Palazzo Manetti è un edificio storico del centro di Firenze, zona Oltrarno, situato in via Santo Spirito 23-25. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1914[1].

Palazzo Manetti
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Indirizzovia Santo Spirito 23-25
Coordinate43°46′07.01″N 11°14′51.81″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo
Realizzazione
Committentefamiglia Manetti

Storia e descrizione

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Thomas Patch, Gentiluomini britannici a casa di sir Horace Mann a Firenze (1763-1765)

Si è ipotizzato[2] che il palazzo abbia origine dall'acquisto di una casa che i Frescobaldi avevano in questo luogo, da parte di un Jacopo Manetti, tornato a Firenze da Parigi nel 1383. Certo è che i Manetti costruirono la nuova residenza nel corso del Quattrocento, e la mantennero fino all'estinzione della famiglia, nel 1777, quando passò per eredità ai Gondi da San Firenze. Tra i personaggi di spicco della casata figura Giannozzo Manetti, umanista e traduttore di Aristotele, che era però sgradito a Cosimo il Vecchio, per cui, col ritorno a Firenze del pater patriae, fu costretto a lasciare la città spostandosi prima a Napoli e poi a Roma, dove avviò la raccolta della Biblioteca Vaticana[3].

Nel corso del Settecento la residenza fu nota per il fatto di ospitare il diplomatico inglese sir Horace Mann e, soprattutto, nel fare da sfondo ai suoi ricevimenti settimanali che divennero luogo d'incontro deputato della società mondana e intellettuale fiorentina, in parte protagonista del ricco carteggio intrattenuto per ben quarantasei anni (1740-1786) con Horace Walpole, dove descrive minuziosamente tutto quello che avviene a Firenze, dalla morte di Gian Gastone de' Medici a quella dell'Elettrice Palatina (caduta "rovinando" il carnevale), fino all'arrivo dei Lorena. All'ospitalità e alla protezione dello stesso Horace Mann si deve anche il legame che la casa conserva con il pittore Thomas Patch, che qui fu ospitato in più occasioni e che qui morì nel 1782[4]. Il pittore fece un sagace ritratto del circolo anglo-fiorentino nel dipinto Gentiluomini in casa di Horace Mann, già appartenuto all'antiquario Enrico Hughford[3].

Ai primi dell'Ottocento la proprietà passò ai Fumagalli e quindi ai banchieri de' Fresne (du Fresne). Questi intonacarono la facciata, aprirono un nuovo portone (quello contrassegnato dal numero civico 23), e costruirono un grande corpo di fabbrica che prospetta il giardino. Anche quest'ultimo venne radicalmente modificato nel suo impianto settecentesco (del precedente rimangono due muri, una fontana e alcune figure di stucco di un certo pregio), cancellando gli spartimenti geometrici a favore dell'inserimento di un'esedra con una fontana, di una montagna artificiale con una grotta rustica, e di alcune sedute decorate a mosaico. Sempre durante la proprietà de' Fresne, attorno alla metà del secolo, è segnalata[5] la realizzazione del corpo delle nuove scuderie, su progetto dell'architetto Egisto Bracci[4].

 
Il portale centrale

Nel 1904 il palazzo fu acquistato dai Cesaroni Venanzi. Dopo l'ultima guerra fu restaurato negli esterni e negli interni, gratificati dall'affaccio sul bel giardino di proprietà, confinante con quello dei Frescobaldi[4]. Annota Mazzino Fossi: "Una grande parte della facciata indica che esisteva un palazzo già dagli inizi del XV secolo (notevole il portale sulla destra), al quale furono operate delle più tarde trasformazioni, forse alla fine del secolo, forse agli inizi del secolo XVI (notevole il portale centrale). I grandiosi e plastici ricorsi dei due piani sono databili al tardo Quattrocento. L'edificio è coperto da una enorme gronda alla fiorentina. Tutto il lato sinistro mostra di essere stato trasformato in epoca recente e nello stile del resto della facciata: affiora al primo piano un'antica finestra di minore dimensioni delle altre. Notevoli l'ingresso con elementi tardo cinquecenteschi, e lo scalone, databile al XVII-XVIII secolo. Nel giardino sono grandiosi elementi architettonici e scultorei: nicchione di fontana con sculture decorative e mosaico di conchiglie e grosse pietre colorate; grande nicchia con statua posta in una grande edicola, con timpano curvo e rotto, di ordine dorico rustico. Queste opere sono della fine del XVI secolo, di gusto manierista, molto vicine al fare dell'Ammannati. Modifiche interne eseguite, con l'approvazione della Soprintendenza ai Monumenti, in data 11 giugno 1953"[6].

Sulla chiave dell'arco del portone segnato con il numero 25 è uno scudo con l'arme della famiglia Manetti (d'argento, alla banda d'azzurro, caricata di tre crescenti d'oro, volti nel senso della pezza[4]. Il portale centrale, con la spiccata cornice centinata di bugne sporgenti, è affiancato ai lati da due buchette del vino: una presenta la consueta cornice, simile a quella del portale, mentre l'altra è stata trasformata nella nicchia dei campanelli.

  1. ^ Scheda su Beniculturali.it
  2. ^ Ginori Lisci 1972.
  3. ^ a b Vannucci.
  4. ^ a b c d Paolini, Schede web.
  5. ^ Marco Dezzi Bardeschi 1971.
  6. ^ 1968.

Bibliografia

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Stemma Manetti
  • Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 254, n. 637;
  • Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, p. 526;
  • Guido Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico-artistici, Firenze, Galletti e Cocci, 1897, p. 145;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 255;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 182;
  • Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 299, n. XXXI;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 182;
  • Marco Dezzi Bardeschi, Bracci Egisto, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, XIII, 1971, ad vocem;
  • Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 763-764;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, III, 1978, p. 345;
  • Carlo Cresti, Luigi Zangheri, Architetti e ingegneri nella Firenze dell’Ottocento, Firenze, Uniedit, 1978, p. 36;
  • Gian Luigi Maffei, La casa fiorentina nella storia della città dalle origini all’Ottocento, con scritti originali di Gianfranco Caniggia, appendici documentarie di Valeria Orgera, Venezia, Marsilio, 1990, p. 125;
  • Mariachiara Pozzana, Firenze: giardini di città, con acquerelli e disegni di Mauro Falzoni, Firenze, FMG Studio Immagini, 1994, pp. 103-104;
  • Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 201-202;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, II, p. 626;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 465.
  • Mark Roberts, Horace Mann alla Casa Manetti in via Santo Spirito, in "I Fochi della San Giovanni", XXXVII, 2011, 1, pp. 7-15;
  • Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, p. 417;
  • Gianluca Belli, Paramenti bugnati e architettura nella Firenze del Quattrocento, Firenze, University Press, 2019, p. 408, n. 26, fig. 93.

Voci correlate

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