Cephalophorus weynsi

specie di Animalia

Il cefalofo di Weyns (Cephalophorus weynsi (Thomas, 1901)) è un piccolo cefalofo originario dell'Africa centrale e orientale.

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Cefalofo di Weyns[1]
Stato di conservazione
Rischio minimo[2]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineArtiodactyla
FamigliaBovidae
SottofamigliaAntilopinae
TribùCephalophini
GenereCephalophorus
SpecieC. weynsi
Nomenclatura binomiale
Cephalophorus weynsi
(Thomas, 1901)
Sinonimi

Cephalophus weynsi

Tassonomia

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Attualmente, gli studiosi riconoscono tre sottospecie di cefalofo di Weyns[1]:

  • C. w. weynsi Thomas, 1901 (Repubblica Democratica del Congo e Sudan);
  • C. w. johnstoni Thomas, 1901 (Repubblica Democratica del Congo sud-orientale e regioni occidentali di Uganda, Kenya e Tanzania);
  • C. w. lestradei Groves e Grubb, 1974 (Ruanda).

Descrizione

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Il cefalofo di Weyns raggiunge i 56 cm di altezza al garrese e pesa 16–20 kg. È un cefalofo di medie dimensioni, con un lungo muso stretto e un mantello morbido e fine[3]. I peli della parte dorsale del collo sono rivolti in avanti[3]. La colorazione generale è marrone uniforme o marrone-rossastra, con nessuna striscia sul dorso o maschera facciale[3]. Generalmente manca la striscia dorsale, presente tuttavia in alcuni esemplari diffusi a sud del fiume Congo[3]. Il breve ciuffo frontale è rossastro, la fronte nera-rossastra, le guance marrone chiaro sopra e biancastre sotto e il muso marrone cioccolata[3]. Le brevi orecchie rotonde sono marroni con i margini biancastri[3]. La sottospecie C. w. lestradei, originaria del Ruanda, presenta una colorazione marrone-grigiastra scura, screziata di rosso, e una larga striscia dorsale che va dalle spalle alla radice della coda[3]. Le corna, presenti in entrambi i sessi, hanno forma conica e sono fortemente anulate e spesse alla base[3]. Le femmine sono simili ai maschi, ma hanno corna più piccole[3].

Distribuzione e habitat

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Il cefalofo di Weyns occupa un areale molto esteso, che occupa gran parte della Repubblica Democratica del Congo, compresa anche un'ampia zona a nord del fiume Congo, dall'Ubangui, a ovest, fino alle regioni occidentali di Uganda, Ruanda, Burundi e Tanzania (Monti Mahali e la zona di Gombe), a est. Si incontra anche nel Sudan del Sud (Monti Imatong e Dongotona) e nel Kenya occidentale (sul Monte Elgon, nelle foreste di Kakamega e sulla scarpata di Mau)[2].

Nelle pianure della Repubblica Democratica del Congo, la specie è ristretta alle vaste aree di foresta pluviale, e non si spinge mai nelle foreste a galleria o nelle isole forestali circondate da savana; tuttavia, nell'Africa orientale, sopravvive nelle poche chiazze isolate di foresta rimaste[2]. Nella foresta dell'Ituri, il cefalofo di Weyns vive prevalentemente nelle foreste primarie e nelle foreste secondarie più antiche[2]. Vive anche nelle foreste di montagna, e sul Monte Elgon è stato avvistato a più di 3000 m[2].

Biologia

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Si ritiene che il cefalofo di Weyns sia prevalentemente diurno, ma le notizie riguardanti la sua biologia sono molto carenti[3].

Conservazione

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La principale minaccia per il cefalofo di Weyns è costituita dalla caccia (effettuata quasi sempre con l'ausilio di reti), sebbene sia molto più resiliente alla pressione venatoria di altre specie di cefalofo[2].

Nella foresta dell'Ituri, quello di Weyns è il secondo cefalofo più comune dopo quello azzurro (Philantomba monticola), con una densità, dove non è soggetto a pressione venatoria, di 15 capi per km²[2]. La sua popolazione totale è stata stimata sui 188.000 esemplari[2].

  1. ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Cephalophorus weynsi, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ a b c d e f g h (EN) IUCN SSC Antelope Specialist Group. 2016, Cephalophus weynsi, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j Kingdon, J. (1988) East African Mammals: An Atlas of Evolution in Africa. Volume 3, Part C: Bovids. University of Chicago Press, Chicago.

Bibliografia

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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