Epistolario di Epicuro

Voce principale: Epicuro.

L'epistolario di Epicuro è una raccolta di lettere scritte dal filosofo greco, di cui ci restano numerosi frammenti.

Epicuro, busto marmoreo, copia romana dell'originale greco (III secolo-II secolo a.C.), Londra, British Museum

Contenuto e conservazione modifica

La forma epistolare, come rilevato espressamente da Diogene Laerzio, era la più congeniale ad Epicuro per diffondere in modo breve la propria dottrina, sicché l'epistolario del maestro dovette essere gelosamente custodito e tramandato come forma didattica, come attesta anche il fatto che Filonide avesse composto le epitomi delle lettere non solo di Epicuro, ma anche di Metrodoro, Polieno ed Ermarco[1].

Di poche lettere [2] abbiamo l'indicazione dell'anno in cui furono scritte: abbiamo, dunque, l'indicazione degli anni dal 308 a.C. al 285 a.C., anche se sempre Diogene Laerzio[3] ci conserva la lettera scritta in punto di morte da Epicuro a Ermarco.

Di fatto, probabilmente, come d'uso nell'antichità, l'epistolario epicureo dovette essere ordinato secondo i destinatari, tanto che Usener e Arrighetti, i maggiori editori di Epicuro, raccolgono i frammenti in tal modo.

Si distinguono, in primo luogo, le lettere a gruppi di persone, ossia a comunità epicuree sparse nell'Egeo: Agli amici d'Egitto [4], Agli amici d'Asia[5], Agli amici di Lampsaco[6] (in cui si discuteva di povertà), Ai filosofi di Mitilene [7] (riguardante i suoi studi e i presunti maestri, con il celebre attacco a Nausifane).

Le lettere a singoli[8] erano indirizzate a Ateneo[9], Anassarco [10], Apelle, Apollonide, al proprio fratello Aristobulo, Dositeo, Ermarco, Euriloco[11], Erodoto[12], Temista, Idomeneo, Cratero, Colote, Leonzio e suo marito Metrodoro, Mitre[13], Mys[14], Polieno, Pitocle, Timocrate [15], Firsone e Carmide.

Infine, ci sono pervenuti circa una quarantina di frammenti[16] di lettere senza destinatario specifico, riguardanti la condotta di vita, la polemica contro Stilpone e gli Stoici, questioni private, i suoi discepoli.

Note modifica

  1. ^ PHerc. 1044, f. 4.
  2. ^ Frr. 95-103.
  3. ^ X, 26-27.
  4. ^ Fr. 106 Usener.
  5. ^ Fr. 107 Usener.
  6. ^ Frr. 107-110 Usener.
  7. ^ Frr. 111-114 Usener.
  8. ^ Frr. 115-170 Usener.
  9. ^ Il padre di Metrodoro: H. Usener, Epicurea, Milano, Bompiani, 2007, p. 847.
  10. ^ Non va identificato con l'omonimo filosofo di Abdera. Cfr. I. Ramelli, nota a fr. 116, in H. Usener, Epicurea, Milano, Bompiani, 2007, p. 319. Usener stesso rifiutava l'identificazione del destinario di questa lettera in cui sembra che Epicuro parli del sommo bene in polemica con altri filosofi (ivi, p. 845).
  11. ^ Per H. Usener, Epicurea, Milano, Bompiani, 2007, p. 855 si tratta del discepolo di Pirrone di cui parla Diogene Laerzio IX, 68 ss. e che Epicuro stesso elogia per aver composto un'opera dedicata a Metrodoro (ivi, X 100, 8).
  12. ^ Oltre alla celebre epitome metafisica tramandata da Diogene Laerzio.
  13. ^ Collaboratore amministrativo del diadoco Lisimaco, che mantenne economicamente Epicuro e la sua scuola: H. Usener, Epicurea, Milano, Bompiani, 2007, p. 860.
  14. ^ Schiavo e discepolo di Epicuro, da lui liberato per disposizione testamentaria (Diogene Laerzio, X 168, 11): cfr. H. Usener, Epicurea, Milano, Bompiani, 2007, p. 861.
  15. ^ Fratello di Metrodoro e transfuga dalla scuola, autore di opere fortemente calunniatorie contro Epicuro, che gli rispose in tre volumi: cfr. H. Usener, Epicurea, Milano, Bompiani, 2007, pp. 866-867.
  16. ^ 171-216 Usener.

Bibliografia modifica

  • F. Sbordone, Per la storia dell'epistolario di Epicuro, in Miscellanea di Studi alessandrini in memoria di A. Rostagni, Torino 1963, pp. 26-39.
  • A. Angeli, Frammenti di lettere di Epicuro nei papiri di Ercolano, in "Cronache Ercolanesi, 23 (1993), pp. 11-27.