Il ballistarius o balistarius (termine latino, al pl. ballistarii[1]) era l'addetto alla balista, antico pezzo d'artiglieria e arma d'assedio di epoca romana. Essi appartenevano a quel gruppo di legionari privilegiati, chiamati immunes. Erano alle dipendenze di un magister ballistariorum[2] (attestato fin dal II secolo), che a sua volta era coadiuvato da un optio ballistariorum (attendente alla cura del comandante) ed un certo numero di doctores ballistariorum (sott-ufficiali).[3][4] Ogni legione, infine, poteva disporre fino a circa 60 tra catapulte e baliste.[5]

Ballistarius
Una carroballista rappresentata sulla Colonna di Traiano, fregio n.XLVI, come evoluzione della semplice balista
Descrizione generale
Attivaimperiale
NazioneCiviltà romana
Tipotruppe scelte dell'esercito romano
Guarnigione/QGCastrum
DecorazioniDona militaria
Comandanti
Comandante attualeMagister ballistarius
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La balista era un'arma da lancio a torsione, poiché sfruttava l'energia liberata dal rapido svolgimento di una matassa (di solito una corda di fibre, nervi, tendini o criniere di cavallo) per scagliare frecce, dardi, pietre e massi. Se carrotrasportabile prende il nome di "carrobalista". La balista di precisione è la catapulta. Tra i balistari erano compresi i manubalistarii, addetti alla balista trasportabile a mano, lo scorpione, e gli arcubalistarii, probabilmente dei balestrieri (l'uso della balestra presso i romani si ricava da alcune raffigurazioni artistiche e da passi in Arriano, che sostiene anche fosse usata a cavallo, e Vegezio).

Nel compiere un assedio erano utilizzate sia macchine, scale, torri per la scalata o la demolizione delle mura nemiche, sia unità di artiglieria pesante come baliste (affidate ai cosiddetti ballistarii), per colpire gli assediati da lontano.

Con la riforma costantiniana dell'esercito romano le nuove legioni vennero create anche da reparti specifici dell'esercito romano come i Ballistari, che faceva parte delle legiones pseudocomitatenses.[6]

Note modifica

  1. ^ AE 1908, 178, CIL VII, 1044, CIL VII, 1046.
  2. ^ CIL V, 6632 (p 1088).
  3. ^ Y.Le Bohec, L'esercito romano. Le armi imperiali da Augusto alla fine del III secolo, Roma 2008, p.85.
  4. ^ G.Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, pp. 288-289.
  5. ^ P.Connolly, L'esercito romano, Milano 1976, pp.66-67.
  6. ^ Yann Le Bohec, Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma, 2008, pp. 99-100, G. Cascarino & C. Sansilvestri, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente, Rimini 2009, pp. 53-57.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini, Il Cerchio, 2008.
  • Giuseppe Cascarino, Carlo Sansilvestri, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente, Rimini, Il Cerchio, 2009.
  • Peter Connolly, L'esercito romano, Milano, Mondadori, 1976.
  • Peter Connolly, Greece and Rome at war, Londra, Greenhill Books, 1998, ISBN 1-85367-303-X.
  • A.K.Goldsworthy, Storia completa dell'esercito romano, Modena 2007. ISBN 978-88-7940-306-1
  • Yann Le Bohec, L'esercito romano. Le armi imperiali da Augusto alla fine del III secolo, Roma, Carocci, 1993.
  • Yann Le Bohec, Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma, Carocci, 2008, ISBN 978-88-430-4677-5.
  • David Potter, The Roman Army and Navy, in Harriet I. Flower (a cura di), The Cambridge Companion to the Roman Republic, Cambridge University Press, 2004, pp. 66–88, ISBN 978-0-521-00390-2.
  • Graham Webster, Elton, Hugh, The Roman Imperial Army of the First and Second Centuries A.D., University of Oklahoma Press, 1998, ISBN 0-8061-3000-8.
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