Discussione:Moco delle Valli della Bormida

In data 14 giugno 2023 la voce Moco delle Valli della Bormida è stata mantenuta, nell'ambito di una procedura di cancellazione, in seguito a decisione consensuale.
Consulta la pagina della discussione per eventuali pareri e suggerimenti.
Questa voce rientra tra gli argomenti trattati dai progetti tematici sottoindicati.
Puoi consultare le discussioni in corso, aprirne una nuova o segnalarne una avviata qui.
Cucina
Liguria
ncNessuna informazione sull'accuratezza dei contenuti. (che significa?)
ncNessuna informazione sulla scrittura. (che significa?)
ncNessuna informazione sulla presenza di fonti. (che significa?)
ncNessuna informazione sulla presenza di immagini o altri supporti grafici. (che significa?)

Carmelo Prestipino (storico) ha segnalato che la Lathyrus cicera era presente in Valle Bormida già all’Eta del Bronzo ( secondo millennio a.c.) nel libro "Bric Tana e Valle dei Tre Re" a p. 75, che dice testualmente: "Oltre ai cereali, fra cui almeno due forme diverse di frumento, orzo e miglio/panico, erano coltivate le leguminose, fra cui certamente la fava e la Lathyrus cicera. "

Sergio Rossi “il cucinosofo” ha trovato il termine “moco” nell’ Archivio di Stato di Genova Repubblica Ligure 610 Cartella 11, Giurisdizione dei Monti Liguri Occidentali Albera (ValBorbera n.d.a. dedotto dai torrenti descritti come del territorio) “I prodotti di questo territorio sono diverse qualità di grani, come formento, melica, veccia, lentigia, mocheti, ceci…” Pagliaro (vicino a Dernice, sempre in questa zona n.d.a.) mochetti Roccaforte (sempre in questa zona n.d.a.) mochi.

Ritorna alla pagina "Moco delle Valli della Bormida".