Giovanni Porfirio

partigiano e antifascista italiano

Giovanni Porfirio (Trivento, 27 gennaio 1897Roma, 1973) è stato un partigiano, antifascista e politico italiano.

Biografia modifica

Porfirio nacque nel 1897 a Trivento, provincia di Campobasso, nella regione Abruzzi e Molise (ora in Molise). In età adolescenziale emigrò negli Stati Uniti d'America per tornare in patria a causa dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, allorquando si arruolò nel reparto zappatori del genio militare del Regio Esercito. Al termine della grande guerra tornò a Trivento e, nel 1920, si sposò, poco prima di fondare, unitamente al fratello Alessandro, la locale sezione del Partito Comunista Italiano.

Separatosi dalla moglie, con la quale aveva avuto tre figli, durante il ventennio fascista tornò in America, a New York, dove arrivò clandestinamente e lavorò come muratore.[1][2]

L'incontro con Mary Neiman modifica

Nel 1931 conobbe e s'innamorò di Mary Neiman, ebrea originaria della cittadina polacca di Łowicz. I due si trasferirono in Unione Sovietica, dove restarono finché non mutarono notevolmente le condizioni che in passato avevano favorito e protetto gli stranieri. Nel 1936 si trovarono a Roma dove, a causa della precedente attività politica di Giovanni ed essendo stati schedati dal regime, subirono quotidiani controlli da parte delle forze dell'ordine. Qualche mese dopo Giovanni tornò a Trivento e con la compagna e i loro due figli si stabilì in un casolare in località Morgia di Pietrafenda (conosciuta anche semplicemente come Pietra Fenda).

I due furono denunciati per concubinato dalla moglie di Giovanni, arrestati e rilasciati quasi subito, in seguito al pagamento della relativa pena pecuniaria.[1][2][3]

La Banda Porfirio modifica

Pochi giorni dopo l'armistizio di Cassibile del settembre del 1943, Giovanni e Mary fondarono il locale corpo di liberazione nazionale contro il nazifascismo, con base a Pietrafenda. L'unica banda armata partigiana del Molise, di fatto operativa tra il mese di settembre del 1943 e la metà di gennaio del 1944, acquisì il nome di "Banda Porfirio". La formazione della "prima resistenza" molisana fu formata da circa 50 componenti (tra questi figurava anche il figlio nato a Mosca, Gino Porfirio[4]), tutti riconosciuti ufficialmente partigiani grazie all'attività di lotta e sabotaggio attestata e svolta contro i nazisti nel territorio circostante il triventino, nella valle del Trigno, sul monte Marrone e su altri rilievi delle Mainarde, tra le linee difensive tedesche del Volturno e Gustav. I nazisti ordinarono al maresciallo dei Carabinieri, Giuliano Cattari,[5] di catturare Porfirio, pena l'uccisione di alcuni giovani abitanti del luogo. Grazie allo stesso maresciallo e alla successiva e veloce Liberazione, la tragedia fu evitata. I liberatori di Trivento furono gli Alleati della I divisione canadese, aiutati dalla stessa Banda Porfirio. I partigiani molisani si distinsero anche per aver contribuito a soccorrere e proteggere i prigionieri fuggiti dal campo di internamento di Sulmona lungo l'asse di Roccaraso e Agnone, oltre il confine meridionale abruzzese, verso i territori già liberi dall'occupazione nazista.[1][2]

Note modifica

  1. ^ a b c Fabrizio Nocera: vi racconto chi era Giovanni Porfirio, su primonumero.it, 28 novembre 2020. URL consultato il 27 marzo 2024.
  2. ^ a b c Isabella Insolvibile, Giovanni Porfirio e Mary Neiman in Belle storie. Donne e uomini della Resistenza, Radio Rai 3, RaiPlay Sound, 13 aprile 2020.
  3. ^ Mary Neiman, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 27 marzo 2024.
  4. ^ Gino Porfirio, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 28 marzo 2024.
  5. ^ Giovanni Porfirio, su portal.ehri-project.eu, EHRI (European Holocaust Research Infrastructure). URL consultato il 1º aprile 2024.

Bibliografia modifica

  • Farley Mowat, Il Reggimento (The Regiment), Milano, Longanesi (edizione italiana, traduzione di Bruno Oddera, 1976.
  • Fabrizio Nocera, Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart, Torino, Il Rinnovamento di Cerabona, 2021.

Collegamenti esterni modifica