Autobus chiesa

Giovanni XXIII benedice i tre autobus
Descrizione generale
Costruttore bandiera  Bianchi
Tipo autobus
Allestimento speciale
Produzione dal 1951 al 1957
Altre caratteristiche
Dimensioni e pesi
Lunghezza 9-12 m
Altro
Esemplari prodotti 3
Telaio Fiat 642, OM Tigrotto
Potenza 55 CV

La definizione autobus chiesa si riferisce a tre vetture speciali, allestite internamente come una cappella e a tale scopo utilizzate per fornire assistenza religiosa laddove non erano ancora stati edificati edifici di culto.

Storia modifica

 
Il primo autobus chiesa, denominato Assunta

Nel 1950, in occasione dell'anno santo, papa Pio XII lancia un appello per l'estensione delle attività religiose nelle grandi borgate spontanee attorno a Roma, costituite da baracche e prive di chiese. Le difficoltà organizzative, legate alla mancanza di adatti mezzi di trasporto e di locali da utilizzare allo scopo spinge Suor Maria Oliva Bonaldo, fondatrice e superiora generale delle Figlie della Chiesa, a prendere l'iniziativa di avvicinare le chiese alle popolazioni quando non è possibile fare il contrario. A tale scopo si reca a Milano per informarsi sui costi di un autotelaio con relativo motore, da fare in seguito carrozzare secondo un apposito progetto.

Quando ancora non si sa come, se e quando sarà possibile reperire "un milione subito" (senza contare due decine di rate successive) suor Maria Oliva si reca a Varese e sottopone il suo progetto ai titolari della carrozzeria Bianchi & C., che si dichiarano disponibili a realizzarlo solo se la religiosa sarà in grado di fornire telaio e motore.

È solo a questo punto che la congregazione chiede ed ottiene tutte le necessarie autorizzazioni dall'autorità ecclesiastica e lancia un appello per raccogliere i fondi necessari. Sostenuta da Pio XII la raccolta da i suoi frutti e il 13 ottobre 1952 telaio 624 e motore sono consegnati alla Bianchi, che a sua volta allestisce la carrozzeria presentandola alla benedizione del parroco di Sant'Ambrogio Olona il successivo 29 novembre. L'autobus è "battezzato" Assunta e viene trasferito a Roma grazie a due autisti messi a disposizione dalla autoservizi Giuliani & Laudi. Dopo un viaggio di alcuni giorni, che tocca varie città incuriosite dalla notizia apparsa sui giornali, viene portato in Vaticano per l'udienza che Pio XII concede alle suore e agli autisti.

Benedetto anche dal papa l'autobus chiesa, che sulla stampa è soprannominato "chiesa motorizzata", è infine portato alla Cecchina, la borgata di Roma dove le suore operano e dove è stato costruita una rimessa per la custodia e la manutenzione.

 
Progetto dell'autobus chiesa denominato Assunta

Dati tecnici modifica

 
Interni dell'autobus Assunta
 
L'autobus Assunta nella periferia romana

Allestito sul citato autotelaio 624 l'autobus assunta è dotato di una carrozzeria che già all'aspetto esterno ricorda una chiesa. A tale scopo il frontale è costruito a capriata con una croce latina sulla sommità e i finestrini sono arcuati.

Priva di ornamenti presenta due porte posteriori che consentono di aprire completamente l'abitacolo.

Nell'interno sono sistemati dei sedili che possono trasformarsi in inginocchiatoi, un altare con tabernacolo e ambone e un piccolo confessionale. L'autobus è inoltre dotato di due piccole campane fuse in bronzo.

Il motore, di tipologia imprecisata, sviluppa 55 CV e consente di raggiungere una velocità massima di 55 Km/h.

Eventi successivi modifica

L'enorme successo di questa prima vettura porta alla costruzione di altri due esemplari, sempre ad opera della Bianchi. Un secondo Fiat 642 praticamente identico al primo, con la differenza di una campana in meno e della novità della diffusione sonora. Nominato "Assunta" viene destinato alle periferie di Bologna ed è inaugurato dal cardinale Giacomo Lercaro il 16 gennaio 1954. Un terzo autobus, costruito sul più piccolo autotelaio Tigrotto della OM entra in servizio nel 1959 col nome "Teresa di bambin Gesù". Destinato a servizi nel meridione è stato invece utilizzato per grandi eventi liturgici e l'assistenza religiosa dei vacanzieri.

Bibliografia modifica