Marina Nemat (Teheran, 22 aprile 1965) è una scrittrice iraniana, nota per le sue pubblicazioni riguardo le violenze subite nella prigione iraniana di Evin.

Biografia modifica

Entrambe le nonne di Nemat erano russe, cresce in una famiglia fedele della Chiesa ortodossa russa.[1] Diplomata a Teheran, il 15 gennaio 1982 all'età di 16 anni, Nemat venne arrestata e imprigionata per le sue opinioni contro la rivoluzione islamica.[2] Torturata, venne costretta a sposarsi con un funzionario del carcere e più volte stuprata.[3] Attualmente vive in Canada, dove si è diplomata in scrittura creativa.[3]

Nel 2007 pubblica il libro Prigioniera di Teheran, dove racconta i due anni passati nel carcere di Evin.

Nell'aprile 2009 rilascia un'intervista alla rivista Noi donne, dove afferma: "Sebbene l’Ayatollah Khomeini avesse promesso la democrazia al popolo iraniano, non è ciò che abbiamo avuto, anzi abbiamo perso anche quello che avevamo. Dopo la Rivoluzione, divenni sempre più infelice man mano che indossare lo Hijab [= velo islamico] venne reso obbligatorio, i giornali critici verso il governo islamico furono resi illegali, la letteratura occidentale fu bandita e la danza e la musica furono dichiarate “sataniche”. Ero un’adolescente, all’epoca, e tutte le cose che amavo mi venivano tolte. Fu insopportabile quando tutti gli insegnanti della nostra scuola furono sostituiti da giovani fanatici, membri della famigerata Guardia rivoluzionaria, che non avevano i titoli per insegnare ma avevano l’ordine di fare il lavaggio del cervello ai giovani.[3]

Note modifica

  1. ^ The Terrible Drama of Iran, su ricochet.com, 15 gennaio 2020.
  2. ^ Michelle Shephard, The woman without a past, in Toronto Star, 30 gennaio 2005, p. A05.
  3. ^ a b c Marina Nemat, su noidonne.org.

Collegamenti esterni modifica

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