Pietra con iscrizione celtica
Le pietre con iscrizioni celtiche sono monumenti in pietra risalenti al 400-1000 d.C. riportanti iscrizioni in testo celtico o latino. I testi possono essere scritti in alfabeto ogamico o in alfabeto romano. Alcune pietre hanno iscrizioni sia ogamiche che romane. Le pietre si trovano in Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna, Isola di Man e parti dell'Inghilterra occidentale (principalmente Cornovaglia, Devon e Lundy)[1]. La maggior parte sembrano essere lapidi o memoriali di un individuo morto.
Si riferiscono ad altre pietre erette con immagini, come le pietre pitte della Scozia, o decorazioni astratte, come la molto più antica Turoe Stone irlandese e la Castlestrange Stone.
Cornovaglia
modificaCornovaglia Orientale
modificaLa pietra di Tristan, forse del 550 circa, si trova vicino a Fowey, dopo essere stata trovata appena sopra il porto di Polkerris. Ha una croce Tau su un lato, e su un altro l'iscrizione latina:
DRVSTANVS HIC IACIT
CVNOMORI FILIVS
[Drustanus giace qui, figlio di Cunomorus]
Non lontano da Worthyvale, nella parrocchia di Minster, si trova una pietra incisa (Latini [h]ic iacit filius Macari = Latino figlio di Macarus giace qui). Questa pietra è popolarmente conosciuta come la tomba di re Artù a causa dell'errata identificazione di Slaughterbridge con il sito di Camlann.
Cornovaglia Occidentale
modificaIl Mên Scryfa è anche iscritto in latino, forse aggiungendosi a un megalito molto precedente.
La Pietra di Selus (considerata risalente alla fine del V o all'inizio del VI secolo); porta l'iscrizione latina: Selus Ic Iacet (Qui giace Selus). Si pensa che questo si riferisca a Salomone di Cornovaglia. È conservata nella chiesa parrocchiale di St Just-in-Penwith.
Nella navata sud della chiesa di Cuby si trova una lapide iscritta del VI o VII secolo (Nonnita Ercilini Rigati [...]tris Fili Ercilini)[2].
Il sagrato di St Clement, Cornovaglia, contiene una croce in pietra iscritta; la prima parola dell'iscrizione è forse isnioc (qualcuno legge ignioc).[3] L'iscrizione reciterebbe quindi Ignioc Vitali fili Torrici (ossia Ignioc figlio di Vitalus figlio di Torricus) e sarebbe databile dal V a VII secolo. Un'altra iscrizione è in ogamico, forse in parte in irlandese.[4] Le iscrizioni sono entrambe più antiche dell'intaglio a croce della parte superiore.[5]
Una pietra incisa, databile dal VI all'VIII secolo, venne rinvenuta incastonata nelle mura quattrocentesche della chiesa parrocchiale di Cubert. Porta il nome di "Cenet[o]cus, figlio di Tege[r]nomalus".[6]
Galles
modificaEretta in un campo tra Penbryn e Tresaith nel Ceredigion, è la Corbalengi Stone, del VI secolo. Questo monolito di 1,4 metri è ritenuto datare al periodo post romano e reca l'iscrizione "CORBALENGI IACIT ORDOVS".[7] Venne descritta per la prima volta da Edward Lhuyd nel 1695 ed era inizialmente associata a un tumulo di pietre più piccole sotto il quale fu scoperta un'urna cineraria e alcune monete romane.[8] La parola finale dell'iscrizione, ORDOVS è ritenuta riferirsi alla tribù degli Ordovici del Galles settentrionale, ciò a suggerire che la pietra sia stata incisa da tribù locali in onore di un membro degli Ordovici stabilitosi nella zona.[9]
Note
modifica- ^ Celtic Inscribed Stones Project history, su ucl.ac.uk. URL consultato l'8 gennaio 2008.
- ^ Pevsner, N. (1970) Cornwall, 2nd ed.. revised by Enid Radcliffe. Harmondsworth: Penguin Books; p. 61
- ^ Cornish Church Guide (1925) Truro: Blackford; pp. 73–74
- ^ Pevsner (1970) Cornwall; 2nd ed. Harmondsworth: Penguin; p. 165
- ^ Ignioc stone, su ucl.ac.uk, UK Archaeology. URL consultato il 5 dicembre 2009.
- ^ Elisabeth Okasha, Corpus of Early Christian Inscribed Stones of South-west Britain (Leicester: University Press, 1993), pp. 97-99.
- ^ T. Driver, Corbalengi Stone; Dyffryn Bern Inscribed Stone; 'Ordovices Stone', su Coflein, 27 settembre 2010. URL consultato il 19 aprile 2017.
- ^ CISP-PBRYN/1, su University College of London. URL consultato il 19 aprile 2017.[collegamento interrotto]
- ^ Rev. H. L. Jones, Early Inscribed stones of Wales, in Archaeologia Cambrensis, XXV, gennaio 1861, pp. 302–308. URL consultato il 25 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2019).
Bibliografia
modifica- R. A. S. Macalister Corpus Inscriptionum Insularum Celticarum. Dublin: Stationery Office, 1945
- Elisabeth Okasha, Corpus of Early Christian Inscribed Stones of South-west Britain. Leicester: University Press, 1993
- Charles Thomas, And Shall These Mute Stones Speak. Cardiff: University of Wales Press, 1994