Ibristofilia

parafilia sostanziata nell'attrazione verso criminali
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

L'ibristofilia è una parafilia in cui l'eccitazione sessuale e il raggiungimento dell’orgasmo, o la facilitazione ad esso, sono dipendenti o comunque contingenti dal fatto di essere a conoscenza che il proprio partner ha commesso qualcosa di non consentito dalla legge, quindi dei veri e propri crimini, anche efferati, quali omicidio, stupro e rapina a mano armata. Il termine, coniato dallo psicosessuologo John Money, deriva dall’unione delle parole greche ὑβρίζειν (hybrízein), letteralmente "commettere un oltraggio verso qualcuno" (a sua volta derivata da ὕβρις, "hybris"), e philo, che significa "avere una forte affinità/preferenza per".[1] Nella cultura popolare, questo fenomeno è conosciuto anche come "sindrome di Bonnie e Clyde",[2] anche se con quest’ultima espressione ci si riferisce più spesso al fenomeno, il cui accadimento è sempre imputabile all’ibristofilia, che accade non solo quando il soggetto più remissivo è attratto dai crimini commessi dal soggetto dominante, ma quando esso è addirittura indotto dal secondo soggetto a compiere insieme atrocità a danni di altri individui.[3]

È probabilmente il risultato di questa parafilia, la quale è stata proposta per l’inserimento nella quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il fatto che molti famigerati detenuti, spesso incarcerati per i peggiori crimini, ricevano spesso lettere da loro ammiratori contenenti apprezzamenti amorosi o sessuali, apprezzamenti che, talvolta, sono sfociati in matrimoni celebrati in carcere.[4][5]

Così come altre parafilie quali l’asfissiofilia e l’autassassinofilia, anche l’ibristofilia è inclusa tra le parafilie ritenute potenzialmente letali.[6]

Cause modifica

Negli anni sono state addotte diverse motivazioni circa le cause dell'ibristofilia. Ad esempio, in una sua opera al riguardo, Katherine Ramsland, docente di psicologia forense all'Università DeSales, riporta i casi di alcune donne che hanno sposato o hanno avuto appuntamenti con serial killer maschi, le quali, intervistate a riguardo, avevano offerto diverse motivazioni: innanzitutto la maggior parte delle donne in questione pensa di poter cambiare un uomo crudele e potente come un serial killer, sentendo questo quasi come una missione; altre affermano invece di "vedere" il ragazzino che il killer era un tempo e cercano quindi di crescerlo e allevarlo con amore; alcune, infine, sperano di ottenere le luci della ribalta, sperando di finire in una trasmissione televisiva, in un film o in un libro. C’è poi, secondo Ramsland, da tenere conto del concetto di "ragazzo perfetto". Una donna che intrecci una relazione con un uomo già carcerato e magari condannato a vita, sa dove il suo compagno si trovi in ogni momento e sa che le sta pensando. Sempre secondo Ramsland, mentre possono essere consapevoli del fatto che ci sia qualcuno che le ami, queste donne non devono affrontare i problemi quotidiani insiti nella maggior parte delle relazioni: non devono fare il bucato o cucinare per il proprio uomo, né tantomeno devono rendergli conto di nulla. In questo modo una donna può mantenere attiva la propria fantasia per un lungo periodo.
Altri studiosi hanno invece offerto spiegazioni basate sull’equiparazione dell’infatuazione per gli assassini con le forme estreme di fanatismo. Essi vedono in queste donne dei soggetti insicuri che non sono in grado di trovare un compagno nei modi più comuni o sono invece soggetti che vogliono evitare l'amore fisico, cercando invece relazioni romantiche che non possono essere consumate.[4]

Ponendo l’attenzione sul caso di individui di sesso femminile attratti serial killer maschi, lo psicologo Leon F. Seltzer ha avanzato spiegazioni basate sulla psicologia evoluzionista. Secondo Seltzer, i serial killer sono in questo caso visti come maschi alfa, e per questo tendono ad attrarre le donne, dato che nella nostra storia evolutiva, maschi violenti di questo tipo erano in grado di proteggere al meglio la propria compagna e la propria prole. Anche se oggi una donna può comprendere che dare un appuntamento a un serial killer può essere qualcosa di pericoloso, cionondimeno essa può essere attratta da lui, infatti, come Seltzer afferma: "Come terapista ho incontrato molte donne che si lamentavano della propria vulnerabilità di fronte a uomini dominanti che esse consapevolmente riconoscevano essere del tutto sbagliati per loro".[5] A riprova della diffusione di questa fantasia femminile che vede la preferenza di un uomo dominante, Seltzer cita il libro A Billion Wicked Thoughts: What the World's Largest Experiment Reveals about Human Desire di Ogi Ogas e Sai Gaddam. In questo libro si discute di come risulti evidente che la suddetta fantasia sia la trama dominante della maggior parte di libri e film a carattere erotico destinati a un pubblico femminile anche se la fantasia si basa sempre sul fatto che la dominazione del maschio "non rappresenti il vero, intimo, essere del personaggio maschile".[5]

Dello stesso pensiero è lo psichiatra forense Park Dietz, secondo il quale queste donne, da lui definite Serial Killers Groupies, sono spinte ad amare un individuo violento perché è come se si unissero alla parte più malvagia del criminale o del serial killer per essere, a loro volta, forti e invincibili quanto lui. A fare presa sull’animo di questi soggetti sarebbe quindi la figura dell’uomo ribelle che, per anni o comunque per un tempo piuttosto lungo, è riuscito a prendersi gioco delle autorità sfuggendo alla cattura pur continuando a compiere misfatti.[3]

Esempi modifica

  • Uno dei più famosi esempi di ibristofilia è il gran numero di donne che è stato attratto dal serial killer statunitense Ted Bundy dopo il suo arresto.[7] Bundy attirava spesso decine di donne nelle aule dei tribunali dove si tenevano i suoi processi[8] e, durante gli anni della sua carcerazione, ha probabilmente ricevuto centinaia di lettere d'amore.
  • Richard Ramirez, "the Night Stalker", dopo il suo arresto, durante i processi e la detenzione, ricevette centinaia di lettere da uomini e donne; una di loro arrivò anche a sposarlo.
  • Jeffrey Dahmer, un altro serial killer statunitense, soprannominato "Il mostro di Milwaukee", aveva una schiera di donne innamorate di lui, le quali, negli anni della sua detenzione, gli hanno fatto recapitare lettere d'amore, denaro e regali vari.[9]
  • Anche terroristi come il norvegese Anders Behring Breivik[10] e il kirghiso Dzhokhar Tsarnaev, uno degli attentatori della maratona di Boston del 2013,[11] sono stati oggetto di ibristofilia.
  • Criminali italiani che erano giunti agli onori delle cronache come Pietro Maso, Erika De Nardo e Mauro Favaro e altri hanno ricevuto lettere di ammiratori che dichiaravano tutto il loro interesse, anche amoroso, e la loro approvazione per i reati commessi.[12]

Note modifica

  1. ^ Eric W. Hickey, Sex crimes and paraphilia, Pearson Education, 2006, pp. 197-9, ISBN 9780131703506.
  2. ^ Francesco Semprini, “Simpatie per i killer di Boston” La sindrome di Bonnie and Clyde che colpisce mamme e giovani Usa, su lastampa.it, La Stampa, 2 maggio 2013. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  3. ^ a b Marilena Cremaschini, Le SKG donne che amano i serial killer, su marilenacremaschini.it, Marilena Cremaschini, 14 agosto 2018. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  4. ^ a b Katherine Ramsland, Women Who Love Serial Killers, in Psychology Today, 20 aprile 2012. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  5. ^ a b c Leon F. Seltzer, Why Do Women Fall for Serial Killers?, in Psychology Today, 24 aprile 2012. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  6. ^ Gordon, Jr. Wilbert Anthony e James E. Elias, Potentially Lethal Modes of Sexual Expression, Western Region Annual Conference of the Society for the Scientific Study of Sexuality, 2005.
  7. ^ Nigel Cawthorne, Serial Killers and Mass Murderers: Profiles of the World's Most Barbaric Criminals, Ulysses Press, 2007.
  8. ^ Stephen G. Michaud, The Only Living Witness: The True Story Of Ted Bundy, su trutv.com, Crime Library. URL consultato il 22 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2019).
  9. ^ Ian Barnard, Nanny M. W. de Vries e Jan Best, The Racialization of Sexuality: The Queer Case of Jeffrey Dahmer, in Thamyris Overcoming Boundaries: Ethnicity, Gender and Sexuality., Rodopi, p. 88, ISSN 1381-1312 (WC · ACNP). URL consultato il 22 gennaio 2019.
  10. ^ Breivik 'gets love letters from 16-year-old girls', su thelocal.no, The Local, 18 giugno 2012. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  11. ^ Leonardo Bianchi, Free Jahar e gli altri, su rivistastudio.com, Riva Studio, 24 luglio 2013. URL consultato il 22 gennaio 2019.
  12. ^ Carola Castagnini, Donne che amano uomini che uccidono (PDF), CEPIC - Centro Europeo di Psicologia, Investigazione e Criminologia Tesina per il corso di Criminologia e Scienze Investigative. URL consultato il 22 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2019).