Giovanni da Scanzo

vescovo cattolico

Giovanni da Scanzo, o Giovanni Bucelli (Scanzorosciate, 1250 circa – Bergamo, 12 novembre 1309), è stato un vescovo cattolico italiano.

Giovanni da Scanzo
vescovo della Chiesa cattolica
Giovanni da Scanzo
 
Incarichi ricopertiVescovo di Bergamo
 
Nato1250 circa a Scanzorosciate
Nominato vescovo31 luglio 1295
Deceduto12 novembre 1309 a Bergamo
 
Aula picta di Bergamo

Biografia modifica

Malgrado non si conoscano le sue origini e l'anno di nascita, è certo che studiò teologia a Bergamo divenendo presbitero. Il cognome Bucelli risulta indicato solo nelle relazioni scritte dal notaio della curia Bartolomeo da Osa, ma è maggiormente conosciuto con quello che dovrebbe indicare la sua città di provenienza.

Si recò a Roma al seguito dell'arcidiacono Cassono della Torre, dove lavorò per vent'anni presso la cancelleria della curia romana. Grazie alle sue capacità fu nominato canonico di Bergamo da papa Gregorio X, ma Bergamo, che era rimasta senza vescovo nel 1292 dopo la morte di Roberto Bonghi, si trovava in una situazione politica cittadina molto problematica.

Il capitolo dei canonici della cattedrale, si trovò nell'incapacità di eleggere un nuovo vescovo a causa dei dissidi delle famiglie che rappresentando le diverse fazioni desideravano imporre il proprio prescelto. Coprì il ruolo di vescovo facendone le veci, il vicario capitolare Petrazano Petrazani di Modena.

Il Bucelli fu investito del titolo di presule di Bergamo con la bolla Aduniversalis Ecclesiae il 31 luglio 1295, e consacrato da Giovanni Boccamazza, ma attese il mese di dicembre a occuparne la cattedra, causa la grave situazione cittadina. Fece un ingresso solenne preceduto dalle bolle pontificie di Bonifacio VIII che non solo gli conferivano la nomina ma anche il diritto di collazione di quattro canonicati e le prebende delle chiese collegiate, lettere presentate non solo alle gerarchie ecclesiastiche ma anche agli amministratori comunali.

Questo non lo rese immune dalle lotte intestine che invadevano la città, assistette spettatore impotente anche alla distruzione del palazzo vescovile durante uno scontro tra i guelfi Colleoni, accusati di aver ucciso Jacopo da Mozzo che era sostenitore dei ghibellini Suardi. Il Bucelli fu ospitato dalla famiglia Rivola presso la chiesa di san Michele e dalla basilica di sant'Alessandro[1].

Il cancelliere della curia Bartolomeo da Osa, documentò quotidianamente l'attività pastorale del Bucelli. La descrizione puntigliosa delle attività del vescovo, ci danno un'immagine chiara del Bucelli sia come uomo che come vescovo. Le difficoltà che dovette affrontare ce lo raffigurano dal carattere energico ma sensibile alla cultura, a lui si deve la committenza per i lavori di affrescatura della camera nova alta episcopatus. L'affresco raffigurante il vescovo orante nell'aula della curia vescovile, secondo gli studiosi raffigurerebbe il Bucelli. Durante il suo episcopato[2] si dedicò attivamente anche all'attività pastorale[3].

Nel 1304 convocò il sinodo diocesano dove si registra la presenza di 171 prelati dando il via ad un rinnovamento della chiesa di Bergamo, dove vennero emanati decreti che regolamentarono con chiarezza quale doveva essere il ruolo degli uomini di chiesa rispetto a fedeli. Il sinodo decretò la condanna per chi avesse profanato i sacramenti, o rubato e danneggiato edifici sacri, per gli evasori dei dazi sul trasporto, per i giocatori d'azzardo e confermando quanto era già stato decretato dal sinodo di Milano del 1287, tenuto da Ottone Visconti che garantiva il divieto di uso e abuso dei beni ecclesiastici[4].
Nel 1309 finalmente la città raggiunse la riappacificazione tra le famiglie grazie alla mediazione di Lanfranco Amici e Valentino Solari del Monastero di santo Stefano e Filippo Vimercati e Guglielmo Pietrogallo del convento di san Francesco.

Importante fu la sua decisione presa sempre nel 1309 per il monastero di monastero di San Giorgio di Redona,quando dovette scegliere tra gli uomini o le donne presenti nella comunità doppia quale responsabile e governatore. La sua scelta cadde su una rappresentante di sesso femminile. La sua scelta divenne un interessante esempio di uguaglianza all'interno della comunità degli umiliati nel XIV secolo.[5]

 
Aula picta della curia vescovile di Bergamo, affreschi del XIII secolo, frammento trecentesco

Nel medesimo anno il Bucelli si recò a Milano per cercare di intervenire nella liberazione dell'arcivescovo Cassono della Torre, che era stato imprigionato dal cugino Guido accusandolo di aver sostenuto i Visconti. Ma il vescovo, che si trovava già in gravi condizioni di salute, non sopportò le fatiche del viaggio morendo improvvisamente a Milano il 12 novembre[6][7]

Note modifica

  1. ^ Bergamoscomparsa ːle lotte fra le fazioni e la pena del bando, su bergamosera.com, Bergamo sera. URL consultato l'8 marso 2018 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2018).
  2. ^ Bergamo scomparsaːL'aula della Curia, su bergamosera.com, Bergamo sera. URL consultato l'8 marzo 2018 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2018).
  3. ^ Sinodo diocesano tenuto in Bergamo l'anno 1304 sotto il vescovo Giovanni da Scanzo, su books.google.it, 1853. URL consultato il 25 gennaio 2018.
  4. ^ Giovanni Finazzi, Sinodo Diocesano tenuto in Bergamo l'anno 1304 sotto il vescovo Giovanni da Scanzo tratto da un codice Pergameno di Bartolomeo Ossa esistente nell'archivio capitolare e pubblicato, Milano, Boniardi-Pogliani, 1853.
  5. ^ Maria Teresa Brolis, Il governo femminile nelle comunità doppie-San Giorgio di Redona (PDF), p. 177..
  6. ^ Bergamo notizie patrie raccolte da Carlo Facchinetti almanacco per l'anno 1827, Stampaerie Mazzoleni. URL consultato l'8 marzo 2018.
  7. ^ Giuseppe Ronchetti, Memorie istoriche della città e chiesa di Bergamo, Archivio storico Brembatese, 1975, p. 9.

Bibliografia modifica

  • Giovanni Finazzi, Sinodo Diocesano tenuto in Bergamo l'anno 1304 sotto il vescovo Giovanni da Scanzo tratto da un codice Pergameno di Bartolomeo Ossa esistente nell'archivio capitolare e pubblicato, Milano, Boniardi-Pogliani, 1853.
  • Bortolo Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Bergamo, pp. 65, 143, 161, 191, 241.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica