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Ciao,
il tuo articolo Fondazione celtica di Milano è stato segnalato tra le Sospette violazioni di copyright. Tieni presente che su Wikipedia non è possibile inserire materiale coperto da copyright!!
Se invece sei tu l'autore dell'articolo, provvederemo a eliminare l'avviso che compare al momento al posto dell'articolo.
Ciao,

Frieda (dillo a Ubi) 10:37, Ott 11, 2004 (UTC)

Articolo sotto accusa

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Premetto che sono l'autrice dell'articolo, benchè usi uno pseudonimo. Ho letto attentamente la segnalazione e posso affermare quanto segue: 1° le informazioni tratte dal dott. Giancarlo Minella dell'Associazione Terra Insubre, sono del tutto lecite ed approvate dallo stesso, in quanto collaboratore con la nostra Associazione, e mio personale amico. 2° per quanto riguarda tutto il resto dell'articolo, sono frutto di attente ricerce, consultando i libri che ho citato nelle fonti (in fondo alla pagina), e riportando commenti di uno dei nostri associati, per quanto riguarda sia la storia degli Insubri che quella di Milano. Autorizzazione sicura. NON ho copiato nulla che non avesse il diretto benestare degli interessati.

Cordiali Saluti Eloy

Precisazioni

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Vorrei precisarvi altresì che il signor Lucièn Riva, direttore della rivista virtuale "Celtica rivista culturale Europea" che trovate all'indirizzo www.celtica.return.to, lo conosco personalmente, anche perchè collaboro con la sua rivista con lo pseudonimo "Ailinn". Affermo altresì che i dati riportati nella pagina che avete segnalato, sono stati tratti da una mia segnalazione al diretto interessato. Per quel che riguarda poi il dott. Giancarlo Minella, ha partecipato alle nostre conferenze sulla Milano celtica, e mi conosce molto bene, tanto da potervi assicurare che tutto quanto scritto nell'articolo non ha alcun vincolo di copyright.

Cordialmente Eloy

Fondazione celtica di Milano

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Ciao Eloy,
volevo chiederti di stare attenta ;-) quando scrivi nelle pagine di discussione perché hai accidentalmente cancellato dei commenti altrui.
Ciao,

Frieda (dillo a Ubi) 10:14, Dic 29, 2004 (UTC)

Testo tolto dalla pagina sulla Fondazione di Milano

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La fondazione di Milano

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«Circa il passaggio dei Galli in Italia conosciamo queste cose: mentre a Roma regnava Tarquinio Prisco, la parte dei Celti, che è la terza parte della Gallia, era sotto il dominio dei Biturigi; questi fornivano un re al popolo celtico. Questi fu Ambigato, potentissimo per valore e ricchezza tanto propria quanto pubblica, perché sotto il suo regno la Gallia fu a tal punto abbondante di messi e di uomini, da sembrare che una tale abbondante popolazione potesse a stento esser governata. Costui, desiderando alleviare il proprio regno da quella sovrabbondante popolazione, annunciò che avrebbe inviato Belloveso e Segoveso, figli di sua sorella, baldi giovani, nelle sedi che gli dèi, per mezzo degli auguri, avrebbero indicato; essi convocassero il numero di uomini che desiderassero, affinché nessuna tribù potesse opporsi a loro che arrivavano. Allora per sorte furono assegnati a Segoveso i balzi dell'Ercinia; a Belloveso gli dèi concedevano la strada verso l'Italia. Questi prese con sé i Biturigi, gli Arverni, i Senoni, gli Edui, gli Ambarri, i Carnuti e gli Aulerci. Quindi si erano trovati di fronte le Alpi; e non mi stupisco che esse apparissero vie invalicabili, non essendoci nessuna via secondo ricordo, se non si vuole credere che siano state valicate, secondo le leggende relative ad Ercole. Essi attraversarono le Alpi attraverso il territorio dei Taurini; e, dopo aver sconfitto in battaglia gli Etruschi non lontano dal fiume Ticino, vi fondarono una città; la chiamarono Mediolanum».

Già sappiamo, da ricerche approfondite compiute da noti archeologi e storici, che Milano fu fondata dagli Insubri: ma quando esattamente? La maggior parte degli studiosi ha le idee poco chiare in merito, in quanto se ci affidiamo unicamente alle leggende, abbiamo dati contrastanti.

Uno fra gli storici dell'Impero Romano, Tito Livio, ci offre un'ipotesi alternativa ma più valida delle altre, che retrodata la fondazione di Milano ad almeno al VII secolo a.C., durante il regno di Tarquinio Prisco (616-579 a.C.). Questo racconto della fondazione di Milano, però, potrebbe anche riferirsi ad un periodo antecendente, in quanto il resoconto riportato da Livio, era stato "ascoltato" da un Gallo (abitante della Gallia Cisalpina) che glielo aveva raccontato. Questo dato è confutato dal fatto che durante gli scavi compiuti in Via Moneta, della Metropolitana della linea 3, e di altre zone centrali limitrofe, sono stati ritrovati reperti del periodo Golasecchiano.

La leggenda che più si avvicina e si ricollega a questi dati archeologici, è quella del racconto liviano secondo il quale un pago degli Edui, provenienti dalla Gallia Transalpina (Francia), erano giunti nella Pianura Padana perché avevano sentito dire che questo territorio era chiamato «Insubrio», proprio come il nome della loro tribù principale, gli Insubri. Ritenuto il fatto un segnale sacro, decisero di fermarsi in quel luogo e di chiedere ai loro sacerdoti, i Druidi, di dialogare con gli dei per capire dove poter fondare il loro villaggio. Gli dei ascoltando le loro invocazioni, mandarono come messaggero una scrofa semilanuta bianca di cinghiale che li condusse presso una radura di Biancospini, attraversando un bosco di querce e castagni. Qui fondarono Medhelan che in lingua insubre significa «centro sacro».

Perché questi segni erano ritenuti sacri?

  1. la scrofa bianca. In quel periodo la Pianura Padana era popolata da un numero incredibile di cinghiali. Il fatto però di vedere una scrofa bianca, era raro e quindi, secondo la superstizione degli antichi era di buon auspicio. Il colore bianco era simbolo di purezza.
  2. la siepe di Biancospino. Il biancospino era la pianta che più rappresentava una delle divinità più venerate dagli Insubri: Belisama.

A questo punto, avendo ricevuto due elementi sacri, decisero di fermarsi ed iniziare a costruire il villaggio, servendosi del legno di questa pianta per recintare il luogo sacro. I druidi posero la prima pietra, un menhir (letteralmente significa «pietra allungata»), nel punto di congiunzione tra una fonte d'acqua sorgiva e, osservando il Cielo, (i Druidi erano abili astronomi) il punto riportato in terra per speculazione, della stella che in quel momento era più brillante: Sirio. Anche quest'ultima non era casuale, in quanto era una delle tante rappresentazioni della dea Belisama.

Dobbiamo considerare che gli Insubri come tutte le altre tribù celtiche, non facevano le cose così per caso: quando dovevano edificare un villaggio, un tempio, prendevano in considerazione non solo la posizione geografica, ma anche la presenza di particolari stelle o elementi del territorio che consideravano significativo. Questo perché erano elementi che rappresentavano un centro d’equilibrio tra Cielo e terra. Dell’origine celtica di Milano, ai giorni nostri, si possono vedere ancora dei simboli particolari. Prima di tutto è bene ricordare la «scrofa semilanuta» posta in piazza Mercanti e che rappresenta uno dei simboli più antichi della città. Abbiamo poi la quercia, pianta simbolo dei Druidi, visibile sul portone di sinistra del Duomo. All’interno della cattedrale sul soffitto di destra possiamo vedere tanti bei Triskell, simbolo celtico per eccellenza che rappresenta il percorso che il Sole compie durante tutto l'anno e simbolo di perfezione. Ma di questi esempi, se ne trovano parecchi girando per le vie di Milano. Non ultimo, la pietra tanto venerata dai milanesi che San Barnaba utilizzò per evangelizzare i cittadini di Milano. È, questa, una pietra antica importante per il popolo Insubre in quanto rappresenta, coi suoi 13 raggi, il calendario luni-solare e la ruota della Vita, simbolo del dio Belenos e della Dea Belisama.

Non a caso, quando giunse San Barnaba, i milanesi si erano radunati attorno alla pietra per compiere «strani rituali», che oggi sappiamo essere legati proprio alle feste del calendario insubre. Questa pietra è meglio conosciuto col nome di «tredesin de Marz», e la possiamo vedere presso la chiesa di Santa Maria della Passione. Altro simbolo di origine celtica, ma non ultimo, è la rosa a sei petali, o stella a sei punte, chiamata anche Sole delle Alpi, che rappresenta la ruota solare e la consolidazione dell’unione tra Uomo e Cosmo. La rappresentazione simbolica del Sole è di origine antica e la ritroviamo in molte valli e paesi del Nord Italia.

La leggenda delle insegne auree di Milano

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Secondo alcuni studiosi, l'area del Duomo sarebbe stata occupata da edifici sacri già due millenni e mezzo di anni fa. Qui si sarebbe trovato un tempio in cui, secondo quanto racconta lo storico Polibio, i Galli insubri custodivano le loro sacre insegne, stendardi tessuti di lana e d'oro chiamati immobili, che venivano tolti dal tempio solo in caso di estremo pericolo e che i guerrieri dovevano difendere a prezzo della vita, non indietreggiando oltre il punto in cui venivano piantati nel terreno. In questo luogo si sarebbero radunati i giovani Insubri quando i romani, guidati dal Console Marcello, posero l'assedio vittorioso alla città nel 225 a.C., consacrando a Minerva il tempio dei nemici sconfitti. In seguito, sull'area attualmente occupata dal Duomo, sorsero quattordici tra chiese e battisteri, tra cui Santa Maria Maggiore, dotata di una torre campanaria alta quasi 147 m (40 m in più della più alta guglia del Duomo), abbattuta nel 1162 per volontà dell'imperatore svevo Federico I Barbarossa che considerava la chiesa una sfida all'autorità imperiale. Le insegne furono portate in luogo sicuro, in montagna. Da allora se n’è persa traccia.

Golasecca, cultura "ponte" dell'Europa

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A partire dall'Età del Bronzo finale, nella Regio Insubrica si venne a delineare una nuova espressione culturale che caratterizzerà a fondo la storia di questo territorio, archeologicamente nota con il termine di Cultura di Golasecca. Le sue testimonianze materiali si trovano sparse in un ampio territorio che va dal Sesia al Serio, dalla linea dello spartiacque alpino centrale al Po e dunque ricalca, a grandi linee, i limiti dell'Insubria storica, oggi amministrativamente suddivisi fra Canton Ticino, Lombardia e Piemonte. Le origini di Milano vanno ricercate in questo periodo perché la vocazione naturale di questo territorio - un ponte di collegamento tra il mondo centro-europeo e mediterraneo - fu per la prima volta valorizzata proprio dalle genti della Cultura di Golasecca: la continuità dello sviluppo culturale che seguì ne fece uno spazio storico-etno-culturale ben definito, destinato a mantenersi nel tempo. Il nome del territorio deriva dall'etnonimo della tribù celtica degli Insubri. Secondo le fonti storiche greco-latine, gli Insubri erano la tribù più potente della Gallia Cisalpina. Tito Livio racconta che quando il principe celta Belloveso, intorno al 600 a.C., attraversò il Ticino provenendo da ovest apprese di trovarsi nell’"agrum Insubrium", nome di un pagus degli Edui, una tribù della Gallia transalpina al suo seguito. Ritenendo questo un segno di buon auspicio decise di fondarvi Medhelan, latinizzato successivamente in Mediolanum.

Il tuo nome utente sarà cambiato

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03:41, 18 mar 2015 (CET)

Rinominato

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19:21, 21 apr 2015 (CEST)