Girolamo Pilotti

pittore italiano

Girolamo Pilotti, o Pilotto (Venezia?, ... – ...; fl. 1597-1649), è stato un pittore italiano tardomanierista della Repubblica di Venezia, attivo a Venezia e nei domini di terraferma.

Biografia modifica

Nato forse a Venezia verso il 1575, è considerato allievo di Palma il Giovane e risulta iscritto alla fraglia dei pittori dal 1597 al 1639[1]. Fu annoverato dal Boschini tra i pittori delle sette maniere segnalando come fosse «di maniera più dolce e non tanto gagliarda» rispetto al maestro ma solo «per avvertire qualche distinzione tra loro»[2]. A causa delle spoliazioni napoleoniche nelle chiese veneziane rimane veramente poco rispetto a quanto rammentato da Boschini nel 1674 e Zanetti nel 1733 e poi riordinato nel 1771[3]. Dispersioni che hanno seriamente ridotto gli i materiali per lo studio del pittore limitandone l'attuale conoscenza.

Prima opera nota è la pala dei Santi Isidoro, Nicolò e Benedetto, eseguita nel 1609 per la chiesa di Santa Maria Elisabetta del Lido; disgraziatamente espansa con varie aggiunte e rovinata nella pellicola pittorica, rivela nella figura di San Nicolò, la meglio conservata, una certa robustezza di stesura. Nell'Apparizione della Vergine a san Giobbe dell'oratorio di San Giobbe, vicino all'omonima chiesa e nella pala di San Nicolò della parrocchiale di Cecina a Toscolano Maderno è evidente un'attenzione al paesaggio derivata dal Tintoretto e una energica costruzione delle figure debitrice di Leandro Bassano[4].

Dopo il 1620 venne maggiormente apprezzato tanto da ottenere alcune commissioni pubbliche per il Palazzo Ducale; gli affreschi oggi perduti nella cappella privata del doge, un lungo fregio che probabilmente rappresenta l'Allegoria del Buon Governo di Venezia di cui restano due frammenti a palazzo Corner della Ca' Granda, e la cosiddetta Festa di San Nicolò ugualmente perduta. Queste opere gli guadagnarono ulteriore stima ed essere incaricato per i cartoni dei nuovi mosaici da installare in San Marco. Questo incarico che lo vide impegnato continuativamente dal 1626 al 1639, data dell'ultimo pagamento, nella realizzazione di oltre 20 soggetti[5] tra cui spicca il Paradiso, una estesa opera con oltre sessanta figure, fortemente debitrice al medesimo soggetto dipinto dal Tintoretto[6]. Probabilmente è questa sua consuetudine con le opere musive che lo influenzò verso la sua peculiare caratteristica delle minuscole lumeggiature[7].

Note modifica

  1. ^ Pedrocco 2000, p. 35.
  2. ^ Boschini 1674,  nella Breve istruzione per intender in qualche modo le maniere de gli Auttori Veneziani, senza numero di pagina.
  3. ^ Zanetti 1771, p. 353-355.
  4. ^ Pallucchini 1981, vol. 1, pp. 49-50.
  5. ^ Scarpa 1993. p. 56.
  6. ^ Scarpa 1993. pp. 50, 52.
  7. ^ Scarpa 1993. p. 49.

Bibliografia modifica

  • Marco Boschini, Le ricche minere della pittura veneziana, Venezia, Francesco Nicolini, 1674.
  • Pellegrino Antonio Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia, Pasquali, 1753.
  • Antonio Maria Zanetti, Della pittura veneziana e delle opere pubbliche de' veneziani maestri libri V, Venezia, Albrizzi, 1771.
  • (EN) Michael Bryan, Dictionary of Painters and Engravers, Biographical and Critical, a cura di Walter Armstrong e Robert Edmund Graves, II L-Z, Londra, George Bell and Sons, 1889, p. 293.
  • Rodolfo Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano, Electa, 1981.
  • Jacopo Scarpa, Opere veneziane di Girolamo Pilotti, in Arte Documento, vol. 7, Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 1993.
  • Filippo Pedrocco, Venezia, in Mauro Lucco (a cura di), La pittura nel Veneto: il Seicento, vol. 1, Milano - Venezia, Electa - Regione del Veneto, 2000.

Collegamenti esterni modifica

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