Battaglia di Abolus (338 a.C.)

battaglia avvenuta nel 338 a. C.

La battaglia di Abolus si svolse nel 339-338 a.C. e vide contrapposti i Sicelioti, guidati da Timoleonte, contro i soldati cartaginesi, catanesi e leontinesi guidati da Mamerco, tiranno di Catania. Si è tuttora incerti sulla localizzazione del torrente Abolus, citato da Plutarco (in greco antico: Ἄβολον?, Ābolon); ma si pensa che sia oggi il fiume che passa per Augusta, all'epoca chiamato Alabis[3][4]. Esso dovrebbe essere il medesimo di Diodoro Siculo, Bibliotheca historica IV, 78; ma non si è certi vista la variazione della radice della parola.

Battaglia di Abolus
parte delle guerre greco-puniche
Antiche polis della Sicilia e della Magna Grecia
Data339 a.C. - 338 a.C.
LuogoAbolus
CausaLiberazione di Catania dal governo del tiranno Mamerco.
Esitovittoria di Timoleonte
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Intorno a 5.000 uomini[1]Sconosciute
Perdite
SconosciuteOltre 2.000 uomini[2]
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Antefatti modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Timoleonte, Guerre greco-puniche e Battaglia del Crimisso.

Timoleonte, deposti alcuni tiranni nella Sicilia greca, stava ora marciare contro Catania, in particolare contro Mamerco e il suo esercito. Nel far ciò, però, non si curò dell'opposizione del tiranno di Leontini, Iceta, e dei Cartaginesi, che dopo la disfatta nell'assedio di Siracusa si erano di nuovo preoccupati degli affari di Sicilia dopo la disfatta nella battaglia del Crimisso[5]. Gescone, comandante cartaginese, giunse presso Catania con settanta navi e rinvigorì l'esercito del tiranno, mentre Timoleonte ricevette come rinforzi i soldati di Filomelo che avevano occupato Delfi e che, quindi, erano molto valorosi[6]. Quando Timoleonte entrò a Leontini, riuscì a catturare Iceta, suo figlio, Eupolemo, la madre e le figlie che furono poi uccise. Il generale corinzio si diresse successivamente verso Catania.

Svolgimento modifica

Ben poco si conosce riguardo alle dinamiche della battaglia, dato che Plutarco, unica nostra fonte, è molto conciso e diretto nella narrazione.

(GRC)

«μετὰ δὲ ταῦτα στρατεύσας ἐπὶ Μάμερκον εἰς Κατάνην καὶ περὶ τὸ ῥεῦμα τὴν Ἄβολον ἐκ παρατάξεως ὑποστάντα νικήσας καὶ τρεψάμενος ὑπὲρ δισχιλίους ἀνεῖλεν, ὧν μέρος οὐκ ὀλίγον ἦσαν οἱ πεμφθέντες ὑπὸ Γέσκωνος ἐπίκουροι Φοίνικες.»

(IT)

«Dopo di ciò Timoleonte, rivoltosi verso Catania contro Mamerco, il quale si era schierato lungo il torrente Abolo, dopo averlo sconfitto e messo in fuga, uccise più di duemila nemici, di cui una parte non esigua era costituita da mercenari cartaginesi inviati in soccorso da Gescone.»

Conseguenze modifica

I Cartaginesi, sconfitti ancora, chiesero di cessare le ostilità a Timoleonte che, accettata la richiesta, pose presso il fiume Lico il confine[8]. Catania non era ancora perduta, Mamerco cercò allora di convincere i Lucani a schierarsi contro Timoleonte, anche se, ancora prima di arrivare nel Bruzio, i suoi fautori si arresero e consegnarono la città.

Mamerco si rifugiò a Messina presso la corte del tiranno Ippone, ma, quando fu conquistata dall'inarrestabile esercito di Timoleonte, Mamerco fu trovato, portato a Siracusa e infine giustiziato[2].

Note modifica

  1. ^ PlutarcoVita di Timoleonte, 25-29.
  2. ^ a b PlutarcoVita di Timoleonte, 34.
  3. ^ Silio Italico, Punica, IV, 227.
  4. ^ Smithalabis.
  5. ^ PlutarcoVita di Timoleonte, 29.
  6. ^ PlutarcoVita di Timoleonte, 30.
  7. ^ Vita di Timoleonte
  8. ^ Diodoro Siculo, XVI, 82, 3.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie