Chiesa di San Gregorio della Divina Pietà

chiesa di Roma, situata al Ghetto
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San Gregorio della Divina Pietà è una piccola chiesa di Roma che si trova nel Rione Sant'Angelo, vicino alla Sinagoga: è detta anche San Gregorio al Ponte Quattro Capi o Pons Judaeorum, per la vicinanza col ponte omonimo, o anche San Gregorietto ai Quattro Capi.

Chiesa di San Gregorio della Divina Pietà
La Chiesa di San Gregorio della Divina Pietà
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
Indirizzopiazza Monte Savello, 9 - Roma
Coordinate41°53′29.04″N 12°28′43.68″E / 41.8914°N 12.4788°E41.8914; 12.4788
Religionecattolica
Titolaresan Gregorio Magno
Diocesi Roma
ArchitettoFilippo Barigioni
Stile architettonicobarocco

Storia e descrizione modifica

La sua origine è antichissima, ma non se ne ha nozione esatta che nel 1403.

Fu edificata sulle case della gens Anicia, e più tardi fu chiamata Frangipane e dedicata a san Gregorio perché nelle vicinanze il padre del santo possedeva una casa.

Nel 1729 la chiesa fu restaurata su progetti di Filippo Barigioni, per incarico di papa Benedetto XIII Orsini di Gravina e data alla Congregazione degli Operai della Divina Pietà, da cui il nome [1]; è ancora presente, sul lato destro della chiesa, l'elemosiniera originaria. Andrea Casali vi dipinse San Filippo Neri in estasi e due ovali raffiguranti santi francescani.

Nel 1858 fu restaurata nuovamente e vi fu apposta sulla facciata un'iscrizione bilingue, ebraica e latina, con un passo della Bibbia.

 
Iscrizione bilingue sulla porta della chiesa di San Gregorio della Divina Pietà

È famosa perché vi erano tenute le prediche obbligatorie che venivano imposte, durante il regno Pontificio, agli ebrei, prediche ricordate in una scena del film Nell'anno del Signore di Luigi Magni. Di quest'uso fa memoria la doppia iscrizione, in latino e in ebraico, posta sull'architrave della porta[2].

Note modifica

 
L'elemosiniera per le povere onorate famiglie vergognose
  1. ^ La Congregazione degli Operai della Divina Pietà era una delle numerosissime congreghe romane dedite alla beneficenza, approvata da Innocenzo XI nel 1680; missione della congregazione era l'assistenza a famiglie di buona condizione cadute in disgrazia, attività che veniva condotta con grande discrezione e pare essere ancora viva, stando almeno alla scheda del Vicariato di Roma Archiviato il 18 gennaio 2015 in Internet Archive., che la indica presieduta da un monsignore quasi centenario ma portatore di uno dei più antichi nomi marchionali romani, e anche alla scheda della Regione Lazio Archiviato il 18 gennaio 2015 in Internet Archive., che ne riconferma la ragione sociale nella distribuzione di "Sussidi alle persone nobili e civili dimoranti in Roma".
  2. ^ L'iscrizione è ricordata da Gregorovius nel suo saggio del 1853 Il Ghetto e gli Ebrei in Roma:
    "Si possono leggere ancora oggidì sulla fronte di una chiesa la quale sorge in faccia al Ghetto, presso il ponte Quattro Capi, e dove sta dipinta una crocifissione, scritte in ebraico ed in latino le parole del secondo versetto del capitolo sessantesimo quinto d'Isaia: «Io stendo tutto il giorno la mia mano ad un popolo disobidiente, il quale batte una via la quale non è la retta.» E questa esortazione a' suoi antichi correligionari, fu opera zelante di un Ebreo convertito, il quale fece eseguire la pittura coll'iscrizione."

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