Alcázar de los Califas

fortezza medievale costruita a partire dall'VIII secolo, distrutta nel XIII secolo, sostituita nel XIV secolo

L'Alcázar de los Califas, noto anche come Alcázar Andalusí o Alcázar omayyade, era un palazzo-fortezza che si trovava a Cordova e di cui rimangono solo alcuni resti[1].

Alcázar de los Califas
Localizzazione
StatoBandiera della Spagna Spagna
Comunità autonomaAndalusia
LocalitàCordova
Coordinate37°52′36.41″N 4°46′54.3″W / 37.87678°N 4.78175°W37.87678; -4.78175
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneVIII secolo
Stileispano-moresco
Usohammam, oggi museo

Il termine Alcázar Andalusí[2] sostituì il tradizionale Alcázar de los Califas quando l'alcàzar divenne sede del governo di Al-Andalus e residenza degli emiri e dei califfi di Cordova, dall'arrivo dei musulmani nell'VIII secolo fino alla Reconquista nel 1236. Il termine si riferisce a una serie di costruzioni eterogenee, che andavano dalle dipendenze private (e loro aree di servizio) di emiri e califfi ai diversi uffici che permettevano il governo di Al-Andalus, circondate da una cinta muraria che racchiudeva un'area di 39.000 metri quadrati.

Dopo la conquista cristiana, l'edificio perse la sua funzione di centro del potere politico e divenne un centro religioso in seguito alla costruzione del palazzo episcopale sui resti delle mura dell'alcàzar che ancora oggi si vedono nella facciata del palazzo e in una parte del Palazzo dei Congressi[3]. Nello stesso modo, all'interno di un piccolo cortile a cui si accede dal cortile principale del palazzo, si può vedere una delle torri che proteggevano la parete nord dell'alcazar.

Oltre a questi resti, un'importante parte dell'alcàzar che si è mantenuta nel tempo sono i bagni califfali[4], mentre il sābāṭ, un passaggio coperto sostenuto da un arcone che metteva in comunicazione la moschea con l'alcazar,[5] è scomparso insieme all'alcazar stesso anche se è ancora possibile vedere sulla facciata occidentale della moschea - quasi all'angolo con la facciata nord - una piccola porta che dava accesso al qibla.

Note modifica

  1. ^ (ES) Antonio Arjona Castro, Topografía e historia del Alcázar Omeya de Córdoba y su entorno inmediato: II, Real Academia de Córdoba, de Ciencias, Bellas Letras y Nobles Artes, 2001. URL consultato il 13 dicembre 2022.
  2. ^ (ES) Juan Velasco, Los baños del poder Omeya y cristiano en Córdoba, su La Vanguardia, 27 gennaio 2019. URL consultato il 13 dicembre 2022.
  3. ^ The andalusi Alcazar – ARQUEOCÓRDOBA, su www.arqueocordoba.com. URL consultato il 13 dicembre 2022.
  4. ^ (EN) Arab Baths of the Caliphal Alcázar of Córdoba - "Caliphal Baths", su artencordoba.com, 10 luglio 2020. URL consultato il 13 dicembre 2022.
  5. ^ CORDOVA in "Enciclopedia dell' Arte Medievale", su Treccani. URL consultato il 13 dicembre 2022.

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