Apparato per deviatoi manuali

Apparato di sicurezza ferroviario

In ambito ferroviario si definisce apparato per deviatoi manuali (abbreviato ADM),[1][2] una tipologia di apparato di sicurezza facente parte della famiglia degli apparati semplificati a chiave[3] (abbreviato ASC)[4] dove il vincolo meccanico di sicurezza tra deviatoio e segnalamento luminoso era dato dalle chiavi dei fermascambi e fermadeviatoi.

Veduta laterale dell'ADM della stazione di Noto in Sicilia

Caratteristiche

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Gli ADM avevano caratteristiche molto simili agli apparati centrali elettrici a leve individuali, ma senza prevedere deviatoi centralizzati; al contrario, avevano il controllo, seppur primitivo, della fermascambiatura dei deviatoi a mano.[5][6][5] Il collegamento di sicurezza era dato dalla presenza delle chiavi FS 44, prelevate dal fermascambio o dall'eventuale unità bloccabile del fermadeviatoio FS 55, nella serratura del banco.[5] Un singolo apparato si componeva del banco di manovra con le leve per segnali e itinerari, non colorate a differenza degli ACE, mentre le serrature per le chiavi erano disposte su una parete verticale perpendicolare al banco.[5][6]

Formazione degli itinerari

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Rappresentazione schematica di un impianto dotato di ADM tipo SASIB

Gli itinerari venivano formati manovrando a mano i deviatoi del piazzale nella posizione voluta dal deviatore o dal Dirigente Movimento stesso, inserendo la chiave di risulta estratta dal fermascambio nell'apparato, realizzando il vincolo di sicurezza.[7] Una volta completata l'operazione di manovra di tutti i deviatoi per quell'itinerario o instradamento e verificati i collegamenti di sicurezza, si poteva bloccare il percorso e manovrando il segnale a via libera tramite le leve sul banco di manovra.[5]

Esercizio

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Data la natura di questa tipologia di apparati, questi non erano particolarmente adatti a stazioni con ampi piazzali e grandi volumi di traffico a causa della complessità e lunghezza delle operazioni di formazione degli itinerari; negli anni sono stati gradualmente sostituiti da apparati più moderni e versatili quali gli ACEI e ACC,[7] rimanendo in servizio solo su linee a scarso traffico o in scali merci.[5] All'inizio degli anni 2000 alcune delle ultime località di servizio dotate di ADM erano Civitavecchia, Valenza, Avellino e Roma San Lorenzo[5] mentre risultava ancora attivo al 2014 quello presente a Spinazzola, capolinea della linea da Barletta ancora gestita in Dirigenza Unica.[6]

  1. ^ Abbreviazione menzionata in: Relazione FS 1981, pp. 48, 154.
  2. ^ Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani e Alessandro Viglietti, Seminario: LA «REMOTIZZAZIONE» DEL CAPO STAZIONE. Dalla Dirigenza Unica, al CTC, all'SCC, all'ACC-M, al...? L'evoluzione dei sistemi di Telecomando (PDF), su cifi.it, Bologna, 13 dicembre 2019, p. 8. URL consultato il 4 settembre 2021.
  3. ^ Distinzione in: Relazione FS 1981, p. 48.
  4. ^ Antonio Martino, Indice degli Apparati Centrali Elettrici, su segnalifs.it, 25 marzo 2016. URL consultato il 27 settembre 2021.
  5. ^ a b c d e f g Cugini.
  6. ^ a b c ViaggiandoAVapore, In viaggio alla scoperta della Spinazzola – Barletta, su viaggiandoavapore.wordpress.com, 22 settembre 2014. URL consultato il 27 settembre 2021.
  7. ^ a b Marino Lupi, Corso di tecnica ed economia dei trasporti. Trasporti ferroviari, parte C (PDF), su dic.unipi.it, Pisa, anno scolastico 2016/17, p. 37. URL consultato il 4 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2021).

Bibliografia

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Voci correlate

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