Le leges tabellariae furono un complesso di leggi della Repubblica romana, promulgate da diversi tribuni della plebe dal 139 a.C. al 107 a.C.: tutte queste leggi stabilivano l'utilizzo di tabellae da inserire in apposite urne custodite da speciali addetti come strumento per esprimere il voto in diversi ambiti. Lo spoglio veniva eseguito da scrutinatori che riferivano il voto al presidente della votazione e gli esiti venivano comunicati da un magistrato.[1]

Leggi tabellarie
Senato di Roma
TipoPlebisciti
Nome latinoLeges tabellariae
AutoreDiversi tribuni della plebe
Anno139 - 107 a.C.
Leggi romane

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Lex Gabinia tabellaria modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lex Gabinia tabellaria.

La lex Gabinia, promulgata nel 139 a.C. dal tribuno della plebe Aulo Gabinio,[2] fu la prima disposizione legislativa mirata all'introduzione di tabellae nell'ambito delle votazioni: di tale strumento venivano dotati i Comitia elettorali, per garantire, almeno teoricamente, la segretezza del voto quando venivano scelti i magistrati della repubblica.[3]

Lex Cassia tabellaria modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lex Cassia.

Probabilmente in seguito all'inaspettata e improbabile assoluzione di Lucio Aurelio Cotta, venne ritenuto necessario dal tribuno Lucio Cassio Longino Ravilla nel 137 a.C. promulgare un'altra legge per introdurre la segretezza del voto nell'ambito di tutti i processi giudiziari, eccezion fatta per il reato di Perduellio.[3][4] La segretezza fu introdotta per evitare che i corruttori verificassero come votassero i giudici pagati.

Lex Papiria tabellaria modifica

Promulgata nel 131 a.C. dal tribuno Gaio Papirio Carbone, introdusse l'utilizzo delle tabellae nell'ambito delle votazioni legislative nei comizi.[5][6]

Lex Maria de suffragiis ferendis modifica

Plebiscito approvato da Gaio Mario in qualità di tribuno della plebe nel 119 a.C.: non era una legge che introduceva le tabellae in uno scrutinio, ma stabiliva che i pontes attraverso i quali i votanti passavano fossero più stretti, per garantire una migliore segretezza di voto e ridurre le probabilità di broglio.[7] Landucci suggerisce che in questa legge sia stata istituita la quaestio de ambitu.[8]

Lex Coelia tabellaria modifica

Approvata nel 107 a.C. dal tribuno Gaio Celio Caldo, estendeva l'utilizzo delle tabellae anche nei processi per Perduellio, esclusi dalla Lex Cassia.[9] Fu molto probabilmente introdotta perché il legato Gaio Popilio Lenate si era arreso ai Tigurini, consegnando loro ostaggi e rifornimenti per salvare il resto della legione di cui era a capo: fu allora condannato per perduellio.[10]

Note modifica

  1. ^ Lèges tabellàriæ - Nuovi Dizionari Online Simone - Dizionario Storico-Giuridico Romano Indice L, su simone.it. URL consultato il 9 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2013).
  2. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1951 [1º maj 1951], p. 482.
  3. ^ a b Giovanni Rotondi, Leges publicae populi Romani, in Enciclopedia Giuridica Italiana, 1ª ed., Milano, Società editrice libraria, 1912, p. 297.
  4. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1951 [1º maj 1951], p. 485.
  5. ^ Perché passasse una legge, era necessario che fosse approvata dal Senato (promulgatio) e poi votata nei Comitia, cioè nelle assemblee popolari.
  6. ^ Giovanni Rotondi, Leges publicae populi romani: elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani, collana Enciclopedia Giuridica Italiana, 1ª ed., Milano, Società editrice libraria, 1912 [1912], p. 302.
  7. ^ Giovanni Rotondi, Leges publicae populi romani: elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani, collana Enciclopedia Giuridica Italiana, I ed., Milano, Società editrice libraria, 1912 [1912], p. 318.
  8. ^ Lando Landucci, Storia del diritto romano, I, 3, p. 828, n. 3.
  9. ^ Giovanni Rotondi, Leges publicae populi romani: elenco cronologico con una introduzione sull'attività legislativa dei comizi romani, collana Enciclopedia Giuridica Italiana, 1ª ed., Milano, Società editrice libraria, 1912 [1912], p. 124.
  10. ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic, a cura di Philip H. De Lacy, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1951 [1º maj 1951], pp. 551-552.