Plastiglomerato

rocce sedimentarie contenenti un miscuglio di plastica e detriti rocciosi

Un plastiglomerato è una roccia sedimentaria clastica in cui i singoli granuli, costituiti da frammenti litici e organici, quali ad esempio frammenti di conchiglie e legno, sono tenuti assieme da plastica. Il nome deriva direttamente da quello dei conglomerati, ossia rocce sedimentarie clastiche in cui la cementazione dei granuli, comunemente detti "ciottoli", aventi diametro superiore ai 2 mm, avviene per mezzo di cementi a base di calcite, dolomite, silice, fosfati ed altro ancora, a seconda dell'ambiente di sedimentazione.

Un plastiglomerato rinvenuto a Kamilo Beach in mostra all'Aia, nei Paesi Bassi, in occasione dell'esibizione One Planet in Museon.

La comparsa dei plastiglomerati è considerata un possibile segno distintivo dell'Antropocene, termine proposto da alcuni geologi e scienziati per identificare l'attuale epoca geologica, nella quale l'essere umano è riuscito a incidere su processi geologici con modifiche territoriali, strutturali e climatiche.[1][2]

Origine

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La fusione di rifiuti plastici presso falò o altre fonti di alte temperature (1) dà origine alla formazione di un nuovo tipo di roccia conosciuto come plastiglomerato (2). Mescolandosi con i sedimenti circostanti, tali plastiglomerati creano un nuovo strato sedimentario, composizionalmente differente rispetto al precedente (3). L'osservazione di quelsto nuovo strato viene utilizzata come prova dell'esistenza di una nuova epoca geologica, chiamata Antropocene (4).

I plastiglomerati si formano allorquando granuli sedimentari e detriti organici, come pezzetti di legno o conchiglie, vengono tra loro cementati da plastica fusa. Un esempio è quello ritrovato presso la spiaggia di Kamilo Beach, sull'isola di Hawaii, dall'oceanografo statunitense Charles Moore, e formatosi probabilmente i conseguenza di un falò,[3][4] o quelli ritrovati sulle spiagge dell'isola brasiliana di Trindade, originatisi probabilmente in occasione delle alte temperature raggiunte sull'isola nella stagione estiva.[5]

Ambiente deposizionale

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La ricerche effettuate hanno evidenziato l'esistenza di due tipi di plastiglomerato: in situ e clastica. La prima varietà, più rara, si forma dove la plastica si scioglie e riempie le cavità rocciose, venendo quindi incorporata dallo strato superficiale delle rocce. La seconda, molto più comune, è costituita da plastica fusa con inglobati sassolini, sabbia, conchiglie e detriti legnosi.[6]

Esemplari di plastiglomerati, che oltre alle occasioni già menzionate potrebbero formarsi anche in regioni inquinate dalla plastica colpite da colate laviche o incendi boschivi, sono stati rinvenuti sia in superficie che sotto la sabbia, il che suggerisce che essi vengano attivamente depositati negli strati sedimentari.[7] Secondo alcuni geofisici e geologi, tuttavia, è improbabile che i plastiglomerati costituiranno i fossili del futuro; attraversando le alte temperature delle profondità della crosta terrestre in cui le rocce sono trasportate dai movimenti tettonici, è infatti probabile che la plastica fonda nuovamente, sciogliendosi del tutto. Secondo il geologo Philip Gibbard, dell'Università di Cambridge, sotto opportune condizioni di pressione e temperatura, nel tempo, i plastiglomerati potrebbero diventare una fonte di petrolio, lo stesso materiale da cui provengono. Tuttavia, secondo la geologa canadese Patricia Corcoran, che nel 2012 analizzò i campioni di Kamilo Beach, ciò non è vero per tutta la plastica, poiché parte del materiale potrebbe essere conservata sotto forma di una sottile pellicola di carbonio.[8]

Scoperta

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I plastiglomerati sono stati scoperti nel 2006 da Charles Moore, oceanografo presso l'Algalita Marine Research Institute di Long Beach, in California, mentre osservava la spiaggia di Kamilo Beach, sull'isola di Hawaii. Tali campioni sono poi stati analizzati nel 2012 dalla geologa canadese Patricia Corcoran, dell'Università dell'Ontario Occidentale, che ha tra l'altro coniato il termine "plastiglomerato".[4] Lo studio ha rivelato che circa un quinto dei plastiglomerati trovati a Kamilo Beach era costituito da detriti provenienti dal campo della pesca, ad esempio pezzetti di reti da pesca, mentre circa la metà era composta da quelli che nell'analisi vengono definiti "confetti" o "coriandoli" di plastica. Come precedentemente detto, le analisi hanno fatto ritenre che il plastiglomerato ritrovato a Kamilo Beach sia stato generato con il contributo di fuochi innescati dagli esseri umani, come falò e simili, piuttosto che da fattori naturali quali ad esempio una colata lavica.[4]

  1. ^ Andrea Barolini, Cos’è l’Antropocene e quando la Terra è entrata in questa nuova era, in LifeGate.it, 31 agosto 2016. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  2. ^ Clive Hamilton, Define the Anthropocene in terms of the whole Earth, in Nature News, vol. 536, n. 7616, 18 agosto 2016, p. 251, DOI:10.1038/536251a. URL consultato il 3 ottobre 2023.
  3. ^ Rebecca Mantovani, Alla scoperta dei plastiglomerati, le rocce di plastica, in Focus, 18 giugno 2014. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  4. ^ a b c Patricia Corcoran, Charles Moore e Kelly Jazvac, An anthropogenic marker horizon in the future rock record, su GSA Today, Geological Society of America, 3 settembre 2013. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  5. ^ Valentina Neri, Nell’isola di Trindade, in Brasile, le rocce sono mischiate alla plastica, in LifeGate.it, 16 marzo 2023. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  6. ^ Martina Grusovin, I rifiuti di plastica hanno creato una nuova roccia, in green.it, 16 marzo 2023. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  7. ^ James MacDonald, "Plastic Rock" Marks the Presence of Humans in the Fossil Record, su JSTOR Daily, 13 agosto 2014. URL consultato il 4 ottobre 2023.
  8. ^ Angus Chen, Rocks Made of Plastic Found on Hawaiian Beach, in Science, American Association for the Advancement of Science, 4 giugno 2014. URL consultato il 4 ottobre 2023.

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