Ritratto di Ferdinando IV

Dipinto di Anton Raphael Mengs

Il Ritratto di Ferdinando IV è un dipinto olio su tela di Anton Raphael Mengs, realizzato nel 1759 e conservato all'interno del Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli.

Ritratto di Ferdinando IV
AutoreAnton Raphael Mengs
Data1759
Tecnicaolio su tela
Dimensioni180×126 cm
UbicazioneMuseo nazionale di Capodimonte, Napoli

Storia e descrizione modifica

Il dipinto è stato commissionato a Anton Raphael Mengs dalla regina Maria Amalia di Sassonia per celebrare l'ascesa al trono del regno di Napoli del figlio Ferdinando I delle Due Sicilie, a soli otto anni, a seguito dell'abdicazione del padre Carlo III, destinato a diventare il nuovo sovrano di Spagna[1]: si tratta quindi del primo ritratto ufficiale del nuovo re, di cui esiste una copia, sempre dello stesso artista, datata 1760 e conservata al Museo del Prado di Madrid; quella conservato al museo di Capodimonte, nella sala 33 dell'Appartamento Reale della reggia di Capodimonte[2], risulta però essere di fattura e qualità pittorica migliore[1].

Anton Raphael Mengs inizia la realizzazione dell'abbozzo nell'ottobre del 1759 per terminarlo circa un mese dopo, suscitando i commenti poco positivi degli altri artisti di corte come Luigi Vanvitelli, Giuseppe Bonito e Francesco Liani, mossi però più che altro dall'invidia nella preferenza accordata al pittore tedesco[1]: in realtà la tela risulta essere nell'insieme convincente, rispondente alle richieste di un perfetto ritratto di stato celebrativo[3], con il giovane sovrano posto in primo piano, con indosso le insegne reali messe bene in evidenza[4], e recante in mano lo scettro che poggia su una console, leggermente più arretrata, ma quasi della sua stessa altezza; in secondo piano la poltrona, su cui è poggiata alla rinfusa, ma scelta voluta di proposito, il manto reale[1].

Note modifica

  1. ^ a b c d Touring Club Italiano, p. 168.
  2. ^ Touring Club Italiano, pp. 166-168.
  3. ^ Descrizione del dipinto [collegamento interrotto], su Cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 29 gennaio 2015.
  4. ^ Sapio, p. 135.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica