Carlo Alfonso Nallino

islamologo e arabista italiano (1872-1938)

Carlo Alfonso Nallino (Torino, 18 febbraio 1872Roma, 25 luglio 1938) è stato un islamista e arabista italiano.

Carlo Alfonso Nallino è il primo seduto a sinistra, con stambulina e tarbush, all'Università khediviale egiziana nel 1911.
Il primo a destra è invece il riformista Ḥifnī Bey Nāṣif, esperto di cultura arabo-islamica e padre della poetessa Malak Ḥifnī Nāṣif, il cui pseudonimo fu Bāḥithat al-Bādiya.

Biografia modifica

Nonostante la sua famiglia fosse orientata alle scienze, essendo suo padre Giovanni professore di chimica, Carlo Alfonso si iscrisse alla Facoltà di Lettere di Torino, studiando sotto il magistero di Italo Pizzi, e già a ventuno anni dimostrava il suo talento pubblicando uno studio in tre volumi sulla geografia e le scienze astronomiche degli Arabi. Il suo lavoro di traduzione dall'arabo e commento in tre volumi di al-Battani, Al-Battānī sive Albatenii Opus Astronomicum. Ad fidem codicis escurialensis arabice editum,[1] scritto dal grande astronomo arabo vissuto nel X secolo e morto nel 929, conosciuto nell'età medievale occidentale col nome di Albatenius,[2] fece guadagnare a Nallino uno straordinario prestigio e una vasta fama a livello internazionale. Esso era stato preceduto dalla Chrestomathia Qorani arabica, edita a Lipsia nel 1893.

Grazie a ciò poté intraprendere la carriera universitaria, insegnando dapprima (1896-1902) nell'Istituto Universitario Orientale di Napoli (oggi Università degli studi di Napoli "L'Orientale") e poi a Palermo (1902-1913). Nel 1900 pubblicò un libro sul dialetto arabo egiziano, ristampato nel 1913, nel 1939 e nel 1978. Tra la prima e la seconda edizione del suo L'arabo parlato in Egitto (Milano, Hoepli) il suo legame profondo e il suo amore per la cultura araba lo fece segnalare da Ignazio Guidi all'allora principe Fuʾād, futuro sovrano d'Egitto, che lo invitò a insegnare nella neo-istituita Università Egiziana, dove ebbe fra i suoi allievi Ahmad Amin e Ṭāhā Ḥuseyn, che si dimostrarono due tra le più illustri personalità della cultura egiziana (Ṭāhā Ḥuseyn divenne più tardi accademico nella stessa Università in cui aveva studiato, ministro dell'Istruzione ed esponente di spicco nel panorama arabo, rimanendo sempre grato memore del magistero estremamente formativo ricevuto dal suo Maestro italiano, con cui rimase in affettuose relazioni fino alla morte di questi nel 1938).

 
Lettera di Nallino (1932)

Diventò professore ordinario nell'Università degli Studi di Roma, città dove nel 1921 aveva contribuito a fondare l'Istituto per l'Oriente insieme ad alcuni politici, fra cui il sen. Amedeo Giannini, avendo tra i suoi collaboratori studiosi di spicco come Michelangelo Guidi, Giorgio Levi Della Vida, Raffaele Rapex (giudice console a Shanghai) ed Ettore Rossi. Garantì così, tra l'altro, la pubblicazione in questa istituzione della rivista Oriente Moderno, regolarmente stampata da quasi un secolo e tuttora esistente, a lungo una delle migliori riviste del mondo sui problemi del Vicino Oriente contemporaneo, come affermava tra gli altri lo storico britannico Arnold J. Toynbee. Nel 1933 fu nominato membro dell'Accademia Reale di Lingua Araba del Cairo mentre in Italia divenne socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei e quindi dell'Accademia d'Italia. Nel 1938 chiese il permesso di effettuare un viaggio nella Penisola araba per approfondirvi i suoi studi ma questa fu la sua ultima fatica perché i due mesi (9 febbraio-29 marzo) passati nel Regno Saudita, ospite del Ministro d'Italia Sillitti, ne fiaccarono la salute.

Morì infatti il 25 luglio per una crisi cardiaca, dopo essere riuscito a completare solo il primo dei due volumi previsti sul regno arabo da poco costituitosi, riguardante gli ordinamenti istituzionali e che oggi costituisce il primo dei 6 volumi dei suoi Scritti editi e inediti, pubblicati dallo stesso Istituto per l'Oriente sotto la diligente supervisione della figlia Maria). Costei, rimasta precocemente orfana di madre, proseguì sulle orme paterne, sia come docente universitaria (fu professore ordinario di Lingua e Letteratura Araba nell'Università Ca' Foscari di Venezia), sia come studiosa e ricercatrice di vaglia presso l'Istituto per l'Oriente, di cui fu Direttore Scientifico fino alla morte.

La casa dove padre e figlia avevano vissuto fu legata da Maria all'Istituto per l'Oriente, così come il prezioso patrimonio librario che, specialmente per quanto riguardava Carlo Alfonso, era ricco di rari testi arabi, persiani, turchi, urdu e di altri libri redatti in varie lingue occidentali, oltre ad alcuni preziosissimi hapax. Proprio per usufruire di tale legato e per gratitudine, l'Istituto per l'Oriente ha aggiunto alla sua denominazione il nome di Carlo Alfonso Nallino. Il Comune di Roma gli ha intitolato una via nel Quartiere Ardeatino, mentre il Comune di Torino gliene ha intitolata una nel Quartiere Mirafiori Nord.

Note modifica

  1. ^ Milano. Hoepli [= Pubblicazioni del Reale Osservatorio di Brera in Milano, N. XL], 1899-1907, 412 + 450 + 288 pp.
    Il titolo originale dell'opera era Kitāb az-zīǧ aṣ-ṣābiʾ (“Libro delle tavole astronomiche sabee”)
  2. ^ Tale lavoro di straordinaria rilevanza arabistica e scientifica portò un gruppo di astronomi italiani dell'Osservatorio San Vittore di Bologna a proporre all’International Astronomical Union che allo studioso italiano fosse dedicato, in riconoscente ricordo, un asteroide (scoperto il 25 marzo 1998) orbitante nella fascia principale (gravitante cioè tra Marte e Giove), che fu così chiamato "31271 Nallino".

Bibliografia modifica

  • Giorgio Levi Della Vida, “Carlo Alfonso Nallino (1872-1938)”, necrologio pubblicato su Oriente Moderno, XVIII (1938), pp. 465–6, riproposto poi nell’ultimo volume degli Scritti editi e inediti di C. A. Nallino, vol. VI: Letteratura ‒ Linguistica ‒ Filosofia ‒ Varia, Roma, Istituto per l’Oriente, 1948, pp. 411–2.
  • Anna Baldinetti (ed.), Carte private di Carlo Alfonso e Maria Nallino, Inventari, Roma, Istituto per l'Oriente C. A. Nallino, 1995, XIII +97 pp.
  • Francesco Gabrieli, Orientalisti del Novecento, Roma, Istituto per l'Oriente C. A. Nallino, 1993, 184 pp.
  • Vincenzo Strika, "C. A. Nallino e l'impresa libica", su Quaderni di Studi Arabi, 2, 1984, pp. 9–20.
  • Claudio Lo Jacono, "Carlo Alfonso Nallino", Introduzione alla ristampa di La letteratura araba dagli inizi all'epoca della dinastia umayyade, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei - Fondazione Leone Caetani - Testi di storia e storiografia 7, 2018, pp. 3–32.

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