Le Coorti dalmate (in latino Cohortes Delmatarum) furono truppe ausiliarie dell'esercito romano istituite in seguito alla soppressione della rivolta illirica del 6-9.

Storia modifica

 
Illyricum: rivolta dalmato-pannonica del 9 d.C.

Il nome delle coorti proveniva dalla tribù illirica dei Dalmati, originari delle montagne della costa adriatica nella regione della Dalmazia. Il geografo antico Strabone descrive queste montagne come estremamente aspre e i Dalmati come un popolo arretrato e guerriero, che rispetto ai loro vicini iniziarono ad usare il denaro dopo molto tempo e che "fecero la guerra ai Romani per lungo tempo". Inoltre critica i Dalmati, popolo di pastori, per aver trasformato le pianure fertili in pascoli di pecore.[1] Il nome stesso della tribù è legato alla pastorizia, infatti deriva dalla parola illirica delme (in albanese delmë o dele significa 'pecora').[2][3]

L'ultima volta che questo popolo combatté contro Roma fu nella rivolta illirica del 6-9. La rivolta fu avviata dalle forze ausiliarie dalmate e presto si diffuse in tutta la Dalmazia e la Pannonia. Lo scrittore romano Svetonio ci riferisce che la guerra sia stata tra le più difficili affrontate da Roma dopo le guerre puniche di due secoli prima. Tuttavia, al termine della rivolta, la Dalmazia divenne una provincia fedele a Roma e un importante fornitore di reclute per l'esercito romano.

Organizzazione modifica

 
Iscrizione ritrovata a Salona della Cohors I Delmatarum milliaria equitata sotto il comando di Grani Fortunati:
IMP(ERATORE) CAES(ARE) M(ARCO) AUR(ELIO) ANTO
NINO AUG(USTO) PONT(IFICE) MAX(IMO) TRIB(UNICIA)
POT(ESTATE) XXIIII P(ATRE) P(ATRIAE) COH(ORS) I DEL(MATARUM)
SUB CUR(A) GRANI FORTUN(ATI)
TRIB(UNI) COH(ORTIS) EIUSD(EM) MURI P(EDES)
DCCC IN HIS TURR(IS) UNA[4]

Secondo Holder, sembra che dopo la soppressione della rivolta illirica si siano formate complessivamente 12 coorti dalmate in due serie, rispettivamente 7 e 5. Tutte queste unità erano in funzione all'epoca dell'imperatore Claudio.[5] Di queste 12 coorti, sembra che ne siano rimaste attive 9 fino al II secolo.[6]

Note modifica

  1. ^ Strabone, VII.5.
  2. ^ Spaul 2000, p. 304.
  3. ^ Wilkes 1995, p. 244.
  4. ^ CIL, 3, 1979.
  5. ^ Holder 1980, p. 112.
  6. ^ Spaul 2000, pp. 302-314.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie

Voci correlate modifica

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