Jean Paul

scrittore e pedagogista tedesco

Jean Paul, pseudonimo di Johann Paul Friedrich Richter (Wunsiedel, 21 marzo 1763Bayreuth, 14 novembre 1825), è stato uno scrittore e pedagogista tedesco.

Jean Paul

BiografiaModifica

Primogenito di un pastore protestante, iniziò a Lipsia gli studi teologici nel 1781. Tuttavia, avendo compreso che la sua unica vocazione era quella di fare lo scrittore a tempo pieno, li abbandonò dopo soli sei mesi[1]. Probabilmente a questa decisione contribuirono anche alcune difficoltà economiche. Egli tornò così a Hof, dove la sua famiglia si era trasferita da tempo.

Nel 1790 fondò e diresse la scuola elementare di Schwarzenbach. In questi anni la sua produzione fu particolarmente feconda ma il successo arrivò solo nel 1795 con Hesperus, che lo portò finalmente al benessere economico e alla notorietà.

Recatosi a Weimar nel 1796 fece amicizia con Johann Gottfried Herder, conobbe Christoph Martin Wieland e infine Johann Wolfgang Goethe e Friedrich Schiller, coi quali peraltro non fu in rapporti cordiali, avendone rifiutato sia la concezione classicista dell'arte sia le idee anti-repubblicane.

Nel 1800, anno della pubblicazione del primo dei quattro volumi del romanzo Der Titan, a Berlino, entrò in contatto con le maggiori personalità culturali. Qui conobbe Karoline Meyer, figlia di un funzionario prussiano, che sposò nel 1801.

Nel 1804 si stabilì a Bayreuth, dove lavorò al romanzo incompiuto Die Flegeljahre, in cui riprende il tema tipicamente tedesco dell'inconciliabile dualismo della natura umana. In quello stesso anno pubblicò un saggio, Vorschule der Ästhetik (Introduzione all'estetica) e, tre anni più tardi, un romanzo pedagogico, Levana. A Heidelberg, nel 1817, gli fu conferita una laurea honoris causa.

Negli anni successivi la sua produzione calò sensibilmente, anche a causa di una malattia alla vista e alla perdita dell'unico figlio. Morì sessantaduenne a Bayreuth, ormai cieco.

 
riproduzione da un manoscritto
 
Statua di Jean Paul a Bayreuth

StileModifica

Jean Paul occupa una posizione insolita nella letteratura tedesca e ha sempre suscitato pareri discordanti fra il pubblico letterario, diviso fra indifferenza e ammirazione incondizionata. Fra gli altri Carlo Dossi, nelle sue Note Azzurre, lo cita spesso, chiamandolo Gian Paolo, e ne loda ironia ed umorismo. Ha portato ai suoi estremi le forme della novella romantica: Schlegel ha chiamato i suoi romanzi soliloqui, a cui fa partecipare i suoi lettori (in questo senso andando anche oltre Laurence Sterne in Tristram Shandy). Jean Paul giocava abitualmente con una moltitudine di idee buffe e bizzarre: il suo lavoro è caratterizzato da metafore selvagge così come da trame digressive e in parte labirintiche. Ha mescolato la contemplazione con la teoria letteraria: accanto all'ironia vivace il lettore trova satira amara e umorismo mite; accanto a passaggi sobriamente realistici ci sono idilli romanzati e spesso ironicamente ridotti, commenti sociali e dichiarazioni politiche. I rapidi cambiamenti di umore attrassero il compositore Schumann il cui Papillons si ispirò a Jean Paul.

I suoi romanzi erano particolarmente ammirati dalle donne. Ciò era dovuto all'empatia con cui Jean Paul creava i personaggi femminili nelle sue opere: mai prima d'ora nella letteratura tedesca le donne erano rappresentate con tale profondità psicologica. Allo stesso tempo, tuttavia, il suo lavoro contiene battute misogine. Il personaggio di Jean Paul potrebbe essere stato vario e confuso come molti dei suoi romanzi: si diceva che fosse molto socievole e spiritoso, ma allo stesso tempo estremamente sentimentale: avendo una natura quasi infantile, si commoveva rapidamente fino alle lacrime. È ovvio dalle sue opere che i suoi interessi comprendevano non solo la letteratura, ma anche l'astronomia e altre scienze.

Non sorprende che il rapporto di un autore così capriccioso con i classicisti di Weimar Goethe e Schiller sia sempre rimasto ambivalente: Schiller una volta osservò che Jean Paul gli era estraneo come qualcuno caduto dalla luna, e che avrebbe potuto essere degno di ammirazione «se avesse fatto buon uso delle sue ricchezze come altri uomini hanno fatto della loro povertà». Herder e Wieland invece apprezzavano pienamente il suo lavoro e lo sostenevano. Sebbene abbia sempre tenuto le distanze dai classicisti, che volevano "assolutizzare" l'arte, e sebbene il suo approccio teorico (in particolare nella sua Introduzione all'estetica) fosse notevolmente influenzato dal Romanticismo, sarebbe fuorviante definirlo un romantico senza qualificazione. Anche qui prese le distanze: con tutto il suo soggettivismo non assolutizzava il soggetto dell'autore come facevano spesso i romantici. Jean Paul aveva quello che era diventato raro tra il rigore classico e l'ironia romantica: l'umorismo. Fu anche uno dei primi ad avvicinarsi all'umorismo da un punto di vista teorico.

Pensava che sia l'Illuminismo che la metafisica avessero fallito, sebbene avessero ancora un'importanza per la sua visione del mondo. Arrivò a una filosofia senza illusioni e a uno stato di rassegnazione umoristica. Di conseguenza fu uno dei primi difensori della filosofia di Schopenhauer. Non ha cercato di indottrinare, ma di ritrarre la felicità umana, anche (e soprattutto) in un ambiente sempre più alienato: i castelli rococò e gli squallidi villaggi dell'Alta Franconia. Jean Paul non solo fu il primo a usare e nominare il motivo letterario del Doppelgänger, ma lo utilizzò anche in innumerevoli varianti (ad esempio Siebenkäs e Leibgeber, Liane e Idoine, Roquairol e Albano). Nel suo romanzo Siebenkäs definisce i Doppelgänger come le "persone che vedono se stesse".

Nel 1804 pubblicò un imponente compendio di estetica, la Vorschule der Ästhetik (Introduzione all'estetica), in cui classifica le diverse forme di poesia: quella antica (caratterizzata dalla imitazione [mimesis] della natura) e quella moderna, che si articola in poesia materialistica (volta alla mera riproduzione della natura), nichilistica (mossa dalla phantasia e scevra di modelli da imitare) e romantica. In quest'ultima, tramite la facoltà del "genio", mimesis e phantasia trovano un equilibrio, che si invera nella facoltà del Witz: l'arguzia, o motto di spirito (in cui culminano l'ironia e l'umorismo), che costituisce la cifra dell'arte e dello spirito romantico[2].

Jean Paul è stato per tutta la vita un difensore della libertà di stampa e le sue campagne contro la censura sono andate oltre molti dei suoi contemporanei. Nel suo Freiheitsbüchlein (1805), sostiene che i libri appartengono all'umanità e dovrebbero avere la possibilità di avere un impatto su tutti i tempi, non solo sul momento presente, e quindi impedire che un libro venga pubblicato rende il censore un giudice non solo per i contemporanei società, ma per tutte le società future. La censura non è praticabile perché sarebbe impossibile trovare una persona in grado di soddisfare le vere esigenze dell'ufficio. Dopo le grandi conquiste del XVIII secolo, la prospettiva di una completa libertà di opinione, parola e stampa era reale. Anche nelle strette condizioni dell'occupazione napoleonica, Jean Paul continuò a parlare a favore della ragione, come nel suo Friedens-Predigt an Deutschland (1808). L'ultima sezione del suo Politische Fastenpredigten (1816) contiene un avvertimento per i governanti che le menti non possono essere controllate e che l'azione della polizia le farà solo esplodere alla fine come una bottiglia di champagne.

OpereModifica

 
Il Titano (Titan, 1800-1803), vol. 1
  • La vita di Maria Wuz, il maestrino contento di Auenthal (Leben des vergnügten Schulmeisterlein Maria Wutz in Auenthal, 1790)
  • Hesperus - 1795.
  • La vita di Quintus Fixlein (Leben des Quintus Fixlein, 1796).
  • Matrimonio, morte e nozze dell'avvocato dei poveri F. St. Siebenkäs o Setteformaggi (Ehestand, Tod und Hochzeit des Armenadvokaten F. St. Siebenkäs), I edizione nel 1796-1797, II edizione nel 1817-1818.
  • Il Titano (Titan, 1800-1803).
  • Giornale di bordo dell'aeronauta Giannozzo (Des Luftschiffers Giannozzo Seebuch) - 1801 [3]

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  • Introduzione all'estetica (Vorschule der Ästhetik, 1804)
  • Anni acerbi o L'età della stupidera (Flegeljahre, 1805).
  • Levana, 1807.
  • Satira scritta dal fantomatico professor Attila Schmelzle (Des Feldpredigers Schmelzle Reise nach Flätz, 1808).
  • Elogio della Stupidità, saggio.
  • Il comico, l'umorismo e l'arguzia, saggio.

Nella musicaModifica

Gustav Mahler intitolò Il Titano la sua Prima Sinfonia, riferendosi appunto al romanzo omonimo. Robert Schumann si ispirò ad un capitolo di Flegeljahre per la raccolta Papillons.

NoteModifica

  1. ^ Erika Reimar, Schumann's Piano Cycles and the Novels of Jean Paul, University of Rochester Press, 2004.
  2. ^ storace, E.S. Storace.
  3. ^ A proposito del romanzo Die Nachtwachen des Bonaventura (Le veglie di Bonaventura), pubblicato anonimo nel 1804, Jean Paul affermò che era un'imitazione del suo Giannozzo, attribuendone la paternità al filosofo Friedrich Wilhelm Joseph Schelling, che non si espresse in merito. Gli studiosi attribuiscono oggi quest'opera a Ernst August Friedrich Klingemann.

BibliografiaModifica

Jean PaulModifica

  • Anni Acerbi (Flegeljahre), a cura di Liborio Mario Rubino, Napoli 1990
  • L'età della stupidera (Flegeljahre), a cura e traduzione di Umberto Gandini, Milano, Frassinelli, 1996.
  • Setteformaggi (Siebenkäs), a cura e traduzione di Umberto Gandini, Milano, Frassinelli, 1998.
  • La storia di se stesso (Selberbeschreibung), a cura di Fabrizio Cambi, ed. Pisana, Pisa 1997
  • Il comico, l'umorismo e l'arguzia (Vorschule der Ästhetik), a cura di E. Spedicato, ed. Il poligrafo, Padova 1994
  • Clavis Fichteana seu leibgeberiana, a cura di Eleonora de Conciliis e Hartmut Retzlaff, ed. Cronopio, Napoli 2003
  • Il discorso del Cristo morto e altri sogni, trad. it. di B.Bianchi, ed. Ricci, Parma 1977
  • Scritti sul nichilismo, trad. di A. Fabris, ed. Morcelliana, Brescia 1997
  • La vita del Quintus Fixlein (Leben des Quintus Fixlein), Bologna 1987
  • Levana e altri scritti, a cura di Clara Bovero, ed. UTET, Torino 1972
  • Giornale di bordo dell'aeronauta Giannozzo (Des Luftschiffers Giannozzo Seebuch), a cura di E. Bernardi, ed. Adelphi, 1981
  • Vita di Maria Wutz (Leben des vergnügten Schulmeisterlein Maria Wutz in Auenthal), a cura di Clara Bovero, ed. TEA, 1988

AltriModifica

  • Chiara Bertoglio - Musica, maschere e viandanti: Figure dello spirito romantico in Schubert e Schumann - Effatà Editrice Cantalupa 2008;
  • Erasmo Silvio Storace, Introduzione all'estetica di Jean Paul Richter, Milano, AlboVersorio, 2008.

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