Protocollo di Kyoto

trattato internazionale per la riduzione delle emissioni inquinanti

Il protocollo di Kyoto è un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il surriscaldamento globale, pubblicato l'11 dicembre 1997 nella città giapponese di Kyoto in occasione della Conferenza delle parti "COP 3" della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).[1]

Conferenza ONU sui cambiamenti climatici 1997
Logo del protocollo di Kyoto
Temasurriscaldamento globale
Apertura11 dicembre 1997
StatoBandiera del Giappone Giappone
LocalitàFlag of Kyoto City Kyoto
Mappa Mondiale: posizione dei paesi nel 2005 rispetto al Protocollo di Kyoto:

     Firmato e ratificato.

     Firmato, in attesa di ratifica.

     Firmato, ma non ratificato.

     Nessuna posizione.

Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia.[1] A marzo 2013 gli Stati che hanno aderito e ratificato il protocollo sono 191, in aggiunta all'Unione Europea.[2] Il 16 marzo 2007 si è celebrato l'anniversario del secondo anno di adesione al protocollo di Kyoto, e lo stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura. Con l'accordo di Doha, l'estensione del protocollo è stata prolungata dal 2012 al 2020, con ulteriori obiettivi di taglio delle emissioni serra.[3]

Premessa modifica

L'idea che le attività umane siano probabilmente responsabili della maggior parte dell'incremento della temperatura globale ("riscaldamento globale") avvenuto dalla metà del XX secolo rispecchia l'attuale pensiero scientifico.[4][5] Ci si aspetta che il riscaldamento causato dall'uomo continui per tutto il XXI secolo e oltre.[5]

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), nel 2007 ha stilato delle proiezioni su come potrebbe essere il futuro incremento della temperatura globale.[6] Le proiezioni dell'IPCC sono stilate assumendo che non ci sia nessuno sforzo per la riduzione dell'emissione di gas serra e coprono un periodo che va dall'inizio del XXI secolo fino alla fine del XXI secolo.[6][7] Sulla base del giudizio di esperti, l'IPCC ha stimato una probabilità del 66% di un aumento delle temperature compreso fra 1,1 e 6,4 °C.[6]

La variabilità delle proiezioni è dovuta in parte a diverse proiezioni relative alle future emissioni di gas serra.[8] Scenari differenti sono basati su differenti possibili sviluppi sociali ed economici (ad esempio crescita economica, sviluppi demografici e politiche energetiche) che potrebbero influenzare le future emissioni di gas serra.[8] Riflette inoltre le incertezze sugli effetti sul clima delle emissioni passate e future.[8]

Cronologia modifica

Durante la conferenza dell'ONU sull'ambiente e lo sviluppo che si è tenuta a Rio de Janeiro nel 1992 (Summit della Terra) viene stilata la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

  • 1995: I partecipanti all'UNFCCC s'incontrano a Berlino (COP1) per definire i principali obiettivi riguardo alle emissioni.
  • 1997: A dicembre gli aderenti definiscono il protocollo a Kyoto, in Giappone, dove si accordano in linea generale sugli obiettivi di emissioni.[9]
  • 2004: Russia e Canada ratificano il Protocollo di Kyoto all'UNFCCC e il trattato entra in vigore il 16 febbraio 2005.
  • 2011: Il Canada è la prima nazione a uscire dal Protocollo.[10]
  • 2012: Il 31 dicembre 2012 è scaduto il primo periodo d'impegno previsto dal protocollo.[11]

Termini e condizioni modifica

Il trattato prevede l'obbligo di operare una riduzione delle emissioni di elementi di inquinamento (diossido di carbonio e altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore all'8,65% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 – considerato come anno base – nel periodo 2008-2012.[12]

Premesso che l'atmosfera terrestre contiene 3 milioni di megatonnellate (Mt) di CO, il protocollo prevede che i Paesi industrializzati riducano del 5% le proprie emissioni di questi gas. Le attività umane immettono 6 000 Mt di CO all'anno, di cui 3 000 dai Paesi industrializzati e 3 000 da quelli in via di sviluppo; per cui, con il protocollo di Kyoto, se ne dovrebbero immettere 5 850 ogni anno anziché 6 000, su un totale di 3 milioni.

Nel 2022, 175 Paesi e un'organizzazione di integrazione economica regionale (EEC) hanno ratificato il protocollo o hanno avviato le procedure per la ratifica. Questi Paesi contribuiscono per il 61,6% alle emissioni globali di gas serra.[13]

Il protocollo di Kyoto prevede inoltre, per i Paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:

  • Clean Development Mechanism (CDM): consente ai Paesi industrializzati e a economia in transizione di realizzare progetti nei Paesi in via di sviluppo, che producano benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo economico e sociale dei Paesi ospiti e nello stesso tempo generino crediti di emissione (CER) per i Paesi che promuovono gli interventi.[14]
  • Joint Implementation (JI): consente ai Paesi industrializzati e a economia in transizione di realizzare progetti per la riduzione delle emissioni di gas serra in un altro paese dello stesso gruppo e di utilizzare i crediti derivanti, congiuntamente con il paese ospite.[15]
  • Emissions Trading (ET): consente lo scambio di crediti di emissione tra Paesi industrializzati e a economia in transizione; un paese che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al proprio obiettivo può così cedere (ricorrendo all'ET) tali "crediti" a un paese che, al contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas serra.[16]

Il protocollo di Kyoto prevede il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti Meccanismi Flessibili tra cui il principale è il Meccanismo di Sviluppo Pulito. L'obiettivo dei Meccanismi Flessibili è di ridurre le emissioni al costo minimo possibile; in altre parole, a massimizzare le riduzioni ottenibili a parità di investimento.[17]

Perché il trattato potesse entrare in vigore, si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 stati firmatari e che gli stati che lo avessero ratificato producessero almeno il 55% delle emissioni inquinanti; quest'ultima condizione è stata raggiunta solo nel novembre del 2004, quando anche la Russia ha perfezionato la sua adesione.[18]

Adesione al protocollo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Nazioni firmatarie del protocollo di Kyoto.
 
Adesione al protocollo di Kyoto al febbraio 2009. In verde gli stati che hanno firmato e ratificato il trattato, in blu gli stati che lo hanno firmato ma non ancora ratificato. Gli Stati Uniti hanno firmato ma hanno poi rifiutato di ratificare il trattato.

Nel novembre 2001 si tenne la Conferenza di Marrakech, [19]settima sessione della Conferenza delle Parti. In questa sede, 40 Paesi sottoscrissero il protocollo di Kyoto. Due anni dopo, più di 120 Paesi avevano aderito al trattato, fino all'adesione e ratifica della Russia nel 2004, considerata importante poiché questo paese produce da solo il 17,6% delle emissioni[20]. I Paesi in via di sviluppo, al fine di non ostacolare la loro crescita economica frapponendovi oneri per essi particolarmente gravosi, non sono stati invitati a ridurre le loro emissioni.

Europa modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Programma europeo sul cambiamento del clima.

L'Unione europea è la principale sostenitrice internazionale, poiché essendo a un livello economico molto alto cerca il più possibile di sostenere questo protocollo.

Italia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Risparmio energetico § Italia.

Il 16 marzo 2012 è stato attuato da Corrado Clini il "Fondo rotativo per Kyoto" da 600 milioni di euro per finanziare, con tassi agevolati di interesse, gli investimenti in efficienza energetica, le energie rinnovabili, le tecnologie di cogenerazione e trigenerazione.[21][22][23] Il fondo era stato istituito dalla finanziaria 2007 del governo Prodi II, ministri Alfonso Pecoraro Scanio e Pier Luigi Bersani.[24] Grazie all'iniziativa, secondo i dati ufficiali diffusi a fine 2012, nell'anno «sono stati finanziati 588 progetti proposti da caserme, ospedali, amministrazioni locali, scuole, musei e poli industriali per complessivi 330 milioni di euro per migliorare l'efficienza energetica degli edifici pubblici».

Stati Uniti modifica

Tra i Paesi non aderenti figurano gli USA, i responsabili nel 1990 del 22,59% del totale delle emissioni di diossido di carbonio.[25] In principio, il presidente Bill Clinton, incoraggiato dal vice Al Gore aveva firmato il protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George W. Bush, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l'adesione inizialmente sottoscritta e promessa in campagna elettorale. Alcuni Stati e grandi municipalità americane, come Chicago e Los Angeles, stanno studiando la possibilità di emettere provvedimenti che permettano a livello locale di applicare il trattato. Anche se il provvedimento riguardasse solo una parte del paese, non sarebbe un evento insignificante: regioni come il New England, da sole, producono tanto diossido di carbonio quanto un grande paese industrializzato europeo come la Francia.[26]

Altri Stati modifica

Altri stati in via di sviluppo non sono tenuti a ridurre le emissioni di gas. L'Australia, che aveva firmato ma non ratificato il protocollo, lo ha ratificato il 2 dicembre 2007. L'India e la Cina, che hanno ratificato il protocollo, non sono tenute a ridurre le emissioni di anidride carbonica nel quadro del presente accordo. Cina, India e altri Paesi in via di sviluppo non hanno aderito agli obblighi del protocollo di Kyoto perché non sono stati tra i primi responsabili delle emissioni di gas serra, anche se il loro più recente periodo di industrializzazione sta aggravando oggi il cambiamento climatico.[27]

Note modifica

  1. ^ a b Il Protocollo di Kyoto, su ENAC. URL consultato il 29 ottobre 2021.
  2. ^ (EN) United Nations Treaty Collection, su treaties.un.org. URL consultato il 29 ottobre 2021.
  3. ^ estensione del protocollo, su esg360.it.
  4. ^ US National Research Council, Summary, in Climate Change Science: An Analysis of Some Key Questions, Washington, D.C., U.S.A., National Academy Press, 2001, p. 3. URL consultato l'11 febbraio 2015 (archiviato l'11 febbraio 2015).
  5. ^ a b US National Research Council, Understanding and Responding to Climate Change (PDF), Board on Atmospheric Sciences and Climate, US National Academy of Sciences, 2008, p. 2. URL consultato l'11 febbraio 2015 (archiviato il 13 dicembre 2011).
  6. ^ a b c IPCC, 3. Projected climate change and its impacts, in Core Writing Team et al. (eds.) (a cura di), Summary for Policymakers, Climate Change 2007: Synthesis Report. Contribution of Working Groups I, II and III to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), Cambridge University Press, 2007. URL consultato il 3 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2018).
  7. ^ Temperatures are measured relative to the average global temperature averaged over the years 1980-1999, with the projected change averaged over 2090–2099.
  8. ^ a b c Karl, TR, et al (a cura di), Global climate change, in Global Climate Change Impacts in the United States, 32 Avenue of the Americas, New York, NY 10013-2473, USA, Cambridge University Press, 2009, ISBN 978-0-521-14407-0 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2012).
  9. ^ definizione del protocollo (PDF), su snalsbrindisi.it.
  10. ^ Canadian government official archives, su ec.gc.ca (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2015).
  11. ^ scadenza protocollo, su esg360.it.
  12. ^ protocollo di kyoto, su mase.gov.it.
  13. ^ ratifica protocollo (PDF), su snalsbrindisi.it.
  14. ^ clean devolpment mechanism, su unfccc.int. URL consultato il 18/03/2023.
  15. ^ Joint Implementation-JI, su isprambiente.gov.it.
  16. ^ Emission Trading Internazionale (ET), su isprambiente.gov.it.
  17. ^ protocollo di kyoto, su isprambiente.gov.it.
  18. ^ stati firmatari, su sites.google.com.
  19. ^ conferenza marrakech, su certifico.com.
  20. ^ ratifica della Russia, su liceoberchet.edu.it.
  21. ^ Mariangela Martellotta, Il Fondo Rotativo di Kyoto, in Architettura Ecosostenibile, 14 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2013).
  22. ^ Circolare attuativa, ex articolo 2, comma 1, lettera s), del Decreto del 25 novembre 2008 “Disciplina delle modalità di erogazione dei finanziamenti a tasso agevolato ai sensi dell'articolo 1, comma 1110-1115, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296 – Fondo Rotativo per il finanziamento delle misure finalizzate all'attuazione del protocollo di Kyoto” (PDF), su portalecdp.cassaddpp.it (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2012).
  23. ^ Sito del fondo, su portalecdp.cassaddpp.it (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2013).
  24. ^ "Risparmio, efficienza e fonti rinnovabili" Prodi lancia il pacchetto energia, su repubblica.it, 19 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2013).
  25. ^ Annual share of global CO₂ emissions, su Our World in Data. URL consultato il 29 ottobre 2021.
  26. ^ Stati Uniti, su iniziativalaica.it.
  27. ^ gli altri stati, su cordis.europa.eu.

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