a Gio. Batta Gualberti. Nel 1682 Lorenzo Sequi la rivendé a Ottaviano Giorgi. Successivamente passò ai Cianfogni nel 1725 e quindi ai Ceccherelli. Nella seconda metà dell'Ottocento i nuovi proprietari Maracchi provvidero ad un ingente restauro. Probabilmente risale a quest'epoca il rifacimento di alcuni pavimenti mentre le decorazioni dei soffitti a cassettoni con colori tenui e motivi floreali risalgono alla fine del settecento. La Villa conserva l’aspetto cinquecentesco che le conferiscono la loggia sotto il tetto, l’arco d’accesso alla corte decorato con bozze in pietra e lo stemma in pietra serena della famiglia Pitti sulla facciata. Sono tuttora visibili alcuni frammenti di affreschi cinquecenteschi nel sala al piano terra.

Bibliografia modifica

  • Guido Carocci, I dintorni di Firenze, volume II: Sulla sinistra dell'Arno, Firenze, Galletti e Cocci, 1907, p. 174-175.
  • Emilio Bigi, «BRACCIOLINI, Poggio (Poggius, Poggius Florentinus)», in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 13, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971.

Voci correlate modifica