La vita che ti diedi

dramma di Pirandello del 1924

La vita che ti diedi è un dramma di Luigi Pirandello che si ispira alle sue novelle La camera in attesa (1916) e I pensionati della memoria (1914). Rappresentato per la prima volta al Teatro Quirino di Roma nel 1923 da Alda Borelli fu successivamente pubblicato nel 1924 dall'editore Bemporad. L'opera, concepita per Eleonora Duse, non venne mai recitata dall'attrice. Fu ripresentata al pubblico nel 1942 interpretata da Paola Borboni.

La vita che ti diedi
Dramma Tre atti
Pirandello nel 1922
AutoreLuigi Pirandello
Lingua originaleItaliano
Generetragedia
AmbientazioneStanza quasi nuda e fredda, di grigia pietra, nella villa solitaria di Donn'Anna Luna.
Composto nelGennaio-febbraio 1923
Prima assoluta12 ottobre 1923
Teatro Quirino, Roma
Personaggi
  • Donn'Anna Luna
  • Lucia Maubel
  • Francesca Noretti, sua madre
  • Donna Fiorina Segni, sorella di Donn'Anna
  • Don Giorgio Mei, parroco
  • Lidia e Flavio, figli di Donna Fiorina
  • Elisabetta, vecchia nutrice
  • Giovanni, vecchio giardiniere
  • Due fanti
  • Donne del contado
 

Tema centrale della commedia è l'amore materno capace anche di nutrirsi semplicemente del ricordo, facendo a meno della presenza fisica, di un figlio che è rimasto lontano dalla madre per sette anni. Su questo amore senza condizioni si intesse il dialogo con gli altri personaggi che esprimono il loro giudizio su i sentimenti materni con un commento, come accade all'inizio del dramma, che richiama la funzione del coro della tragedia greca.

Trama modifica

«-Quando era lontano io dicevo:«Se in questo momento mi pensa, io sono viva per lui».- E questo mi sosteneva, mi confortava nella mia solitudine. - Come debbo dire io ora? Debbo dire che io, io, non sono più viva per lui, poiché egli non mi può più pensare! - E voi invece volete dire che egli non è più vivo per me. Ma sì che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so!»

 
Locandina della tragedia

Il ricordo che la madre ha alimentato in quei lunghi anni di totale assenza del figlio è stato fissato al momento dell'abbandono. Da quel tempo il figlio è stato in lei vivo, perché essa lo ha nutrito, lo ha fatto vivere della vita che attraverso la fantasia lei gli ha dato una seconda volta dopo la nascita.

Per lei il ricordo è stato più vero della realtà che però viene a sconvolgerla con la sua forza con l'improvviso ritorno del figlio. La madre non lo riconosce: ha di fronte un estraneo lontanissimo da quell'immagine, per lei, vivente, rimasta fissata nella sua mente per i sette anni di assenza del figlio.

Il figlio quasi subito dopo il ritorno muore ma per la madre è come se fosse morto un estraneo così diverso dal suo vero figlio che è morto proprio nel momento del ritorno due giorni prima.

«Mio figlio, voi credete che mi sia morto ora non è vero? Non è morto ora. Io piansi invece di nascosto, tutte le mie lagrime quando me lo vidi arrivare: - (e per questo ora non ne ho più!) - quando mi vidi ritornare un altro che non aveva nulla, più nulla di mio figlio»

Donn'Anna si batte contro la mutevolezza dei sentimenti umani che il tempo trasforma sino a stravolgerli rendendoli opposti a quelli che un tempo sentivamo: il figlio tanto amato nella immaginazione dopo sette anni diviene un estraneo nella realtà.

È il vero figlio quello che la madre continua a sentire vivo e di questo vuole convincere Lucia Maubel, l'amante incinta di lui, mentendole e dicendole che il figlio è improvvisamente partito ma che tornerà presto. Alimentando questa illusione in Lucia la madre rafforza la sua rendendo il figlio sempre più vivo con la presenza di questa giovane che lo ama e che porta in sé un essere che continua la vita del figlio morto.

Ma Lucia scoprirà la verità e piangendo ricorderà come il suo amante già prima di partire aveva sul viso i segni del male che lo avrebbe portato alla morte. Solo ora la madre vedrà il figlio morto e finalmente le sgorgheranno quelle lacrime che prima, quand'era vivo, non poteva avere.

«LUCIA:...Io lo sapevo, lo sapevo che sarebbe morto! Non avevo voluto crederci! Me lo disse lui stesso, quando partì, che sarebbe venuto qua a morire!
DONN'ANNA: E io non lo vidi.

LUCIA: Lo vidi io! Moriva, moriva da tant'anni...così pallido...così misero [...]
DONN'ANNA: Misero sì...cangiato, cangiato così - ora lo vedo - per te, sì, figlia!...»

Tournée modifica

Nell'immediato secondo dopoguerra, la commedia fu portata in tournée in Sudamerica dalla compagnia di Emma Gramatica e Luigi Pavese, che la rappresentò al Teatro Municipal di Santiago del Cile con nel cast l'attrice italo-cilena Jole Fano.

Edizioni modifica