Pritano

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Un pritano era, ad Atene, ciascuno dei cinquanta membri della bulé, appartenenti a ognuna delle dieci tribù che a turno assumevano la presidenza della stessa bulé.

Etimologia

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Il nome deriva dal greco antico Πρύτανις, a sua volta forse da πρῶτος = primo. Il termine Πρύτανις aveva inizialmente il significato generico di "signore", "padrone", "capo", "ordinatore",[1] ed era attribuito a sovrani, magistrati, uomini illustri (per es. Gerone, tiranno di Siracusa[2]) o divinità (Zeus Pritano[3], Posidone Pritano[4], Apollo Pritano, ecc.).

Composizione

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Dopo la riforma di Clistene, ad Atene la boulé era formata da 500 membri ("buleuti") sorteggiati da liste di cittadini scelti dalle dieci tribù. La direzione della boulé era esercitata a turno da dieci sezioni di cinquanta membri ciascuna, detti pritani, per un periodo corrispondente alla decima parte dell'anno ("pritania") in modo che ogni tribù potesse esercitare a turno la pritania secondo l'ordine determinato dal sorteggio. Non si poteva essere eletti membri del consiglio per più di 2 volte nella vita; ciò significa che ogni cittadino ateniese aveva grandi possibilità di far parte di questo consiglio, prima o poi.

Vita quotidiana

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I pritani risiedevano nella Tholos (altro nome che si dava all'edificio del Pritaneo per la sua forma rotonda, come le tombe omonime), edificio posto nell'Agorà, nelle vicinanze del Bouleuterion.

I pritani condividevano questo edificio, nel quale consumavano anche i loro pasti, con ospiti illustri o con coloro che avevano meritato di essere mantenuti dallo Stato per i loro servigi; un terzo dei pritani, corrispondenti a ciascuna trittia della tribù, doveva rimanere giorno e notte nel pritaneo. I pritani ricevevano un'indennità giornaliera, che ai tempi di Aristotele corrispondeva a una dracma.

Ogni giorno, dai pritani, veniva estratto a sorte l'epistate, il capo dello stato di Atene. Presiedeva infatti le adunanze della bulé e dell'Ecclesia e aveva il compito, fra gli altri, di custodire il sigillo dello Stato, le chiavi del tesoro pubblico; durava in carica solo ventiquattr'ore.

Attribuzioni

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I pritani avevano il potere di:

  • convocare la boulé per discutere le Προβούλευμα, le deliberazioni preliminari da sottoporre all'Ecclesia;
  • preparare e organizzare le sessioni dell'Ecclesia; in una pritania doveva avere luogo almeno una sessione dell'Ecclesia;
  • convocare i cittadini dispersi sul territorio dell'Attica;
  • controllare l'accesso alla collina della Pnice, dove si riuniva l'Ecclesia;
  • sorvegliare lo svolgimento dei dibattiti dell'Ecclesia;
  • conteggiare i suffragi. (Nel IV secolo a.C. quest'ultimo compito è attribuito ai proedri, estratti a sorte dall'epistate dei pritani in ragione di uno per ciascuna delle nove tribù che in quel periodo non reggevano la pritania);
  • badare al fuoco sacro della città nel Tholos, la cui fiamma non deve spegnersi mai. La sorveglianza del Tholos era affidata ogni giorno ai membri di una stessa trittia.
  1. ^ Lorenzo Rocci, Vocabolario greco-italiano, Roma: Società Anonima Editrice Dante Alighieri, 1951
  2. ^ Pindaro, Pitica, 2, 58
  3. ^ Pindaro, Pitica, 6, 24
  4. ^ Stesicoro, 49

Bibliografia

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  • Mogens H. Hansen, The Athenian Democracy in the Age of Demosthenes: Structure, Principles and Ideology. Oxford: Blackwell Publishing, 1991. (EN)
  • P. J. Rhodes, The Athenian Boule. Oxford: Clarendon Press, 1972. (EN)

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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