Il dizdar[1][2] (in persiano دزدار‎; in turco dizdar, kale muhafızı) era il titolo dato nell'Impero ottomano al guardiano del castello o al comandante della fortezza,[3][4] incaricato di gestire le truppe e mantenere la fortezza nel suo ruolo di punto di difesa.

Dizdar ottomano del XVI secolo.

La parola è di origine persiana e significa guardiano, prefetto, custode[5] o castellano[6][7] e si diffuse in occidente in seguito alla conquista ottomana dei Balcani.

Il dizdar comandava l'unità militare nella fortezza, ma allo stesso tempo era responsabile anche dell'insediamento (villaggio o città) al di sotto o attorno ad esso, poiché lo scopo della fortezza era quello di difendere l'area.

Come persona al comando, il dizdar aveva il suo vice, chiamato chekhaya, in turco kâhya)[8] e altri subordinati (ad esempio yasakci). I superiori erano i beilerbei, i sanjak-bey e i kadi che avevano il potere di licenziare i dizdar.[9]

Il termine dizdar cadde in disuso con l'abolizione del corpo dei giannizzeri nel 1826.[10]

Nel 1839, dopo le riforme del Tanzimat, l'Impero ottomano abolì le capitanerie e di conseguenza i titoli come "capitano" e "dizdar" cessarono di esistere.[11]

Note modifica

  1. ^ Antony Chadirji, Dizionario turco, arabo e persiano: ridotto sul Lessico del celebre Meninski in ordine alfabetico latino conservando l'ortografia dell'autore colla sola spiegazione italiana ..., Presso L. Nervetti, 1832, p. 186.
  2. ^ (EN) Joseph Twadell Shipley, The Origins of English Words: A Discursive Dictionary of Indo-European Roots, JHU Press, 2001-07, p. 62, ISBN 978-0-8018-6784-2.
  3. ^ (EN) Marino Barlezio, The Siege of Shkodra: Albania's Courageous Stand Against Ottoman Conquest, 1478, David Hosaflook, 2012, p. 241, ISBN 978-99956-87-77-9.
  4. ^ Nuovo dizionario geografico universale statistico-storico-commerciale, Antonelli, 1826, p. 923.
  5. ^ Biblioteca italiana: o sia giornale di letteratura, scienze ed arti, 1834, p. 57.
  6. ^ Dragutin Antun Parčić, Rječnik slovinski-talijanski, Fratelli Battara tipografi editori, 1874, p. 85.
  7. ^ Luciano Rocchi, Ricerche sulla lingua osmanlı del XVI secolo: il corpus lessicale turco del manoscritto fiorentino di Filippo Argenti (1533), Otto Harrassowitz Verlag, 2007, p. 83, ISBN 978-3-447-05511-6.
  8. ^ (EN) Godfrey Goodwin, The Janissaries, Saqi, 2 gennaio 2013, ISBN 978-0-86356-781-0.
  9. ^ (TR) Eftal Şükrü Batmaz, Osmanlı Devletinde Kale Teşkilatına Genel Bir Bakış
  10. ^ (TR) Tolga Uslubaş e Yılmaz Keskin, Alfabetik Osmanlı tarihi ansiklopedisi, Karma Kitaplar, 2007, p. 157, ISBN 978-9944-321-50-1.
  11. ^ (EN) Suraiya Faroqhi, Coping with the State: Political Conflict and Crime in the Ottoman Empire, 1550-1720, Isis Press, 1995, p. 70, ISBN 978-975-428-076-0.

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