Ferdinando Valletti

dirigente d'azienda, calciatore e partigiano italiano (1921-2007)

Ferdinando Valletti (Verona, 5 aprile 1921Milano, 23 luglio 2007) è stato un dirigente d'azienda, calciatore e partigiano italiano, mediano del Milan e, successivamente, deportato a Mauthausen e a Gusen II[1].

Ferdinando Valletti
Valletti (a dx) con Andrea Bonomi a San Siro nel 1949
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
Altezza175 cm
Peso70 kg
Calcio
RuoloMediano di spinta
Termine carriera1944
Carriera
Giovanili
????-1938Verona
Squadre di club1
1938-1941Seregno
1941-1944Milano0 (0)
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
Statistiche aggiornate al 17 settembre 2019

Biografia

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Formatosi nel Verona, dopo il diploma di perito industriale fu assunto nel 1938 dall'Alfa Romeo di Milano[2] e fu ingaggiato dal Seregno. Nel 1941 passò al Milan con cui disputò, in tre anni, diverse amichevoli ma nessun incontro ufficiale nel ruolo di mediano[3]. Una lesione al menisco e soprattutto la deportazione nazista ne interruppero la carriera sportiva: infatti fu arrestato dai collaborazionisti repubblichini e consegnato alle SS tedesche per aver aderito allo sciopero del 1º marzo 1944 all'Alfa Romeo. Detenuto dapprima a San Vittore, fu quindi deportato a Mauthausen e, successivamente, a Gusen II, dove fu impiegato nella "squadra cemento" che aveva il compito di scavare gallerie che dovevano servire per occultare alcune fabbriche belliche tedesche.

Condivide la prigionia con il pittore milanese Aldo Carpi, che lo citerà più volte nel suo Diario di Gusen. Si salva anche grazie a un pizzico di fortuna, per il suo trascorso nel Milan è chiamato da un kapò a sostituire un giocatore di calcio nella squadra delle SS: in seguito a ciò gli viene concesso di lasciare il lavoro alle gallerie e di lavorare come sguattero nelle cucine: potrà così svolgere un lavoro meno usurante e portare di nascosto cibo ai compagni, contribuendo a salvare le loro vite. È liberato dalle truppe alleate il 5 maggio 1945. Nel 1947 è insignito del Diploma di medaglia garibaldina[4] e gli è riconosciuta la qualifica di Partigiano combattente.[5]

Terminata la seconda guerra mondiale continua il suo percorso lavorativo all'Alfa Romeo di Milano, presso la quale diventa dirigente. Lascia il lavoro nel 1978. Nel febbraio del 1976 è insignito dell'Ambrogino d'oro dal sindaco di Milano Aldo Aniasi.[6]

Dal 1970 è docente presso l'Associazione Meccanica e presso l'ISEO, e partecipa come relatore al Salone Internazionale della Movimentazione e della Logistica di Padova. Successivamente si dedica con l'ANED e l'ANPI allo svolgimento di conferenze e seminari con lo scopo di tramandare alle nuove generazioni la memoria storica e l'esperienza nei lager nazisti.

Dal 1993 la sua salute è minata da gravi patologie, l'ultima delle quali, la malattia di Alzheimer, lo costringe nel 2000 a rinunciare all'attività didattica e lo porterà poi alla morte, avvenuta nel 2007.

Onorificenze

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Stella al merito del lavoro
— 1979[7]
  1. ^ Walter Veltroni, Ricordo di Ferdinando Valletti e delle vittime della Shoà, in La perfetta letizia, 27 gennaio 2011. URL consultato il 17 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2011).
  2. ^ Manuela Valletti, “La partita del cuore” di Ferdinando Valletti, in La perfetta letizia, 27 gennaio 2011. URL consultato il 17 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2011).
  3. ^ Giorno della memoria, il calcio e la vita, in Milan News, 28 gennaio 2010. URL consultato il 17 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 marzo 2016).
  4. ^ Ass. Ferdinando Valletti, Diploma di medaglia garibaldina Archiviato il 5 settembre 2008 in Internet Archive.
  5. ^ Ass. Ferdinando Valletti, Foglio matricolare dell'Esercito Italiano Archiviato il 20 aprile 2014 in Internet Archive.
  6. ^ Ass. Ferdinando Valletti, Ambrogino Archiviato il 10 ottobre 2008 in Internet Archive.
  7. ^ Associazione Ferdinando Valletti: Maestro del lavoro. Archiviato il 5 settembre 2008 in Internet Archive.

Bibliografia

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  • Aldo Carpi, Diario di Gusen, Einaudi, Torino, 1993
  • Italo Tibaldi, Gusen. Sottocampo di Mauthausen, Aned, Milano, 1990
  • Duccio Bigazzi, Il portello. Operai, tecnici e imprenditori all'Alfa Romeo (1906-1926), Franco Angeli, Milano, 1988
  • Manuela Valletti Ghezzi, Deportato I 57633: Voglia di non morire, Photocity, Pozzuoli, 2011, ISBN 978-88-6682-048-2
  • Manuela Valletti Ghezzi, Papà mi portava in bicicletta, Photocity, Pozzuoli, 2008, ISBN 978-88-6223-163-3

Filmografia

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  • Mauro Vittorio Quattrina, Deportato I 57633, voglia di non morire, 2010

Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN121742631 · ISNI (EN0000 0000 8033 8984 · LCCN (ENno2010094516