Il defrutum era un condimento a base di mosto ridotto utilizzato dai cuochi di Roma antica[1]; assieme al garum era una delle salse più usate nella preparazione di ogni sorta di pietanza.

Defrutum
Origini
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
DiffusioneRoma antica
Dettagli
Categoriacondimento
Ingredienti principalimosto

Modalità di preparazione e usi modifica

Il defrutum era ottenuto da un lungo processo di bollitura: in grosse caldaie veniva posto il succo o il mosto d'uva che andava via via concentrandosi a seguito della cottura e dell'evaporazione del liquido. Il defrutum era pronto quando la quantità di liquido arrivava a circa metà del livello originale e la concentrazione in zucchero raggiungeva un tenore adeguato.

A volte veniva realizzata una seconda bollitura che portava ad un ulteriore restringimento del defrutum ottenendo un composto viscoso e dolcissimo denominato sapa (ancora oggi in alcune regioni è possibile mangiare dolci a base di sapa, cioè mosto cotto e concentrato)[2].

L'uso culinario principale del defrutum era la dolcificazione del vino[3]. Veniva utilizzato nella preparazione di pietanze a base di carne sia singolarmente (conferendo all'alimento un leggero gusto agrodolce) ma anche in associazione con altri condimenti: veniva spesso mescolato in proporzioni variabili con il garum dando origine alla popolare salsa oenogarum. Dato l'elevato tenore zuccherino, veniva impiegato nella preparazione di marmellate e conserve a base di mele cotogne e melone (spesso date in dotazione al singolo soldato delle legioni romane come fonte supplementare di energia).

Molteplici gli usi secondari: alcune donne romane facevano del defrutum una sorta di maschera cosmetica per il viso, aggiungendovi qualche goccia di essenze vegetali, petali o frutta. Alcuni allevatori, soprattutto di volatili, aggiungevano all'alimentazione quotidiana dei loro animali piccole quantità di defrutum per migliorare il gusto delle loro carni.

Storia modifica

Numerosi i frammenti che ci sono pervenuti. La maggior parte di essi sono estratti da semplici taccuini, ricettari come il De re coquinaria (L'arte culinaria) di Marco Gavio Apicio, o resoconti di attività domestiche. Ad esempio, Catone il Censore discute sulla concentrazione ideale di zucchero nel defrutum, si esprime a favore dell'uso di caldaie non metalliche, poiché in queste ultime il defrutum modifica il proprio sapore e tende ad assumere un retrogusto metallico.

Effetti clinici modifica

In antichità il defrutum poteva causare pericolosi avvelenamenti da piombo che poteva manifestarsi con delirio, confusione e altri problemi psichiatrici e fisici. Al tempo non si conosceva la pericolosità di questo materiale e spesso veniva preferito bollirlo in taniche fatte di piombo. Si pensa possa essere stato una delle cause della pazzia dell'imperatore romano Caligola e di altri suoi omologhi, essendo spesso questi degli alcolisti che allungavano il vino con questa salsa.

Note modifica

  1. ^ Sapa, Mosto e Vino cotto, su taccuinistorici.it. URL consultato il 21 febbraio 2019.
  2. ^ Antonio Persio, Del bever caldo costumato dagli antichi Romani, su books.google.it. URL consultato il 21 febbraio 2019.
  3. ^ Mosto cotto, ficotto e sapa, su AIFB. URL consultato il 21 febbraio 2019.

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