Gino Fruschelli

partigiano italiano

Gino Fruschelli (Siena, 1912Alfonsine, 11 aprile 1945) è stato un partigiano italiano, caporal maggiore di fanteria, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia modifica

Negli anni 1941-1943 era stato mobilitato come graduato col 97º battaglione d'assalto CC.NN. per la campagna di invasione della Jugoslavia, durante la quale era stato arrestato assieme ad altri commilitoni per insubordinazione e aggressione ad un sottufficiale della Divisione Bergamo a Vrkovine, e condannato dal tribunale militare della II Armata a 5 anni e 6 mesi di reclusione presso il carcere militare di Gaeta, con degradazione dal ruolo di Camicia Nera scelta e radiato dai ruoli della Milizia[1]. Uscito per sospensione della pena nel 1942 era stato mobilitato con l'89º reggimento fanteria ed inviato sul fronte russo. L'8 settembre 1943 si era dato alla macchia, ma dopo la liberazione della Toscana, nel gennaio del 1945, si era arruolato volontario nel rinato Esercito italiano. Assegnato al 22º Reggimento del Gruppo di combattimento "Cremona", cadde sul fronte del Senio.

A Gino Fruschelli sono state intitolate strade a Roma e nella sua città natale.

Onorificenze modifica

«Comandante di squadra avanzata, durante l'attacco contro una munitissima posizione tedesca, mentre la sua squadra, sorpresa sul fianco destro da un violento fuoco di mitragliatrice, rallentava l'impeto offensivo, ripresi alla mano gli uomini e strappato il fucile mitragliatore dalle mani di un porta arma, apriva decisamente il fuoco per proteggere i movimenti dei compagni. Gravemente ferito, continuava a sparare fino al termine delle munizioni. Colpito una seconda volta, vincendo con ferrea volontà lo strazio della carne martoriata, riusciva a trascinarsi fino ad afferrare il mortaio di un compagno caduto e ad aprire nuovamente il fuoco. Colpito una terza volta da una scheggia di mortaio che gli squarciava una spalla, prima di abbattersi al suolo, con l'ultimo anelito di vita rimasto gli incitava i suoi uomini a proseguire nella lotta e decedeva poco dopo. Esempio di ferrea volontà, di indomito coraggio, di italica virtù guerriera.»
— Alfonsine, 11 aprile 1945[2]

Note modifica

  1. ^ Ruoli matricolari di leva classe1912, Archivio di Stato di Siena.
  2. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 18 luglio 2014.

Collegamenti esterni modifica