Eparchia di Salmas

L'eparchia di Salmas (o Shahpour) dei Caldei (in latino Eparchia Salmasiensis) è una sede della Chiesa cattolica caldea in Iran suffraganea dell'arcieparchia di Urmia. La sede è vacante.

Eparchia di Salmas
Eparchia Salmasiensis
Chiesa caldea
Suffraganea dell'arcieparchia di Urmia
 
Sede vacante
Amministratore apostolicoImad Khoshaba Gargees[1]
Eparchi emeritiarcieparca Thomas Meram
 
StatoIran
 
Erezione1709
Ritocaldeo
CattedraleSan Yaghou
IndirizzoKhalifagari Kaldani Katholiq, Urmia 57135, Iran
Dati dall'Annuario pontificio 2005 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Iran
L'eparca Pierre Aziz (1910-1924).

Territorio modifica

L'eparchia comprende la città di Salmas, nel nord dell'Iran, dove si trova la cattedrale di San Giorgio (Yaghou).

Storia modifica

Benché una comunità di cristiani nestoriani sia attestata a Salmas fin dal VII secolo, non sono noti vescovi fino a Joseph, menzionato nel 1281.

In uno scritto del patriarca cattolico Abdisho IV Maron († 1570), Salmas è menzionata come sede metropolitana con tre suffraganee: Baumar, Sciabathan e Vastham, località di incerta identificazione.

Salmas passò sotto l'influenza del cattolicesimo verso la fine del Cinquecento, quando divenne sede dei patriarchi cattolici della linea dei Simoniti, che risiedevano nel vicino monastero di Khosrowa. Secondo lo storico caldeo Joseph Tfindkji la serie episcopale cattolica si è interrotta tra il 1640 ed il 1709, in concomitanza con il ritorno al nestorianesimo dei patriarchi Simoniti.

Ancora Tfinkdji afferma che i nestoriani di Persia scrissero al patriarca Yosep II Bet Ma'aruf nel 1709 per assicurargli la loro adesione alla fede cattolica assieme al loro vescovo Ishoʿyahb I. Tuttavia lo sforzo maggiore per condurre la comunità nestoriana di Salmas alla comunione con la Santa Sede avvenne durante l'episcopato di Ishoʿyahb Shemʿon, deceduto il 10 aprile 1789, come recita la lapide nel cimitero di Khosrowa.

A causa del diminuito numero di cattolici, che all'inizio del XX secolo ammontavano a oltre 10.000 fedeli, dal 1930 la sede è unita in persona episcopi all'arcieparchia di Urmia.

Cronotassi dei vescovi modifica

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

  • Giuseppe † (1560 - 1592)[2]
  • Eusebio o Giuseppe † (1592 - 1608 ?)[2][3]
  • Abdisho (Ebed Jesu) † (1608 - 1643 deceduto)[2][4]
    • Sede vacante (circa 1643-1709)
  • Ishoʿyahb (Jesu Yab) † (1709 - 1752 deceduto)[2][5]
  • Ishoʿyahb Shemʿon (Simone Jesu Yab) † (1777 - 10 aprile 1789 deceduto)[6]
    • Sede vacante (1789-1795)
  • Ishoʿyahb Yohannan Gabriel (Jesu Yab Giovanni Guriel) † (8 novembre 1795 consacrato - 15 luglio 1833 deceduto)[7]
  • Ishoʿyahb Melchisedec (Melchisedech Jesu Yab) † (1833 - 1842 deceduto)[8]
  • Giwargis Augustine Barshina † (11 luglio 1848 - 1889 deceduto)
    • Sede vacante (1889-1894)
  • Isaac Jesu-Yab Khoudabache (Koudabache) † (1º ottobre 1894 - 1908 dimesso)[9]
  • Pierre Aziz Ho † (25 gennaio 1910 - 16 gennaio 1924 dimesso)[10]
    • Sede vacante (1924-1930)
  • Isaac Jesu-Yab Khoudabache (Koudabache) † (6 ottobre 1930 - 8 agosto 1939 deceduto) (per la seconda volta)
  • Abel Zayia (Zaya) † (6 dicembre 1939 - 18 marzo 1951 deceduto)
  • Zaya Dachtou † (14 luglio 1951 - 15 agosto 1972 deceduto)
  • Samuel Chauriz † (1º maggio 1974 - 14 giugno 1981 deceduto)
    • Sede vacante (1981-1983)
  • Thomas Meram (30 novembre 1983 - 6 gennaio 2024 ritirato)

Statistiche modifica

L'eparchia nel 1913 contava 10.460 battezzati. Per le statistiche più recenti, i dati di quest'eparchia sono computati in quelli dell'arcieparchia di Urmia.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1896[11] 10.000 ? ? 10 1.000 23
1913[12] 10.460 ? ? 24 435 12

Note modifica

  1. ^ a b Arcieparca di Teheran.
  2. ^ a b c d Cronologia e nomi dei vescovi riportati da J. Tfinkdji, L'Eglise chaldéenne autrefois et aujourd'hui, p. 513.
  3. ^ Secondo Wilmshurst (The ecclesiastical organisation of the Church of the East, p. 315), un vescovo di nome Giuseppe è documentato solo nel 1580 e nel 1607 (o 1606 per Tfinkdji) e potrebbe trattarsi dello stesso personaggio. Tfinkdji distingue invece due vescovi.
  4. ^ Wilmshurst (The ecclesiastical organisation of the Church of the East, p. 315), documenta l'esistenza di un vescovo di nome Isho'yahb, dipendente dal patriarca cattolico Shimun X, menzionato in due rapporti del 1610 e del 1614 come arcivescovo di Persia; si tratterebbe, secondo l'autore, di un vescovo di Salmas e non di Urmia. Lo stesso Wilmshurst ritiene che l'Abdisho citato da Tfinkdji era un vescovo acattolico, dipendente dal patriarca nestoriano Elia VIII.
  5. ^ Nella cronotassi di Wilmshurst (The ecclesiastical organisation of the Church of the East, p. 316), un vescovo di nome Ishoʿyahb è documentato in due occasioni, nel 1709 e nel 1751; potrebbe trattarsi dello stesso personaggio.
  6. ^ Wilmshurst, The ecclesiastical organisation of the Church of the East, p. 316.
  7. ^ Secondo l'epitaffio conservato nel cimitero di Khosrowa, la data di morte di questo vescovo sarebbe quella del 13 luglio 1832. (EN) David Wilmshurst, The Ecclesiastical Organisation of the Church of the East, 1318-1913, Peeters Publishers, Lovanii, 2000, p. 317.
  8. ^ Secondo David Wilmshurst (The Ecclesiastical Organisation of the Church of the East, 1318-1913, Peeters Publishers, Lovanii, 2000, p. 317), che fonta le sue informazioni sull'epitaffio conservato nel cimitero di Khosrowa, questo vescovo sarebbe morto il 23 agosto 1859 e gli sarebbe succeduto Giwargis Augustine Barshina, suo coadiutore, consacrato l'11 luglio 1848.
  9. ^ Indicato anche con il nome di Isaac Yahballaha Khudabakhash o Isaac Yahballaha Hudabahash. (EN) David Wilmshurst, The Ecclesiastical Organisation of the Church of the East, 1318-1913, Peeters Publishers, Lovanii, 2000, p. 317.
  10. ^ Contestualmente nominato vescovo titolare di Arad. Nel 1929 è trasferito alla sede di Zākhō. (EN) David Wilmshurst, The Ecclesiastical Organisation of the Church of the East, 1318-1913, Peeters Publishers, Lovanii, 2000, p. 318.
  11. ^ Chabot, op. cit., p. 453.
  12. ^ Annuaire Pontifical Catholique, cit., p. 515.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

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