Puro e disposto a salire a le stelle
Puro e disposto a salire a le stelle (Purgatorio, XXXIII, v. 144) è l'ultimo verso del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b7/Pur_33.jpg/220px-Pur_33.jpg)
Dopo aver scalato la montagna del Purgatorio ed essersi immerso nei fiumi Lete ed Eunoè per dimenticare il concetto del peccato e ravvivare in sé la memoria del bene compiuto, il pensiero di Dante, che paragona se stesso a una pianta nuova con nuova fronda (quindi un uomo diverso da quello che era prima), è oramai uno solo: rinnovare l'anima, non lasciarvi più altra orma che quella del bene e aprirle così la via del cielo.[1] Il poeta è quindi pronto a salire al Paradiso per contemplare la beatitudine e la grazia di Dio.
Le stelle, osserva Attilio Momigliano,[2] sono la meta di Dante e per questo motivo ricorrono nel verso finale di ogni cantica della Divina Commedia: una rispondenza che «non è pura simmetria, ma espressione del motivo ideale che corre attraverso il poema e lo innalza costantemente verso la meta». Con questo verso, Dante racchiude il significato dell'intera opera, di Dio, dell'universo, del fatto che l'amore è il meccanismo del mondo e di tutta la vita.