Maryamiyya

ordine sufi fondato da Frithjof Schuon

La Maryamiyya o Tariqa Maryamiyya è una confraternita sufi fondata dello sheikh Aisa Nureddin - Frithjof Schuon (1907-1998) - alla fine degli anni 1930. È un ramo della Shādhiliyya-Darqāwiyya-Alawiyya, con comunità in Europa, nelle Americhe e nel mondo islamico. La sua dottrina si basa su quelle che considera le verità universali dell'esoterismo puro e il suo metodo è conforme agli elementi essenziali della via sufi.

Fondazione

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Frithjof Schuon nasce a Basilea, nella Svizzera tedesca, nel 1907. È educato in modo protestante, prima di scegliere la fede cattolica all'età di 14 anni.[1] Fin da piccolo si dimostrò sensibile alle varie espressioni del sacro.[2] Il padre gli trasmise non solo la sua ammirazione per la sapienza orientale, per l'islam e per gli Amerindi, ma anche il suo amore per la Vergine Maria.[3]

A 16 anni scopre gli scritti di René Guénon, che illuminano e strutturano le sue convinzioni.[4] Nel 1931 iniziò una corrispondenza con Guénon, che gli consigliò di rivolgersi all'islam e al sufismo.[5] Alla fine del 1932, Schuon si recò a Mostaganem, in Algeria, dove entrò nell'islam, ricevette il nome di `Īsā (pronuncia Aissa) e trascorse quasi quattro mesi nella zāwiya dello sheikh Ahmad al-Alawī, che gli conferì l'iniziazione e il nome aggiuntivo di Nūr al-Dīn (pronuncia Nureddin).[6]

Tre anni dopo tornò a Mostaganem dove, secondo quanto riferisce, lo sheikh Adda Ben Tounes, successore dello sheikh al-Alawī, gli conferì la funzione di muqaddam, autorizzandolo a iniziare gli aspiranti all'ordine Alawī.[7] Tornato in Europa, fondò delle zāwiya in Svizzera e in Francia, dove si riunivano soprattutto lettori di Guénon.[8][9] Una notte, verso la fine del 1936, Schuon si sveglia con la certezza di essere stato investito della funzione di maestro spirituale, di sheikh, e diverse persone a lui vicine riportarono sogni avvenuti quella stessa notte, che confermano questa nuova funzione. Poiché ogni sheikh sufi è indipendente, il gruppo di Schuon divenne un ramo autonomo della Tarīqa Alawiyya.[10]

  Lo stesso argomento in dettaglio: Frithjof Schuon.

Dottrina e metodo

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Ogni via spirituale ha una dottrina e un metodo.[11] Quelli della Maryamiyya possono essere riassunti in due parole: religio perennis (religione perenne).[12] Questa religio non è una religione tra le altre, né una religione superiore alle altre;[13] costituisce l'essenza atemporale, primordiale e universale di tutte le religioni; è la quintessenza dell'esoterismo, sia dottrinale che metodico.[14] Dal punto di vista dottrinale, è pura metafisica — soprattutto il discernimento tra il Principio assoluto e la sua manifestazione —[15] e, dal punto di vista metodico, il fondamento della realizzazione spirituale costituito dalla preghiera, dall'invocazione, dalla meditazione e dalla pratica delle virtù.[16][Nota 1] Ma, secondo Schuon, questa realizzazione non può avvenire indipendentemente da una delle religioni rivelate,[17] e sebbene tutte offrano questa possibilità,[18] Schuon ritiene che «l'Islam possiede un'essenzialità, una semplicità e un'universalità che lo rendono particolarmente adatto a trasmettere una manifestazione diretta della Religio perennis».[19]

Il metodo spirituale maryami si basa sulle principali pratiche del sufismo, a partire dalle cinque preghiere quotidiane (salāt), l'invocazione del Nome divino (dhikr Allāh) e il ritiro individuale (khalwa). Originariamente per i suoi discepoli occidentali, Schuon focalizzò l'applicazione della legge islamica (sharī`a) sui suoi elementi essenziali e obbligatori perché riteneva non solo che la piena osservanza della sharia da parte degli occidentali in Occidente fosse irrealistica ma anche, e in accordo con altri maestri sufi, perché voleva sottolineare il valore spirituale fondamentale dell'invocazione del Nome piuttosto che l'accumulo di atti meritori.[20][21][Nota 2] Alcuni dei termini di questo allentamento hanno incontrato opposizione sia all'interno che all'esterno della confraternita.[22]

Schuon espone la sua filosofia perennialista in una ventina di opere,[23] in cui sottolinea la necessità incondizionata della preghiera, delle virtù, della bellezza e della consapevolezza delle malattie del modernismo, che contrappone alla mentalità tradizionale, centrata su Dio.[24] «Ciò che ci distingue soprattutto — dice — dai musulmani di nascita o di conversione — "psicologicamente" si potrebbe dire — è che la nostra mente è centrata a priori sulla metafisica universale (Advaita Vedānta, Shahādah, Risālat El-Ahadiyah) e sulla via universale del Nome divino (japa yoga, nembutsu, dhikr, preghiera del cuore)».[25]

  Lo stesso argomento in dettaglio: Frithjof_Schuon § Pensiero.

Sviluppo

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Schuon visse in un relativo anonimato, opponendosi a qualsiasi proselitismo del suo ordine,[26] la cui esistenza era nota solo per via orale. Man mano che i suoi scritti attiravano sempre più ricercatori, sorgevano comunità di discepoli in Europa, Nord e Sud America e nel mondo islamico.[27] Egli le diresse da Losanna, in Svizzera, dal 1941 al 1980, e da Bloomington, nell'Indiana, negli Stati Uniti, dal 1980 fino alla sua morte, avvenuta nel 1998.[Nota 3]

Pur non essendo affiliati al suo ordine sufi, Schuon ebbe un certo numero di discepoli di altre religioni, che condividevano la stessa visione perennialista e che si conformavano ai riti e alla pratica invocativa della loro religione. La maggior parte di loro aderiva al cristianesimo, alcuni all'induismo, all'ebraismo e al buddismo.[28]

Schuon riferisce che nella primavera del 1965 ebbe la prima di una serie di visioni della madre di Gesù (Maryam in arabo),[29] di cui sono testimonianza le sue poesie in arabo, i suoi dipinti e i suoi scritti.[30] La considerava quale sua protettrice spirituale come pure della confraternita.[31] Nel 1969 aggiunse il nome "Maryamiyya" alla denominazione del suo ordine, il cui nome completo divenne Tariqa Shādhiliyya-Darqāwiyya-Alawiyya-Maryamiyya.[32] Per lui:

«La Vergine Madre che — stando a un simbolismo peculiare del Cristianesimo e dell'Islam — ha allattato i suoi figli, i Profeti e i sapienti, fin dal principio e fuori del tempo [...] Madre di tutti i Profeti e matrice d’ogni forma sacra, ha il suo posto d'onore nell'Islam pur appartenendo a priori al Cristianesimo"; perciò costituisce una sorta di legame tra queste due religioni, che hanno in comune l’intenzione di universalizzare il monoteismo d’Israele. La Vergine non è soltanto la personificazione di una certa santità, ma personifica la santità come tale: non è un dato colore o un dato profumo, è la luce incolore e l’aria pura. Ella s’identifica con l’Infinitudine misericordiosa che, anteriore alle forme [rivelate], trabocca su tutte, include tutte e reintegra tutte.[33]»

Gli Amerindi

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Già presente nella sua infanzia, l'ammirazione di Schuon per il mondo amerindio continuò per tutta la vita.[34] Con la moglie trascorse le estati del 1959 e del 1963 nell'Ovest americano, dove strinse legami con diversi capi tribù; la coppia è stata adottata da una tribù Lakota Sioux nel 1959 e da una tribù Crow nel 1987.[35]

Dopo la sua emigrazione negli Stati Uniti (1980), Schuon ricevette la visita annuale di Thomas Yellowtail, un uomo medicina crow e capo della Danza del Sole. Durante le sue prime visite a Bloomington, Yellowtail insegna ai coniugi Schuon e ad alcun discepoli delle danze e dei canti della sua tribù, cosa che porterà la comunità locale a organizzare di tanto in tanto degli Indian Days.[36]

La partecipazione alle danze amerindie ha suscitato qualche controversia tra i Maryami.[37] Schuon ha spiegato che si tratta semplicemente di powwow, senza riti e dunque senza interferenze con la via sufi, che questi incontri erano facoltativi e che «non rientrano nelle pratiche della Tariqah — sono, in breve, parte della nostra vita privata. [...] Essendo la nostra prospettiva essenzialista, e quindi universalista e primordiale, è del tutto plausibile che abbiamo un rapporto fraterno con il mondo degli indiani d'America, che integra la natura vergine nella religione; inoltre, può dare a noi, che viviamo in un universo malsano fatto di artificialità, bruttezza e piccolezza, una rinfrescante ventata di primordialità e grandezza».[38]

Nel 1991, un ex discepolo accusa Schuon di oltraggio al pudore durante un Indian Day. È stata avviata un'indagine e dopo l'interrogatorio il procuratore capo ha concluso che «non c'era uno straccio di prova» e ha archiviato il caso.[39] Egli si scusò con Schuon e la stampa locale pubblicò un articolo intitolato "L'affare Schuon, una parodia".[40]

Successione

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Nel 1992, all'età di 85 anni, Schuon si dimette dalla carica di sheikh, non nomina un successore e informa che il muqaddam di ogni zāwiya diventa indipendente, e quindi khalīfa (califfo), istituendo così zāwiya autonome. Schuon stesso continua a guidare la comunità di Bloomington fino alla fine della sua vita, consigliando i discepoli di altre zāwiya che lo visitano o gli scrivono.[41]

Esplicative

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  1. ^ «La funzione essenziale dell'intelligenza umana è quella di discernere tra il Reale e l'illusorio, o tra il Permanente e il transitorio; e la funzione essenziale della volontà è l'attaccamento al Permanente o al Reale. Tale discernimento e tale attaccamento sono la quintessenza di qualsiasi spiritualità; e portati al loro grado più elevato, o ridotti alla loro sostanza più pura, costituiscono, in ogni grande patrimonio spirituale dell'umanità, l'universalità soggiacente, o quello che potremmo chiamare la religio perennis; a questo aderiscono i sapienti, pur poggiando necessariamente su elementi formali d’istituzione divina.» Schuon, 1996, p. 136.
  2. ^ «Un uomo chiese al profeta Maometto: "O Messaggero di Dio, le prescrizioni della sharia sono molte per me: insegnami una cosa a cui possa aggrapparmi fermamente!". Il Profeta rispose: "Che la tua lingua rimanga sempre umida per l'invocazione (dhikr) di Dio (Allâh)".» Al-Hâkim al-Nîsâbûrî, Mustadrak, hadīth n° 1822 autenticato, in Les enseignements spirituels du Prophète, T. Chouiref, Tasnîm, Wattrelos (Francia), 2021, p. 197.
  3. ^ Secondo Mark Sedgwick, «i seguaci di Schuon formarono rapidamente il primo gruppo tradizionalista. La maggior parte degli occidentali, che la lettura di opere tradizionaliste aveva incoraggiato a intraprendere un cammino spirituale, e che cercavano un maestro ortodosso all'interno di una valida tradizione iniziatica, si sono rivolti a Schuon per avere una guida». Sedgwick, 2009, p. 147.

Bibliografiche

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  1. ^ Aymard & Laude, 2004, p. 5, 7, 9.
  2. ^ Fitzgerald, 2010, p. 6.
  3. ^ Fitzgerald, 2010, p. 2, 84.
  4. ^ Aymard & Laude, 2004, p. 10.
  5. ^ Dickson, 2021, p. 599.
  6. ^ Fitzgerald, 2010, p. 31-32.
  7. ^ Fitzgerald, 2010, p. 37, 232.
  8. ^ Aymard & Laude, 2004, p. 22.
  9. ^ Dickson, 2021, p. 600.
  10. ^ Aymard & Laude, 2004, p. 23-24.
  11. ^ Oldmeadow, 2010, p. 78.
  12. ^ Laude, 2020, p. 234.
  13. ^ Laude, 1999, p. 62.
  14. ^ Oldmeadow, 2010, p. vii,xii, 97.
  15. ^ Oldmeadow, 2010, p. 78, 177.
  16. ^ Laude, 1999, p. 59.
  17. ^ Oldmeadow, 2010, p. 6.
  18. ^ Oldmeadow, 2010, p. 87.
  19. ^ Fitzgerald, 2010, p. 185.
  20. ^ Dickson, 2021, p. 600-601.
  21. ^ Aymard & Laude, 2004, p. 62.
  22. ^ Sedgwick, 2009, p. 124-125.
  23. ^ Stoddart, 2008, p. 52.
  24. ^ Oldmeadow, 2010, p. xiv, 14.
  25. ^ Fitzgerald, 2010, p. 53.
  26. ^ Fitzgerald, 2010, p. xviii, 221.
  27. ^ Sedgwick, 2009, p. 131.
  28. ^ Fitzgerald, 2010, p. 51, 220.
  29. ^ Aymard & Laude, 2004, p. 41-42.
  30. ^ Cutsinger, 2000, p. 32-33.
  31. ^ Fitzgerald, 2010, p. 99.
  32. ^ Fitzgerald, 2010, p. 99-100.
  33. ^ Schuon, 2003, p. 90-91.
  34. ^ Fitzgerald, 2010, p. 84.
  35. ^ Fitzgerald, 2010, p. 85, 89, 118.
  36. ^ Fitzgerald, 2010, p. 85, 116.
  37. ^ Sedgwick, 2009, p. 174.
  38. ^ Fitzgerald, 2010, p. 216-217.
  39. ^ Herald-Times article "Schuon indictments dropped", Nov. 21, 1991
  40. ^ Herald-Times editorial "Schuon case a travesty", Nov. 26, 1991
  41. ^ Fitzgerald, 2010, p. 128.

Bibliografia

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  • (EN) Jean-Baptiste Aymard e Patrick Laude, Frithjof Schuon: Life and Teachings, Albany/NY, Stati Uniti, State University of New York Press, 2004, ISBN 978-079146205-8.
  • (EN) James Cutsinger, Colorless Light and Pure Air: The Virgin in the Thought of Frithjof Schuon, in Sophia, The Journal of Traditional Studies, vol. 6, Washington, D.C., 2000.
  • (EN) William R. Dickson, René Guénon and Traditionalism, in Muhammad A. Upal & Carole M. Cusack (a cura di), Handbook of Islamic Sects and Movements, Volume 21, Leiden, Paesi Bassi & Boston, Stati Uniti, Brill, 2021, ISBN 978-90-04-42525-5.
  • (EN) Michael O. Fitzgerald, Frithjof Schuon, Messenger of the Perennial Philosophy, Bloomington/IN, Stati Uniti, World Wisdom, 2010, ISBN 978-1-935493-08-2.
  • (EN) Patrick Laude, Remarks on Esoterism in the works of Frithjof Schuon, in Sacred Web, vol. 4, Edmonton, Canada, 1999.
  • (EN) Patrick Laude, Keys to the Beyond: Frithjof Schuon's Cross-Traditional Language of Transcendence, Albany/NY, Stati Uniti, State University of New York Press, 2020, ISBN 978-143847899-9.
  • (EN) Harry Oldmeadow, Frithjof Schuon and the Perennial Philosophy, Bloomington/IN, Stati Uniti, World Wisdom, 2010, ISBN 978-1-935493-09-9.
  • Frithjof Schuon, Cristianesimo/Islam, Roma, Mediterranee, 2003, ISBN 978-882721520-3.
  • Frithjof Schuon, Sguardi sui mondi antichi, Roma, Mediterranee, 1996, ISBN 978-882721120-5.
  • (EN) Mark Sedgwick, Against the Modern World: Traditionalism and the Secret Intellectual History of the Twentieth Century, Oxford, Regno Unito, Oxford University Press, 2009, ISBN 978-019539601-0.
  • (EN) William Stoddart, Remembering in a World of Forgetting, Bloomington/IN, Stati Uniti, World Wisdom, 2008, ISBN 978-1-933316-46-8.