Pseudocarcinus gigas

Lo Pseudocarcinus gigas (Lamarck, 1818[1]), comunemente noto come granchio gigante della Tasmania, granchio gigante delle acque profonde, granchio gigante del sud, granchio regina o granchio toro, è una specie di granchio di grandi dimensioni, unica specie del genere Pseudocarcinus,[2] diffuso sui fondali rocciosi e fangosi nei mari al largo della costa meridionale dell'Australia.[3][4] Si tratta di uno dei più grandi artropodi viventi.

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Granchio gigante della Tasmania
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumArthropoda
SubphylumCrustacea
ClasseMalacostraca
OrdineDecapoda
SottordinePleocyemata
InfraordineBrachyura
FamigliaMenippidae
GenerePseudocarcinus
H. Milne-Edwards, 1834
SpecieP. gigas
Sinonimi

Cancer gigas (Lamarck, 1818)

Distribuzione e habitat

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Il granchio gigante della Tasmania vive sui fondali rocciosi e fangosi dei mari al largo dell'Australia meridionale, ai margini della piattaforma continentale, a profondità che vanno dai 20 agli 820 metri,[3][4] preferibilmente fra i 110 e 180 metri nella stagione estiva e fra i 190 e 400 metri in quella invernale.

 
Litografia di un Pseudocarcinus gigas maschio.

Descrizione

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Il granchio gigante della Tasmania è uno dei granchi più grandi del mondo, potendo raggiungere una massa di 16,6 kg e una larghezza del carapace di 46 cm, superato nel peso solo dal granchio gigante giapponese (Macrocheira kaempferi).[5] I maschi possono raggiungere più del doppio delle dimensioni delle femmine, che non superano i 7 kg, e possiedono una chela di dimensioni normali e una sovradimensionata (che può avere una lunghezza maggiore della larghezza del carapace[5]), mentre entrambe le chele sono di dimensioni normali nelle femmine. Questo granchio è prevalentemente giallo-biancastro inferiormente e rosso superiormente; le punte delle chele sono nere.[6] I piccoli individui sono macchiati di giallo e rosso sopra.[5]

 
Granchio gigante della Tasmania in una vasca dell'Acquario di Sydney, in Australia.

Comportamento

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I granchi giganti della Tasmania si nutrono di carcasse e di specie che si muovono lentamente, tra cui gasteropodi, crostacei ( anomura e brachyura) e stelle marine, senza escludere il cannibalismo.[4] Si riproducono nei mesi di giugno e luglio, con la femmina che trasporta da 0,5 a 2 milioni di uova per circa quattro mesi. Dopo la schiusa, le larve planctoniche vengono trasportate dalle correnti per circa due mesi prima di depositarsi sul fondo.[5] La specie è longeva e cresce lentamente con i giovani che mutano il carapace ogni tre-quattro anni e le femmine adulte circa una volta ogni nove anni.[5] Ciò limita notevolmente la frequenza riproduttiva, poiché l'accoppiamento è possibile solo nel periodo immediatamente successivo alla muta del vecchio carapace, quando il nuovo è ancora morbido.

Il granchio gigante della Tasmania viene pescato a fini commerciali nelle acque della Tasmania dal 1992, con una taglia minima stabilita dalle leggi australiane a partire dal 1993. La pesca avviene tipicamente con nasse a profondità maggiori di 140 metri. Essendo una specie molto longeva e dalla crescita lenta, il granchio gigante della Tasmania è vulnerabile alla pesca eccessiva.[7]

  1. ^ (EN) WoRMS - World Register of Marine Species - Pseudocarcinus gigas (Lamarck, 1818), su marinespecies.org. URL consultato il 12 giugno 2024.
  2. ^ (EN) Peter K.L. Ng, Daniele Guinot e Peter J.F. Davie, Systema Brachyurorum: Part I. An annotated checklist of extant brachyuran crabs of the world, in The raffles bulletin of zoology, vol. 17, n. 1, 2008, pp. 1-286.
  3. ^ a b (EN) Pseudocarcinus gigas, Tasmanian giant crab, su sealifebase.se. URL consultato il 12 giugno 2024.
  4. ^ a b c (EN) A.H. Levings e P.C. Gill, Seasonal Winds Drive Water Temperature Cycle and Migration Patterns of Southern Australian Giant Crab Pseudocarcinus gigas, Alaska Sea Grant, University of Alaska Fairbanks, 27 aprile 2011, pp. 461–478, DOI:10.4027/bmecpcc.2010.09. URL consultato il 12 giugno 2024.
  5. ^ a b c d e (EN) Gary C. B. Poore, Marine decapod crustacea of southern Australia: a guide to identification, Csiro, 2004, ISBN 978-0-643-06906-0.
  6. ^ Encyclopedia of marine animals, Blandford, 1991, ISBN 978-0-7137-2289-5.
  7. ^ (EN) D. R. Currie e T. W. Ward, South Australian giant crab (Pseudocarcinus gigas) fishery (PDF), in Fisheries Assessment Report to the Department of Primary Industries and Resources, South Australia. SARDI Aquatic Sciences, Adelaide, 2005.

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