Carlo Mazzolani

magistrato, patriota e politico italiano

Carlo Giuseppe Filippo Stefano Mazzolani Patrizio di Imola e di Faenza (Fossombrone, 6 maggio 1829Roma, 11 maggio 1913) è stato un magistrato, patriota e politico italiano.

Carlo Mazzolani

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato24 novembre 1898 –
11 maggio 1913
Legislaturadalla XX alla XXIII
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneMagistrato

Biografia modifica

Compie gli studi inferiori e superiori nel collegio dei padri scolopi di Urbino e si laurea in giurisprudenza all'Università di Bologna. Nel 1850, dopo il ritiro degli austriaci, entra a far parte della Giunta provvisoria di governo di Senigallia, dove la sua famiglia si è nel frattempo trasferita. Rioccupata Senigallia dall'esercito Stato Pontificio viene processato per lesa maestà e sfugge alla condanna a morte grazie ad un intervento delle truppe sabaude, che gli consente di evadere, di riparare a San Marino ed infine ricongiungersi al governo rivoluzionario nella sua nuova sede di Bologna. Tra il 1858 e il 1861 è giudice al tribunale di prima istanza di Ferrara e Bologna.

Con la nomina a funzionario del ministero della giustizia, voluta dal ministro Giovanni Battista Cassinis, inizia per il Mazzolani la carriera che lo vede capo sezione degli affari penali. Diventa consigliere di Stato, terminando con il grado di presidente della II sezione[1].

Giudice al Tribunale supremo di guerra e marina, è stato membro della Commissione per la promulgazione dei nuovi codici civile e penale del Regno d'Italia.

Onorificenze modifica

Commemorazione modifica

«PRESIDENTE: Onorevoli colleghi! Il senatore Mazzolani, della cui presenza non godevamo da qualche giorno come di consueto, per un disturbo di salute, che pareva lieve e passeggiero, fu nel mattino di ieri trovato spento da paralisi. Il cordoglio di tutti noi per sì repentina perdita del buon collega, è acerbissimo in me privato dell'amico.
Nato il barone Carlo in Fossombrone il 6 maggio 1829 d'antica patrizia famiglia imolese, trasferitasi nel 1835 in Sinigaglia, compì, dopo gli studi ginnasiali a convitto in Urbino, i liceali in quella città, i legali nell'Università di Bologna, ove si laureò nel 1852.
In Sinigaglia prese ad esercitare l'avvocatura; ma ne lo distolsero i moti del 1859, tratto da amor di patria e di libertà a cooperarvi, onde, costituitasi in quella città la giunta provvisoria di governo, partiti gli austriaci, egli vi ebbe parte. Rioccupata Sinigaglia dalle milizie pontificie, accusato il Mazzolani d'alto tradimento, si rifugiò a San Marino, e di là si pose in salvo a Bologna, che reggevasi a libertà. Da quel Governo gli fu dato ufficio di giudice del Tribunale di prima istanza prima in Ferrara, poi in Bologna stessa.
Nel maggio 1861 fu addetto al Ministero di grazia e giustizia in Torino, ove nel gennaio 1863 fu nominato capo di sezione. Cambiò nel luglio 1865 quel posto con quello di segretario di sezione del Consiglio di Stato; e di quel consesso divenne referendario nel giugno 1873, consigliere nel luglio 1884; e vi finì elevato a presidente di sezione. Lungo servizio prestò anche al Supremo Tribunale di guerra e marina qual giudice, prima supplente, poi effettivo; e fu la sua opera messa a profitto in molte commissioni; fra le quali è notabile quella di legislazione, creata nel 1865.
Vedesi quanto fu pregiato il nostro compianto collega, e come la sua attività a pro della pubblica cosa fu pari al suo costante fervore per le nuove sorti della patria italiana.
Egli sapeva l'importante alla giustizia ed all'amministrazione, con modesto sentire di sé; possedeva retto criterio, era zelante del dovere, non ostentatore né ambizioso; pura coscienza accompagnava in lui l'integrità e lealtà del carattere; teneva modi gioviali, fare arguto in forma semplice e benevolente. Non era disadorno delle lettere; socio dell'Accademia Raffaello d'Urbino.
Nominato senatore il 17 novembre 1898, era de' più assidui; non mancava alle sedute, né giorno passava, che non fosse ad ore solite nelle nostre sale. L'affettuosa memoria ce lo farà parere innanzi ancora lungamente; e, se smarrita alla vista, la cara immagine ci starà al cuore. (Approvazioni).
SACCHETTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCHETTI. Il nostro illustre Presidente ha reso un degno e meritato tributo di rimpianto e di onore alla memoria del barone Carlo Mazzolani, ricordando degnamente i servizi da lui resi alla patria.
Io, quindi, non potrei aggiungere parola per dare maggiore luce di quella data da lui all'opera del barone Mazzolani e alle sue qualità. Ma poiché il barone Mazzolani apparteneva ad un'illustre famiglia della Provincia di Bologna, e ha continuato non solo il lustro di questa famiglia, ma ha anche le benemerenze dei membri di essa nei momenti dei principali rivolgimenti politici del nostro paese, mi sia concesso di associarmi in particolar modo alla commemorazione fatta dall'illustre Presidente.
La memoria del senatore Mazzolani sarà sempre viva nell'animo nostro; ed io mi rendo interprete del sentimento della mia provincia, sicuro che il nome di lui sarà onorato, fin che saranno apprezzate le virtù esemplari di un cittadino e le qualità elette di un pubblico funzionario. (Bene).
LEVI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEVI ULDERICO. Legato al compianto senatore Mazzolani da intima amicizia da oltre 50 anni, non posso astenermi dall'associarmi alle nobili parole che hanno pronunciate il nostro illustre Presidente e l'amico Sacchetti e propongo che alla famiglia siano inviate le condoglianze del Senato. (Bene).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Mi associo alla nobile commemorazione pronunziata dall'illustre Presidente del Senato e dagli onorevoli senatori che hanno preso la parola. Mi associo tanto più di cuore in quanto fui collega dell'onorevole Mazzolani nientemeno che 51 anni fa, quando non ero che volontario al Ministero di grazia e giustizia. Fui anche suo collega per parecchi anni al Consiglio di Stato, ed ebbi quindi occasione di ammirare l'alto suo carattere, la sua bontà di animo, e lo zelo grandissimo che portava nell'adempimento delle sue funzioni. (Approvazioni).»

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Rivista marchigiana illustrata Anno IV°, n. 6

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica