Discussione:Connubio Rattazzi-Cavour
Ho solo cambiato formattazione della bibliografia --Eginardo (msg) 19:03, 10 mar 2008 (CET)
La ragione del "connubio"
modificaHo spostato in questa pagina il periodo che segue perché, non solo privo di fonti, ma anche perché discutibile dal punto di vista storico. Non è accertato, infatti, che Cavour pensasse già nel 1852 ad un progetto politico di unità d'Italia:
"Grazie alla sua grande sensibilità politica Cavour aveva capito che il problema unitario non poteva essere tema caro ad un solo schieramento del parlamento subalpino ma che avrebbe richiesto l'intesa di entrambi gli schieramenti per poter essere conseguito così si prodigò per realizzare un accordo che consentisse di poter finalizzare ogni sforzo del paese verso l'ambizioso progetto."
---Xerse (msg) 13:01, 12 ago 2010 (CEST)
Il significato del "connubio"
modificaTrasferisco qui il seguente periodo dalla voce Camillo Benso, conte di Cavour. La citazione riportata è senza fonte. Né ci sono fonti precise (manca almeno la pagina dei riferimenti cartacei) dei commenti relativi:
"Scriveva Cavour qualche anno dopo:
«Io penso di aver reso con ciò un servizio al nostro paese, perché stimo di avere così innalzata una barriera abbastanza alta onde la reazione non venga mai a superarla.[senza fonte]»
In realtà il Connubio rappresentava quella che fin d'allora fu chiamata una dittatura parlamentare frutto di una politica che, escludendo ogni reale apporto dell'opposizione alla formazione delle leggi, mirava a una sorta di governo personale. Una politica che non rifuggendo dall'usare lo stesso strumento della Sinistra di Agostino Depretis nel 1882, può essere considerata, per certi aspetti, l'antesignana del famigerato trasformismo.Cfr. Denis Mack Smith, Cavour. Il grande tessitore dell'unità d'Italia, Bompiani, 2001.
Questo giudizio può essere temperato se consideriamo che a parere di altri storici invece, come Luigi Salvatorelli, Cavour ebbe sempre un grande rispetto per la libertà e lo Statuto albertino, in nome del quale entrò in urto persino con il re Vittorio Emanuele II, non sempre disposto a fare la parte del sovrano costituzionale. Ciò non toglie, secondo lo storico Denis Mack Smith, che i deputati sapessero di dover fare quello che lui voleva.
Tale atteggiamento politico era dovuto anche al suo carattere che come ci racconta Petruccelli della Gattina ne I moribondi di palazzo Carignano (Milano 1862) era tale che
«Conosce la gente che lo circonda, la stima poco, forse punto ed ha il torto di darlo a vedere. Non tollera eguali, non essendo abituato a incontrarne molti.»
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