Proteina chinasi associata a Rho

La proteina chinasi associata a Rho (Rho-associated protein kinase, ROCK) è una chinasi che appartiene alla famiglia AGC (PKA/PKG/PKC) delle serina-treonina chinasi. È coinvolta principalmente nella regolazione della forma e del movimento delle cellule agendo sul loro citoscheletro.

ROCK
Struttura cristallina di ROCK1 umana
Gene
HUGOprotein kinase&submit=Submit Rho-associated protein kinase Rho-associated, coiled-coil-containing protein kinase
Entrez579202
Proteina
Enzima
Numero EC2.7.11.1

Le chinasi ROCKs (ROCK1 e ROCK2) sono presenti nei:

  • mammiferi (umano, ratto, topo, mucca);
  • danio rerio (pesce zebra);
  • xenopus;
  • invertebrati (C. elegans, mosquito, drosophila);
  • polli.

La proteina umana ROCK1 ha una massa molecolare di 158 kDa ed è il principale effettore a valle a seguito dell'azione della piccola GTPasi RhoA.

La proteina ROCK dei mammiferi è composta da:

  1. un dominio chinasico;
  2. una regione coiled-coil;
  3. un dominio PH (Pleckstrin homology) che riduce l'attività chinasica delle ROCKs (per mezzo di una piega intramolecolare autoinibitoria se non è presente RhoA-GTP).[1][2]

Nel ratto Le ROCKs furono scoperte come i primi effettori di Rho; esse inducono la formazione delle stress fibers e delle adesioni focali fosforilando la MLC (myosin light chain, catena leggera della miosina).[3] A causa di questa fosforilazione, il legame dell'actina alla miosina II aumenta in numero: pertanto aumenta la contrattilità.

Nel topo sono state identificate due isoforme di ROCK: ROCK1 e ROCK2. ROCK1 è espressa principalmente nei polmoni, fegato, milza, reni e testicolo; ROCK2 è espressa prevalentemente nel cervello e nel cuore.[4]

Note modifica

  1. ^ Hahmann C, Schroeter T, Rho-kinase inhibitors as therapeutics: from pan inhibition to isoform selectivity, in Cell Mol Life Sci, vol. 67, n. 2, 2010, pp. 171–7, DOI:10.1007/s00018-009-0189-x, PMID 19907920.
  2. ^ Riento K, Ridley AJ, Rocks: multifunctional kinases in cell behaviours, in Nat Rev Mol Cell Biol, vol. 4, n. 6, 2003, pp. 446–56, DOI:10.1038/nrm1128, PMID 12778124.
  3. ^ vol. 16, DOI:10.1128/mcb.16.10.5313, PMID 8816443, https://oadoi.org/10.1128/mcb.16.10.5313.
  4. ^ vol. 392, DOI:10.1016/0014-5793(96)00811-3, PMID 8772201, https://oadoi.org/10.1016/0014-5793(96)00811-3.

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