Rubaʿiyyat
Col vocabolo di origine araba Rubāʿiyyāt (in persiano رباعیات, lett. "Quartine") s'indicano normalmente le quartine in lingua persiana con cui sono stati composti alcuni componimenti poetici, anche se il termine - secondo la spiegazione data nel XIII secolo da Shams al-Dīn Muḥammad b. Qays Rāzī nel suo lavoro, scritto in arabo, sulla poesia persiana e la metrica, intitolato al-Muʿjam fī maʿāyīr aʿshar al-ʿajam[1] - ha in realtà a che vedere con la struttura metrica dei versi, riferiti alle quattro parti del metro arabo definito ʿarūḍ (in arabo ﻋﺮﻮﺽ? o hazaj in arabo ﻫﺰﺝ?).
Le più famose Quartine sono quelle create dal matematico e astronomo persiano ʿUmar Khayyām, liberamente ma fascinosamente "tradotte" da Edward Fitzgerald nel XIX secolo e fatte circolare in tutto il mondo occidentale europeo e americano ma molto apprezzate sono anche le Rubāʿiyyāt che, nel senso più corrivo, sono state composte da Abū Naṣr al-Sarrāj (m. 988) o da mistici quali Jalal al-Din Rumi o Ibn al-Fāriḍ (m. 1235), senza dimenticare numerosi altri autori quali Ibn Ḥajar al-ʿAsqalānī.
Il genere ha mantenuto una sua attualità anche in età contemporanea ed è stato usato da vari poeti arabi come gli egiziani ʿAlī Maḥmūd Ṭāhā (1901-1949) e ʿAbbās Maḥmūd al-ʿAqqād (1889-1964) o il palestinese Maḥmūd Darwīsh (1942-2008).
Note
modificaBibliografia
modifica- Alessandro Bausani, "La quartina", in: Storia della letteratura persiana, Milano, Nuova Accademia Editrice, 1960, pp. 527-78
- Lemma «Rubāʿī (pl. Rubāʿiyyāt)» (W. Stoetzer), su: The Encyclopaedia of Islam