Campanaro (feudo)
Campanaro (o Casale Campanaro, in latino medievale Casale Campanarii[1]) era un antico borgo feudale appartenuto alla contea di Ariano. I suoi ruderi emergono nell'alta valle del Miscano, circa 250 metri[2] a nord dell'antico tratturello che unisce Volturara Appula e Castelfranco in Miscano alle Tre Fontane di Greci.[3]
Campanaro | |
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Veduta panoramica dell'alta valle del Miscano, osservata da sud; le rovine di Campanaro si intravedono sulla sinistra, a mezza costa. Sullo sfondo, sormontate da moderni parchi eolici, si scorgono le alture di Vetruscelli. | |
Nome originale | (LA) Casale Campanarii |
Amministrazione | |
Territorio controllato | alta valle del Miscano |
Dipendente da | gran contea di Ariano |
Localizzazione | |
Stato attuale | Italia |
Località | strada comunale Campanaro-Tre Fontane (Castelfranco in Miscano) |
Coordinate | 41°16′45″N 15°07′20″E |
Altitudine | 528 m s.l.m. |
Cartografia | |
Il sito di Campanaro sorge su un modesto terrazzo fluviale presso la confluenza di diversi torrenti, i quali immediatamente a valle del borgo in rovina si uniscono per dar vita al fiume Miscano. L'intera zona è ricca di acque, riparata dai venti ed esposta a mezzogiorno.
Storia
modificaL'etimologia del toponimo (campanàro nei dialetti campani significa "campanile"[4]) è probabilmente ricollegabile all'antica chiesa arcipretale di Santa Maria, ben attestata nei documenti medievali ma da lungo tempo scomparsa[5]; l'area è stata comunque sempre sottoposta alla diocesi di Ariano.
Non si sa quando il borgo fu edificato, anche se risultava già citato nel Catalogus baronum di epoca normanna (XII secolo)[5], allorquando Ariano era sede di una vasta grancontea[6]. Al tempo degli Angioini, nel 1299, è poi documentata una disputa di confine tra Mainardo, feudatario di Campanaro, e Goffrido de Dragone, signore di Vetruscelli[1]; anche quest'ultimo insediamento (situato più a monte e più a nord di Campanaro) apparteneva alla contea e diocesi di Ariano. A sud di Campanaro, oltre il torrente Tre Fontane, vi era invece il feudo Sant'Eleuterio, ubicato sull'omonimo altipiano (nel moderno territorio di Ariano Irpino) e corrispondente all'antica Aequum Tuticum, importante snodo viario di epoca romana[7].
L'assistenza religiosa ai fedeli residenti era regolarmente esercitata da un presbitero diocesano operante in loco; in particolare si cita la figura di Bartolomeo Grasso, canonico della cattedrale di Ariano e arciprete di Campanaro per lunghi decenni (almeno dal 1362 al 1407)[5]. Il centro abitato è poi citato per l'ultima volta nel 1466[8], dopodiché la località risulta essere permanentemente spopolata e accorpata a Castrum Franculi (l'attuale Castelfranco in Miscano); le cause e la data esatta della sua distruzione rimangono tuttavia ignote[5].
Note
modifica- ^ a b F. Scandone, p. 431.
- ^ Istituto Geografico Militare, Carta d'Italia, M 891, 1ª ed., 1954-1955, foglio "Castelfranco in Miscano" 174 IV NE.
- ^ Natalino Paone, Carta dei tratturi, tratturelli, bracci e riposi, in La transumanza, immagini di una civiltà, Cosmo Iannone, giugno 1987, ISBN 88-516-0013-9.
- ^ Pietro Paolo Volpe, Vocabolario napolitano-italiano tascabile, G. Sarracino, 1869, p. 48.
- ^ a b c d T. Vitale, pp. 354-355.
- ^ T. Vitale, pp. 52-53.
- ^ Aequum Tuticum fu infatti definito "cardo viarum" da Theodor Mommsen nel Corpus Inscriptionum Latinarum, vol. IX, p. 592.
- ^ T. Vitale, p. 407.
Bibliografia
modifica- Tommaso Vitale, Storia della regia città di Ariano e sua diocesi, Roma, Stamperia Salomoni, 1794.
- Francesco Scandone, Documenti per la storia dei comuni dell'Irpinia, Amministrazione provinciale di Avellino, vol. 2, 1964.