Marco Tabarrini

politico e avvocato italiano

Marco Tabarrini (Pomarance, 31 agosto 1818Roma, 14 gennaio 1898) è stato un politico e magistrato italiano.

Marco Tabarrini

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato24 febbraio 1872 –
14 gennaio 1898
Legislaturadalla XI (nomina 15 novembre 1871) alla XVI
Tipo nominaCategoria: 15
Incarichi parlamentari
Cariche
  • Segretario (15 novembre 1873–27 aprile 1886)
  • Vicepresidente (28 febbraio 1876–3 ottobre 1876), (7 giugno 1886–1895-2 marzo 1897)

Commissioni

  • Membro della Commissione per la Biblioteca (12 gennaio 1880–14 gennaio 1898)
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità di Pisa
ProfessioneMagistrato

Biografia modifica

Studiò legge all'Università di Pisa, diventando quindi un illustre avvocato. A Firenze era nell'entourage del Gabinetto Vieusseux, di cui condivideva l'orientamento liberale.[1] Assieme al collega e amico Leopoldo Galeotti fondò Il Conciliatore, giornale di stampo patriottico che intendeva sostituire La Patria, le cui pubblicazioni furono soppresse dal governo Guerrazzi il 30 novembre 1848.[2]

Nel frattempo era entrato in strette relazioni con Massimo d'Azeglio, dando il proprio contributo alla causa risorgimentale. Nel febbraio 1849 salvò lo statista piemontese dall'arresto che Guerrazzi aveva disposto nei suoi confronti. Grazie a un suo avviso segreto – forse del 10 febbraio – d'Azeglio evitò di raggiungere Firenze, come aveva in programma, e riparò a Sarzana.[3]

Il 20 gennaio 1850 sposò Adele Targioni Tozzetti, la figlia secondogenita di Antonio Targioni e di Fanny Ronchivecchi.[4] Poco prima del matrimonio Teresa, sorella minore di Adele, da anni in corrispondenza epistolare col d'Azeglio, chiese al Primo Ministro se gli fosse possibile aiutare il futuro cognato, dato che Il Conciliatore era stato soppresso[5] e Lo Statuto, che lo aveva sostituito, non garantiva la necessaria sicurezza economica. D'Azeglio propose quindi al Tabarrini il posto di direttore della Gazzetta Piemontese, accompagnato da un'ottima paga e dalla necessità di trasferirsi a Torino. Le reticenze dei Targioni nel privarsi della figlia e il desiderio del Tabarrini di rimanere a Firenze, tuttavia, portarono a declinare l'offerta, e ad accettare in compenso quelle del Granduca Leopoldo, reinsediatosi in città dopo la parentesi guerrazziana.[6]

Fu tra i frequentatori del "salotto rosso" di Ubaldino Peruzzi.

Nel 1877 curò l'edizione postuma di molti testi dell'amico Gino Capponi, apparsi presso l'editore Barbera con il titolo Scritti editi e inediti.

Fu il primo presidente del Consiglio di Stato di origine non piemontese[7].

È stato presidente dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo dal 1888 alla morte, sopraggiunta nel 1898.

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ M. de Rubris, Confidenze di Massimo d'Azeglio. Dal carteggio con Teresa Targioni Tozzetti, Milano, Arnoldo Mondadori, 1930, p. 31
  2. ^ M. de Rubris, cit., p. 37
  3. ^ V. M. Scherillo, Manzoni intimo, Milano, Hoepli, 1923, vol. I, p. 99
  4. ^ M. de Rubris, cit., p. 44. Il refuso del de Rubris (che indica come anno il 1851) viene palesato dalle considerazioni e dai documenti proposti nelle pp. 56-60
  5. ^ Il 22 maggio; cfr. M. de Rubris (a cura di), Carteggio politico tra Massimo d'Azeglio e Leopoldo Galeotti dal '49 al '60, Torino, Sten, 1928, pagine introduttive
  6. ^ M. de Rubris, cit., pp. 59-60
  7. ^ XXXIX Annuario del Consiglio di Stato, p. 7.
  8. ^ a b c Marco Tabarrini, su Patrimonio dell'Archivio storico Senato della Repubblica - senato.it.  

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Collegamenti esterni modifica

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