Parco nazionale marino e riserva di Malindi

Parco nazionale marino del Kenya

Il Parco nazionale marino e riserva di Malindi è una area naturale protetta del Kenya istituita nel 1968 che interessa un'area dell'Oceano Indiano di 213 km² al largo della costa del Kenya meridionale a sud di Malindi.

Parco nazionale marino e riserva di Malindi
Malindi Marine National Park & Reserve
Tipo di areaParco nazionale
Codice WDPA765
Class. internaz.II
StatoBandiera del Kenya Kenya
Conteacontea di Kilifi
Superficie a mare21300 ha
Provvedimenti istitutivi1968
GestoreKenya Wildlife Service
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Kenya
Parco nazionale marino e riserva di Malindi
Parco nazionale marino e riserva di Malindi
Sito istituzionale

Storia del parco modifica

Il parco nazionale marino e riserva di Malindi fu istituito nel 1968, facendone uno dei più antichi parchi marini dell'Africa.[1] Nel 1979 l'UNESCO ha definito la riserva della biosfera di Malindi-Watamu, che comprende al suo interno il parco nazionale e riserva di Malindi e il Parco nazionale marino di Watamu.[2] Nel 2019 la riserva della biosfera è stata ingrandita a 487.278 ettari e ora comprende la precedente riserva e la foresta di Arabuko Sokoke con il nome di Malindi Watamu Arabuko Sokoke Biosphere Reserve[3]

Territorio modifica

L'area protetta ha una superficie complessiva di 213 km², di cui circa 6 km² del parco nazionale marino e il restante della riserva nazionale di Malindi. Nell'area del parco è proibita qualunque attività di estrazione di risorse, compresa la pesca, mentre nella riserva è consentita la pesca tradizionale e sostenibile e altre attività di estrazione.[1]

Il parco e riserva di Malindi costituisce, insieme all'area di Meda Creek e al parco marino di Watamu, un sito riconosciuto a livello internazionale come Important Bird Area per il passaggio e svernamento dei trampolieri migratori.[4]

All'interno dell'area si trovano diversi habitat: roccia intertidale, sabbia e fango, scogliere e giardini di corallo, letti di alghe; piattaforme e isolotti corallini e spiagge sabbiose.[4]

Il parco si trova all'interno dell'ecoregione marina della Costa del corallo dell'Africa orientale.

Le temperature variano da 20 a 30 °C e le precipitazioni da 200 a 700 mm. Ci sono due stagioni delle piogge: piogge lunghe (marzo - aprile) e piogge brevi (novembre - dicembre).

Biodiversità modifica

Il Parco marino e la riserva di Malindi sono una delle principali regioni costiere dell'Africa e del mondo intero per lo sviluppo della barriera corallina. La loro importanza è enorme in quanto le barriere coralline forniscono cibo e reddito alle comunità costiere, nonché altri beni e servizi di importanza strategica per l'economia nazionale, inclusi turismo, pesca e protezione delle coste. Ecologicamente, i coralli sono i principali costruttori di strutture di scogliere e riduzioni dell'abbondanza dei coralli e cambiamenti nella struttura della loro comunità provocano un declino della biodiversità, dei servizi ecologici e della produzione della pesca ed anche cambiamenti climatici.[5]

Uno studio condotto nel 2015 ha evidenziato che nell'area del parco marino sono presenti 25 specie di corallo. Le specie più diffuse sono quelle del genere Porites e nella parte più vecchia della barriera (Old coral garden, nella zona meridionale del parco) le specie dei generi Montipora, Turbinaria e Acropora. Nella zona più nuova della barriera, (New coral garden, nella zona centrale del parco) oltre alle Porites sono presenti i generi Astreopora e Pocillopora. In questa area del parco, trattandosi di una zona molto frequentata dai turisti, i coralli subiscono molte rotture, in particolare quelli ramificati e incrostanti, che spiegano la loro scarsa abbondanza in questa sezione. Infine, nella barriera corallina del nord, che è una zona a basso utilizzo a causa della sua esposizione all'oceano aperto e solitamente caratterizzata da forti onde che inibiscono l'attracco, sono stati incontrati 15 generi di coralli, con il genere Millepora come genere dominante. Questa situazione favorisce la rigenerazione di coralli e lo sviluppo di alcune specie, in particolare le specie di Millepora incrostanti e i coralli massicci come ad esempio le specie di Favia.[6]

Note modifica

  1. ^ a b Tsofa et al., pag. 1.
  2. ^ Unesco, link citato.
  3. ^ 18 New sites join UNESCO’s World Network of Biosphere Reserves, su en.unesco.org, UNESCO Biosphere Reserves.
  4. ^ a b BirdLife International, link citato.
  5. ^ Tsofa et al., pag. 1-2.
  6. ^ Tsofa et al., pag. 2-4.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica